Il congedo matrimoniale INPS è regolamentato dal Decreto Legislativo 151 del 26 marzo 2001 e si applica a tutti i lavoratori dipendenti, sia a tempo indeterminato che a tempo determinato, che abbiano convolato a nozze. Anche i lavoratori a domicilio e gli apprendisti hanno diritto a usufruire di questo tipo di congedo. La durata massima del congedo matrimoniale è di 15 giorni lavorativi consecutivi retribuiti da fruire entro il termine di 6 mesi dalla data del matrimonio. Ma vediamo nel dettaglio cos’è e come funziona.
Come funziona il congedo matrimoniale
Il congedo matrimoniale INPS rappresenta un importante diritto per i lavoratori italiani e permette loro di vivere appieno uno dei momenti più significativi della propria vita, senza l’onere di recarsi al lavoro per 15 giorni consecutivi e mantenendo comunque il diritto alla retribuzione. Questo beneficio si estende a tutte le forme di unione civile, offrendo a tutti i lavoratori la possibilità di richiederlo.
Questa forma di congedo è entrata ufficialmente in atto nel 1937, quando alcune categorie di lavoratori impiegatizi hanno iniziato a beneficiare di tale diritto. Successivamente, gli operai e tutte le altre categorie di lavoratori subordinati hanno ottenuto la possibilità di richiedere il congedo matrimoniale.
Conosciuto anche come “licenza matrimoniale” o “ferie matrimoniali“, questo diritto permette ai lavoratori di godere della tanto desiderata “luna di miele” o di prendersi qualche giorno di riposo in occasione del matrimonio. La durata del congedo è fissata, come detto, a 15 giorni lavorativi ed è un periodo retribuito durante il quale il lavoratore non dovrà svolgere il proprio lavoro.
Per ottenere il congedo matrimoniale, è necessario presentare una domanda al datore di lavoro almeno 6 giorni prima della cerimonia, salvo eccezioni. Inoltre, al ritorno dal viaggio di nozze o dopo aver fruito del periodo di congedo, il lavoratore deve consegnare al datore di lavoro il certificato di matrimonio entro 60 giorni dalla data del matrimonio.
Richiesta congedo matrimoniale
Per ottenere il congedo matrimoniale inps, i dipendenti devono presentare la richiesta con un congruo anticipo, rispettando il preavviso stabilito dalla legge. Di solito, il dipendente deve avvisare le risorse umane o il datore di lavoro almeno sei giorni prima della data delle nozze.
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Nella pratica, molti lavoratori avvisano molto prima dei sei giorni previsti, sia per evitare possibili richieste da parte del datore di lavoro di posticipare il congedo, sia per non creare problemi organizzativi all’azienda.
Congedo matrimoniale posticipato
In linea generale il datore di lavoro non ha il diritto di negare il congedo ai dipendenti. Tuttavia, in caso di reali esigenze produttive, ha la facoltà di posticipare il congedo fino a un massimo di 30 giorni successivi alla data delle nozze. Questa possibilità è valida solo se il datore di lavoro ha deciso di avvalersi della prestazione dell’INPS per coprire una parte del congedo.
Se invece l’intera retribuzione del congedo è a carico del datore, allora può accordarsi liberamente con il lavoratore e, se necessario, spostare il congedo anche oltre i 30 giorni dalla data del matrimonio, trovando un accordo che sia compatibile con le esigenze dell’azienda e del dipendente.
A chi spetta il congedo matrimoniale
Il congedo matrimoniale oggi spetta a tutte le principali categorie di lavoratori subordinati, inclusi:
- Lavoratori a domicilio
- Gli apprendisti
Questo significa che i lavoratori con contratto a tempo indeterminato, sia a tempo pieno che a tempo parziale, hanno diritto allo stesso numero di giorni di congedo. Tuttavia, gli unici lavoratori esclusi da questa regola sono coloro che si trovano in prova.
Durante il corso della carriera lavorativa, un dipendente potrebbe trovarsi a sposarsi più volte a causa di divorzi o morte del coniuge. In questi casi, il lavoratore ha comunque il diritto di usufruire del congedo matrimoniale quando decide di sposarsi nuovamente.
