Contratto di solidarietà, quali sono le condizioni e come funziona? I contratti di solidarietà sono degli accordi tra datore di lavoro e sindacati. Invece di tagliare il personale a fronte di meno ore lavorative, si cerca di venirsi incontro e di consentire a tutti di lavorare con un orario ridotto. La definizione dei dettagli, dai compensi ai contributi, avviene attraverso questo tipo di contratto. Come verificare se conviene firmarlo o no? Ecco alcuni consigli utili.
Come funzionano i contratti di solidarietà
Cosa prevede il contratto di solidarietà? Il riferimento normativo è alla Legge n. 863/1984, che indica la possibilità dell’imprenditore e dei sindacati di mettersi d’accordo nel caso in cui serva un minor numero di ore di lavoro per:
- evitare di dover licenziare. In questo caso l’accordo si definisce tra i contratti di solidarietà difensivi, perché è a difesa dei posti di lavoro. In questa situazione la norma prevede che la riduzione non sia superiore al 60% per il totale dei lavoratori o del 70% per singolo dipendente. Il datore di lavoro deve indicare anche quanti esuberi è in grado di evitare con il contratto di solidarietà, come previsto dal Decreto Ministeriale 94033/2016;
- avere la possibilità di assumere più personale. Parliamo di contratti di solidarietà espansivi.
Un’altra differenza si riferisce ai contratti di solidarietà di tipo:
- A, per le imprese con più di 15 dipendenti;
- B, per le imprese con meno di 15 dipendenti in aziende artigiane. Questo secondo tipo di contratto non è più disponibile per norma dal 2016.
Prima di procedere con i nuovi contratti, l’art. 148/2015 stabilisce che il datore di lavoro deve chiedere prima un incontro ai sindacati di categoria per confrontarsi. L’imprenditore deve mettere sul tavolo:
- le ore in meno nel contratto di lavoro;
- per quanto tempo ci sarà questa riduzione di orario;
- quali lavoratori sono coinvolti;
- cosa comporterà questo cambio nelle buste paga.
Entro 25 giorni dalla richiesta di incontro la procedura si deve concludere, ma se l’azienda ha meno di 50 dipendenti, allora il limite scende a 10 giorni. Per quanto tempo il datore di lavoro può usare questo strumento?
Il contratto di solidarietà prevede una prima fase di 24 mesi. L’imprenditore può avviare una proroga fino a 48 mesi. La proroga può arrivare fino a 60 mesi totali se l’azienda ha sede nel Sud Italia.
Scarica la nostra app e risparmia con i bonus attivi in Italia:
Il contratto di solidarietà non è disponibile per:
- apprendisti;
- dirigenti;
- lavoratori a domicilio.
Un caso a parte riguarda i lavoratori part-time. Il datore di lavoro deve dimostrare di aver bisogno della riduzione delle ore di lavoro anche da chi lavora già con un monte ore limitato.
Che differenza c’è tra cassa integrazione e solidarietà
Il contratto di solidarietà interviene solo quando c’è una crisi in corso, oppure l’azienda si vuole espandere con l’assunzione di nuovo personale. Il contratto per la cassa integrazione, invece, interviene nell’azienda per:
- crisi;
- ristrutturazione;
- riconversione;
- riorganizzazione.
Questo secondo strumento si può utilizzare in diverse occasioni rispetto al contratto di solidarietà, ma non solo. Il datore di lavoro non ha bisogno di chiedere ai sindacati per la cassa integrazione, anche perché questa ha una durata in media inferiore a quello della solidarietà.
Come viene calcolata la solidarietà
Passiamo ora a verificare come si calcola la solidarietà in busta paga. Il conto si basa sulle ore che non vengono lavorate. Facciamo un esempio. Il lavoratore perde con il contratto di solidarietà 20 ore.
Supponiamo che ogni ora gli sia pagata 20 euro netti (senza contare contributi e tasse applicate). Ora, il dipendente perde così 400 euro. Stando al calcolo, il lavoratore ha diritto all’80% di quanto avrebbe perso sotto forma di integrazione salariale.
Come funziona per i contributi? La circolare n.66/2024 stabilisce che il datore di lavoro può ottenere una riduzione del pagamento dei contributi ai lavoratori – da versare all’Inps – pari al 35% per un monte ore ridotto più del 20 percento.
Tradotto: se il lavoratore perde più del 20% delle ore lavorate con il contratto di solidarietà, il datore di lavoro ha uno sconto del 35% sui contributi previdenziali, ma solo per i primi 24 mesi del contratto. La circolare non consente di accedere al beneficio per le eventuali proroghe successive. Possono accedere le aziende che:
- hanno stipulato un contratto di solidarietà entro il 30 novembre 2022;
- avevano già un contratto di questo tipo nel primo semestre precedente.
La riduzione non è disponibile se il contributo rientra:
- in quelli relativi all’art.25, comma 4, della legge 845/1978, ovvero ai fondi per la formazione;
- nella previdenza complementare o nell’assistenza sanitaria;
- nella solidarietà per gli operatori dello spettacolo;
- nel Fondo per il trasporto aereo;
- nel fondo per il TFR nel settore privato.
Se l’azienda ha già ottenuto aiuti per il pagamento dei contributi con le iniziative come la Decontribuzione Sud, allora non è possibile ottenere ulteriori riduzioni, pur avendo gli altri requisiti previsti. Il lavoratore ha diritto alle ferie anche se è in contratto di solidarietà, come previsto dalla circolare Inps n. 2749 del 1986.
Quanto si perde con il contratto di solidarietà
Il dipendente ottiene comunque l’80% dello stipendio non corrisposto dall’Inps. Il caso più grave è proprio quello del contratto a zero ore, dove si ottiene solo questo contributo. L’Inps eroga questa somma per la parte che non viene versata dal datore di lavoro. Così il massimo che perde il lavoratore è pari al 20% delle ore non lavorate.