Non è un periodo facile per l’Università per Stranieri di Perugia, alle prese con numerosi procedimenti legali che ne minano l’immagine e la fiducia del pubblico. Tra le accuse spicca la presunta corruzione all’interno delle selezioni accademiche: un caso di presunti concorsi truccati che ha portato l’ateneo a costituirsi parte civile contro l’ex rettrice Giuliana Grego Bolli e altri quattro docenti, accusati di aver favorito nomine interne violando i doveri d’ufficio. A schierarsi al fianco dell’università, nel processo aperto davanti al giudice Natalia Giubilei, anche Cittadinanzattiva Umbria e una candidata penalizzata dai presunti favoritismi.
Come sarebbero stati pilotati i concorsi truccati?
Secondo la Procura di Perugia, gli indagati avrebbero agito in concerto per “scambiarsi reciproche utilità”, favorendo specifiche nomine. In base alla ricostruzione degli inquirenti, alcuni concorsi sarebbero stati organizzati per garantire l’assunzione di candidati “sponsorizzati”, spesso in assenza di reali valutazioni di merito.
In particolare, la professoressa Stefania Spina avrebbe ottenuto l’abilitazione come docente di prima fascia senza una valutazione effettiva e, poco dopo, avrebbe vinto un concorso per una cattedra. Gli inquirenti sostengono inoltre che altre procedure, tra cui concorsi per ricercatore, sarebbero state pilotate con un metodo simile per garantire il successo di candidati specifici, in alcuni casi persino concordando la composizione della commissione esaminatrice.
Gli imputati e le accuse di corruzione
Il caso coinvolge, oltre all’ex rettrice Grego Bolli, anche Stefania Spina, Paolo Di Giovine (presidente della Commissione per l’abilitazione scientifica nazionale e docente), Daniele Piccini (ex direttore del dipartimento di Scienze umane e sociali), e Federica Annamaria Venier, anche lei docente all’università per Stranieri di Perugia. I reati contestati sono principalmente corruzione per atti contrari all’ufficio e abuso di potere. Secondo le indagini, gli imputati avrebbero utilizzato le loro posizioni per scambiare favori e promozioni accademiche in violazione dei doveri d’ufficio, creando un sistema di vantaggi reciproci per consolidare posizioni e carriere di alcuni membri interni.
L’intervento dell’università e delle parti civili
A questo punto del processo, il ruolo dell’università come parte civile è un chiaro tentativo di prendere le distanze dagli eventi e tutelare l’integrità dell’istituzione. Cittadinanzattiva Umbria, associazione nota per la sua lotta a favore dei diritti e della trasparenza, ha affiancato l’università in questa battaglia legale, sostenendo il valore della meritocrazia all’interno delle selezioni pubbliche e chiedendo giustizia per i candidati ingiustamente penalizzati.
A rendere ancora più rilevante il caso, una delle candidate escluse ingiustamente si è unita alle parti civili, denunciando l’alterazione delle selezioni che l’hanno vista sconfitta. Questo rafforza il profilo etico del processo, che mira a contrastare un sistema di favori che danneggia non solo il prestigio accademico, ma anche i diritti di chi si affida a procedure trasparenti per concorrere a ruoli pubblici.
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Le reazioni dell’opinione pubblica e il ruolo della giustizia
La vicenda dei concorsi truccati ha sollevato un’ondata di indignazione nell’opinione pubblica e nei media, ponendo sotto la lente di ingrandimento l’intero sistema di selezione accademica. Il rischio è che, oltre ai danni reputazionali per l’università, queste vicende possano scoraggiare candidati talentuosi che aspirano a diventare docenti in Italia.
L’intervento della giustizia mira a riportare equità e trasparenza, evidenziando la necessità di vigilanza nelle selezioni pubbliche. I legali di difesa degli imputati, tra cui David Brunelli e Cristina Tripodo, contestano le accuse, argomentando l’assenza di prove concrete di favoritismi. Tuttavia, la Procura di Perugia insiste sull’importanza del rispetto dei criteri meritocratici per garantire l’integrità della sfera pubblica e accademica.