Quando non si può richiedere il congedo matrimoniale
Entrambi i futuri coniugi, che sono lavoratori dipendenti, hanno diritto di richiedere il congedo matrimoniale. Questo diritto si estende anche ai lavoratori a tempo determinato e a coloro che si sposano per la seconda volta, a condizione che siano vedovi o divorziati. L’importante requisito è che il matrimonio venga effettuato attraverso una cerimonia civile.
Inoltre, con l’entrata in vigore della Legge Cirinnà, il diritto al congedo matrimoniale è stato esteso anche alle coppie omosessuali che si sono unite civilmente.
Tuttavia, ci sono alcune situazioni in cui i lavoratori non possono beneficiare del congedo matrimoniale:
- Se il lavoratore è stato assunto da meno di una settimana: in questo caso, il dipendente non ha ancora maturato il diritto al congedo matrimoniale, in quanto il periodo di lavoro è troppo breve.
- Nel caso in cui il lavoratore è ancora in periodo di prova: i dipendenti in fase di prova non possono usufruire del congedo matrimoniale poiché il rapporto di lavoro non è ancora stabile e consolidato.
- Se il matrimonio è solo religioso, senza validità civile: per avere diritto al congedo matrimoniale, il matrimonio deve essere regolarmente registrato con una cerimonia civile, un’unione civile o un matrimonio concordatario.
- Non avere la residenza in Italia: per i lavoratori extracomunitari, è necessario risultare regolarmente residenti in Italia da prima del matrimonio per poter beneficiare del congedo matrimoniale.
Da quando partono i 15 giorni di congedo matrimoniale INPS?
Il congedo matrimoniale offre al lavoratore la flessibilità di decidere quando usufruirne, senza essere necessariamente legato al periodo delle nozze. Il dipendente ha la facoltà di scegliere il momento più opportuno per prendere i 15 giorni di permesso.
In linea generale, diversi Contratti Collettivi Nazionali del Lavoro (CCNL) prevedono che il congedo possa essere richiesto e fruito a partire dai tre giorni antecedenti alle nozze. Questo significa che il lavoratore può decidere di iniziare il congedo fino a tre giorni prima della data del matrimonio.
È importante tenere presente che il periodo di congedo matrimoniale non può essere frazionato. Il lavoratore dovrà prendere i 15 giorni di permesso in un’unica soluzione, senza poterli suddividere in periodi diversi.
Per calcolare la durata effettiva del congedo bisogna conteggiare 15 giorni consecutivi, includendo anche le festività e tutti i giorni non lavorativi che ricadono nel periodo di tempo concesso. Ad esempio, se il congedo inizia il giorno prima di una festività, il giorno festivo sarà incluso nei 15 giorni di permesso.
Chi paga il congedo matrimoniale INPS?
Il congedo matrimoniale non viene completamente coperto dall’INPS, ma solo una parte di esso. L’INPS provvede a coprire 7 giorni del congedo matrimoniale mediante un assegno specifico. Per poter usufruire di questo assegno, ci sono alcune condizioni da rispettare:
- Il rapporto di lavoro: deve essere operativo da almeno una settimana prima della richiesta del congedo matrimoniale.
- La richiesta di congedo: deve essere presentata entro 30 giorni dalla data del matrimonio o dell’unione civile.
Tuttavia, ci sono alcuni settori in cui il datore di lavoro non può godere dell’aiuto economico dell’INPS per il congedo matrimoniale. Questi settori includono:
- commercio;
- credito;
- assicurazioni.
In tali casi, la retribuzione durante il congedo matrimoniale sarà interamente a carico del datore di lavoro. Indipendentemente dal settore, è comunque necessario richiedere ai dipendenti il certificato di matrimonio, poiché è un documento indispensabile per accedere alla misura dell’INPS o per la gestione interna della retribuzione durante il periodo di assenza.
Durante il periodo di congedo matrimoniale, il dipendente matura normalmente i diritti che gli spettano, come le ferie, l’anzianità di servizio, i permessi retribuiti e riceve la tredicesima mensilità e il trattamento di fine rapporto (TFR) come se fosse in servizio attivo.
Quanto paga l’INPS per il congedo matrimoniale?
