La crisi del sistema dei concorsi docenti in Italia si è intensificata negli ultimi anni, evidenziando le problematiche strutturali che affliggono i concorsi pubblici. Con il recente rinvio della validità delle graduatorie di merito, prevista inizialmente per agosto ma spostata a dicembre come provvedimento d’emergenza, il quadro appare sempre più complesso. L’impossibilità di assicurare un flusso regolare di assunzioni sta compromettendo la stabilità del sistema scolastico, e diverse soluzioni vengono messe in campo per affrontare questo problema.
Perché il sistema dei concorsi docenti è in crisi?
Il reclutamento tramite concorsi pubblici, tradizionalmente utilizzato in Italia per garantire la trasparenza e la meritocrazia nell’accesso alle cariche pubbliche, sta affrontando notevoli difficoltà. Le procedure risultano lente e spesso inefficaci nel rispondere tempestivamente alle esigenze del sistema scolastico. Le graduatorie di merito dei concorsi docenti, fondamentali per stabilire l’idoneità dei candidati, rischiano di perdere validità prima di essere utilizzate, generando così un ulteriore stallo nell’assunzione di nuovi docenti.
L’emergenza precariato si è acuita: molti insegnanti, pur avendo superato le prove concorsuali, non riescono a ottenere un incarico stabile. Questo rallenta il ricambio generazionale e ostacola la creazione di una forza lavoro stabile ed efficiente nelle scuole italiane.
La proposta di Antonello Giannelli: chiamata diretta dei docenti
In questo contesto, il presidente dell’ANP (Associazione Nazionale Presidi), Antonello Giannelli, ha rilanciato una proposta che aveva già suscitato dibattito in passato: la chiamata diretta dei docenti. Secondo Giannelli, questo modello è già utilizzato con successo in vari Paesi europei, tra cui Inghilterra, Germania, Belgio e Finlandia, dove le scuole hanno maggiore autonomia nel reclutamento del personale.
Nella sua proposta, Giannelli specifica che la chiamata diretta non sarebbe affidata ai dirigenti scolastici, bensì al comitato di valutazione, organo già presente in ogni istituzione scolastica. Questo comitato, secondo l’idea, sarebbe incaricato di selezionare i docenti al termine dell’anno di prova, garantendo una valutazione basata sulle competenze e sull’effettivo operato. Il vantaggio, secondo Giannelli, sarebbe una stabilizzazione rapida e semplice del corpo docente, riducendo drasticamente il precariato.
La chiamata diretta è una soluzione efficace?
Tuttavia, la proposta di Giannelli non è nuova e ha già trovato forti opposizioni. La Flc-Cgil, il principale sindacato della scuola, aveva già criticato duramente l’idea l’anno scorso, sostenendo che essa riproporrebbe l’esperienza fallimentare della chiamata diretta prevista dalla Legge 107/2015. Secondo la Flc-Cgil, il modello di reclutamento diretto da parte dei dirigenti scolastici si era già dimostrato inefficace e dannoso per il sistema scolastico, alimentando conflitti interni e peggiorando le condizioni di lavoro.
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Un ulteriore ostacolo alla chiamata diretta è di natura costituzionale. L’articolo 97 della Costituzione italiana prevede infatti che nelle pubbliche amministrazioni si acceda tramite concorso, garantendo così trasparenza e imparzialità nel processo di selezione. Il rischio è che una chiamata diretta dei docenti possa essere vista come una violazione di questo principio fondamentale.
Il secondo canale di reclutamento: una via percorribile?
Accanto alla proposta di Giannelli, un’altra soluzione emerge nel dibattito: il secondo canale di reclutamento, recentemente supportato anche dalla CISL-scuola. Questa opzione prevederebbe l’apertura di un canale riservato a quei candidati che hanno superato le prove dei concorsi docenti ma non sono riusciti a entrare nella graduatoria finale. Inoltre, si potrebbe dare priorità a chi ha maturato una significativa anzianità di servizio, riconoscendo le competenze acquisite sul campo.
Il vantaggio di questa soluzione è che rispetterebbe il dettato costituzionale, poiché tutti i candidati avrebbero comunque affrontato e superato una selezione pubblica. Al contempo, si darebbe una risposta concreta al problema del precariato, permettendo l’inserimento stabile di quei docenti che hanno già dimostrato competenza e professionalità in anni di servizio nelle scuole.
Secondo canale o concorsi tradizionali: quale soluzione è più efficace?
Il secondo canale rappresenta una via intermedia tra il modello della chiamata diretta e i tradizionali concorsi pubblici. Pur mantenendo la selezione tramite concorsi docenti come principio di base, offre una maggiore flessibilità nel reclutamento, consentendo alle scuole di coprire le posizioni vacanti con docenti già formati e con esperienza.
In un momento di grave crisi per il reclutamento dei docenti, questa potrebbe essere una soluzione in grado di soddisfare le esigenze di stabilità e continuità didattica, senza rinunciare ai principi di meritocrazia e trasparenza.