L’introduzione dei nuovi dazi di Trump al 30% sulle esportazioni italiane verso gli Stati Uniti rischia di trasformarsi in una vera e propria ecatombe per chi oggi è senza lavoro in Italia. Non si tratta, infatti, soltanto di una questione di numeri macroeconomici: perché dietro ogni punto percentuale di export perso ci sono decine di migliaia di persone che già faticano a trovare un’occupazione e che ora vedranno allontanarsi ogni speranza di reinserimento. A meno che il Governo non faccia fronte comune con l’Europa, per contrastare in maniera efficace l’imposizione di dazi da parte degli USA. Ecco qui sotto tutti i dettagli.
Dazi di Trump, 68mila posti di lavoro a rischio
Secondo le stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio, l’impatto dei nuovi Dazi annunciati da Trump, al via (salvo ripensamenti) il 1° agosto 2025, potrebbe portare alla perdita di 68.000 posti di lavoro in Italia, colpendo in particolare i settori industriali che già affrontano una crisi strutturale, ovvero:
- Farmaceutico
- Automotive
- Chimico
- Metallurgico e dei macchinari
- Tessile e abbigliamento.
Insomma, quasi tutti questi settori produttivi subiranno conseguenze, ma a pagare il prezzo più alto saranno le aree e le categorie di cittadini che già vivono al momento sulla soglia della precarietà.
Un mercato del lavoro già fragile
Il mercato del lavoro italiano mostra già segnali di debolezza proprio nelle fasce più vulnerabili:- Il tasso di disoccupazione generale è salito al 6,5% a maggio 2025, con un aumento del 7,1% delle persone in cerca di lavoro in un solo mese (+113mila unità)
- La disoccupazione giovanile è schizzata al 21,6%, tra le più alte d’Europa, mentre tra i 25-34enni si registra un calo dell’occupazione e un aumento della precarietà
- Il tasso di disoccupazione femminile, inoltre, resta superiore a quello maschile, segno di un mercato ancora discriminante e poco inclusivo.
Perché i disoccupati attuali rischiano di più
Ma è chi è già disoccupato che oggi si trova davanti un muro ancora più alto da scalare. E questo proprio ‘grazie’ ai dazi che arriveranno presto dall’America. Si prevedono infatti:
- Meno offerte e più concorrenza: La riduzione dell’export verso gli USA significa meno ordini, meno produzione e quindi meno assunzioni. Chi cerca lavoro si troverà a competere con migliaia di nuovi disoccupati provenienti dai settori colpiti dai dazi
- Settori trainanti in crisi: I comparti che tradizionalmente assorbono manodopera (manifatturiero, agroalimentare, moda, meccanica) saranno proprio quelli più esposti alla guerra commerciale con gli Stati Uniti
- Effetto domino sulle filiere: Il taglio degli ordini si ripercuoterà su fornitori, logistica e servizi collegati. E molto probabilmente la crisi si propagherà a cascata, riducendo ulteriormente le opportunità di reinserimento per chi è già fuori dal mercato
- Blocco del ricollocamento: Le aziende, di fronte all’incertezza globale, congeleranno le assunzioni e taglieranno i piani di crescita per ‘salvarsi’, rendendo quasi impossibile per i disoccupati trovare un nuovo impiego in tempi brevi.
Un futuro che chiude le porte ai disoccupati
In sintesi, I nuovi dazi di Trump rappresentano una scelta che colpisce soprattutto chi non ha lavoro e sperava di trovarlo. In un mercato già saturo di disoccupati e precari, la perdita di decine di migliaia di posti rischia di bloccare ogni possibilità di ricollocamento. E allora chi oggi è senza lavoro dovrà affrontare una concorrenza ancora più feroce, con meno opportunità e prospettive sempre più incerte. Insomma in Italia, dove la disoccupazione è una ferita ancora aperta, i dazi rischiano di diventare una condanna definitiva per chi cerca un riscatto occupazionale. A meno che il Governo non faccia la voce grossa, con il supporto dell’Europa. Per evitare che l’ennesima catastrofe si abbatta su un mondo del lavoro già ampiamente in ginocchio.
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