È via libera ai click day di febbraio, del 5, 7 e 12 rispettivamente. Ma i controlli preventivi che erano stati promessi dal Governo, per stanare i ‘furbetti’ e i datori di lavoro collusi, non sono mai arrivati. Così sono saltate le verifiche dell’Agenzia delle Entrate e dell’Ispettorato nazionale del lavoro, motivo per cui le 165 mila domande precaricate arrivate a novembre verranno confermate in blocco. E dire che a ottobre era stato emanato un decreto con “disposizioni urgenti in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri”. Ma sembra che l’esecutivo non riesca a sottostare neanche alle proprie leggi. Vediamo i dettagli.
Click Day, saltano i controlli preventivi
Quello che Meloni e colleghi avevano promesso era un triplice controllo preventivo: a livello di polizia, di Agenzia delle Entrate e infine di Ispettorato nazionale del lavoro. Doveva essere la chiave per mettere nel sacco i ‘furbetti’ del click day, cioè le finte imprese e i datori di lavoro che prenotano lavoratori stranieri, in cambio di denaro, e poi non li contrattualizzano. Ma come spesso accade con questo Governo, le promesse sono risultate vuote.Su un totale 165 mila domande precaricate, presentate dal 1° al 30 novembre 2024, sono state zero quelle sottoposte al fantomatico triplice controllo. Quindi nei tre click day di febbraio, basterà spingere un pulsante per vedere confermata la propria richiesta. Questo perché il Ministero dell’Interno, che si occupava di gestire il portale Ali sul quale sono state presentate le domande, ha svolto le consuete indagini di polizia ma non è andato oltre. Ovvero non ha condiviso la lista filtrata né con l’Agenzia delle Entrate (per eventuali verifiche finanziarie), né tantomeno con l’Ispettorato del lavoro (per le verifiche di regolarità contributiva). E adesso il rischio è quello di una valanga di verifiche a posteriori, che il personale AdE e quello dell’Ispettorato non sarebbero in grado di gestire.
Il decreto 145 e le promesse della Premier
Eppure era stato Palazzo Chigi, con il decreto 145 dell’11 ottobre 2024, ad assicurare un triplice stretta sui controlli preventivi. “Dal primo dicembre 2024”, si leggeva all’articolo 2, “l’Ispettorato nazionale del lavoro, in collaborazione con l’Agenzia delle entrate e, relativamente al settore agricolo, con l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, esegue le verifiche di osservanza delle disposizioni del contratto collettivo nazionale di lavoro e le verifiche di congruità del numero delle richieste presentate”. Il tutto per evitare che presunti datori collusi, magari con 20mila euro di reddito, finissero per richiedere impunemente anche 20 o 30 lavoratori.
E anche Giorgia Meloni aveva denunciato la situazione, promettendo il pugno di ferro. “La criminalità organizzata si è infiltrata nelle gestione delle domande”, aveva dichiarato il 4 giugno scorso, “e i ‘decreti flussi’ sono utilizzati come meccanismo per consentire l’accesso in Italia, per via formalmente legale e priva di rischi, a persone che non ne avrebbero avuto diritto: verosimilmente dietro pagamento di somme di denaro, fino a 15 mila euro per pratica”. Da qui la dichiarazione roboante: “Fermeremo la frode come abbiamo fatto col Superbonus e il Reddito di cittadinanza”.
A conti fatti, però, la frode non è stata fermata. Si è preferito come sempre usare slogan grandiosi. Presentare l’ordine e la sicurezza come marchi di fabbrica di questo Governo. E oggi ci ritroviamo con 165mila domande precaricate per 191mila posti previsti. Nessuna delle domande è stata sottoposta a triplice controllo. Tutti gli eventuali ‘furbetti’ avranno il via libera per continuare a delinquere. Se questa è giustizia, qualcuno dovrebbe spiegarci il perché.
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