Il congedo matrimoniale è considerato un’assenza giustificata e generalmente, durante questo periodo, il lavoratore ha diritto alla retribuzione completa. Tuttavia, ci sono differenze nel trattamento tra impiegati e operai:
- Per gli impiegati: durante il congedo matrimoniale, l’impiegato è considerato in attività di servizio a tutti gli effetti e ha diritto alla sua normale retribuzione. In questo caso, l’onere del pagamento del congedo matrimoniale è a carico del datore di lavoro.
- Per gli operai: per gli operai delle aziende industriali, artigiane e cooperative, è previsto un assegno per congedo matrimoniale che è a carico della Cassa unica per gli assegni familiari dell’INPS, a condizione che il congedo venga effettivamente fruito. L’assegno per congedo matrimoniale viene conteggiato ai fini del calcolo del trattamento di fine rapporto (TFR) e la retribuzione ricevuta durante il congedo contribuisce alla maturazione delle ferie e della tredicesima mensilità.
L’assegno per congedo matrimoniale INPS spetta anche ad apprendisti, lavoratori a domicilio e marittimi di bassa forza dipendenti da aziende industriali, artigiane e cooperative. Inoltre, può essere richiesto dai lavoratori disoccupati che abbiano lavorato per almeno 15 giorni nei 90 giorni precedenti il matrimonio e dai lavoratori non in servizio a causa di malattia, sospensione dal lavoro, richiamo alle armi, ecc.
Questi giorni di permesso e congedo matrimoniale sono retribuiti anche nel caso in cui il lavoratore perda il lavoro, come accade durante il periodo delle ferie, garantendo così un’adeguata tutela durante questa fase importante della vita del lavoratore.
Va ricordato che l’assegno per congedo matrimoniale non è riconosciuto nel caso di matrimonio religioso senza validità civile, mentre può essere richiesto in caso di successivi matrimoni qualora il lavoratore sia vedovo o divorziato.
Permesso matrimoniale: le eccezioni
Il congedo matrimoniale presenta diverse eccezioni e situazioni particolari che è importante considerare:
- Contratti a progetto o di collaborazione: se hai lavoratori con contratti a progetto o di collaborazione, non sei obbligato a retribuire il periodo di congedo matrimoniale. Tuttavia, di norma, concederai i giorni di permesso per le nozze, anche se non previsti dal contratto, per prassi aziendale.
- Ferie e permessi: un lavoratore può chiederti di estendere i giorni di congedo matrimoniale utilizzando ferie maturate e non godute. Questo è possibile, poiché le ferie e i permessi sono un diritto irrinunciabile del dipendente. Si consiglia comunque di raggiungere un accordo con il lavoratore per evitare danni organizzativi all’azienda.
- Cassa integrazione: i lavoratori in cassa integrazione hanno comunque il diritto di richiedere il congedo matrimoniale e beneficiare della normale retribuzione durante questo periodo. Le esigenze aziendali non possono prevalere sui diritti del lavoratore.
- Malattia: nel caso in cui un lavoratore si ammali durante il congedo matrimoniale, le condizioni possono variare a seconda del CCNL di riferimento. In linea generale, non è possibile sospendere il congedo per malattia e non sei tenuto a retribuire i giorni non goduti di licenza matrimoniale per malattia. L’INPS eroga l’assegno solo per il congedo e non per la malattia.
- Maternità: se una lavoratrice si sposa durante il periodo di astensione obbligatoria dal lavoro per maternità, l’assegno per il congedo matrimoniale non è cumulabile con l’assegno per la maternità. Durante i 15 giorni di congedo, dovrai corrispondere la retribuzione prevista per il matrimonio e non per la maternità, poiché l’importo dell’assegno per il congedo matrimoniale è superiore.
- Matrimonio all’estero: se il lavoratore decide di sposarsi all’estero, per beneficiare del congedo retribuito, deve presentare la documentazione dell’avvenuto matrimonio e deve avere la residenza e lo stato di coniugato riconosciuti in Italia.
- Infortunio: l’unico caso in cui è prevista la cumulabilità tra gli assegni è in caso di infortunio sul lavoro. Se il lavoratore riceve l’indennità dall’INAIL, può comunque richiedere il congedo matrimoniale e riceverà una doppia retribuzione, ma l’importo complessivo non può superare la retribuzione normale.