La denuncia per stalking è un passo importante da fare per tutelare la privacy, ma non è facile intraprendere un iter legale senza sapere quali sono le conseguenze della denuncia per stalking. In questa guida vediamo quali sono le normative di riferimento e quando si può procedere con la denuncia, oltre a spiegare come presentarla alle autorità competenti.
Quando non si può parlare di stalking
Cosa vuol dire stalking e quando si può fare una denuncia per persecuzione? Lo stalking parte dalla parola to stalk, che in inglese vuol dire inseguire. Infatti, la persona che attua lo stalking nei confronti di un’altra segue la sua vita nei minimi dettagli, fino a diventare una minaccia che incide sulla qualità della vita. Dalla stessa radice dipende anche cosa vuol dire stalker. Infatti lo stalker è la persona che porta avanti queste condotte.
Ora che hai chiaro cosa significa stalking, è tempo di capire quando non è il caso di fare questo riferimento, almeno secondo le leggi attualmente in vigore. Non è stalking se:
- la presunta vittima non ha ricadute psicologiche nella sua vita, oppure non c’è un rischio, almeno secondo la sentenza di Cassazione n. 14462/2017;
- quando non c’è una pluralità di azioni. Sempre stando agli Ermellini, lo stalker deve avere una condotta che si ripete, altrimenti non si può parlare di persecuzione;
- nel caso in cui la presunta vittima continua ad avere contatti con il presunto stalker, nonostante eventuali divieti di avvicinamento come indicato dall’art. 282 ter del Codice di procedura penale. Questo può avvenire soprattutto nello stalking telefonico, dove la presunta vittima può rispondere al presunto aggressore nel tentativo di cercare di risolvere la questione. In questo caso interviene la sentenza n. 9221/2016 della Corte di Cassazione.
Possono esserci altri casi specifici, per cui consigliamo agli interessati di rivolgersi a un legale prima di portare avanti una denuncia per stalking, anche a propria tutela.
Quando si inizia a parlare di denuncia per stalking
La denuncia per stalking sussiste solo in presenza di questi atti:
- la ricezione di messaggi e chiamate continue a qualsiasi ora del giorno e della notte (stalking telefonico);
- con minacce e molestie continue in diverse occasionI;
- il subire danni ad auto o a proprietà di valore da parte di anonimi;
- la ricezione di aggressioni verbali.
Lo stalking è possibile anche sul Web, con messaggi vessatori e minatori continui, oppure con la pubblicazione di contenuto pornografico sui social. In questo ultimo caso si parla di revenge porn. Altre casistiche di stalking sono:
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- condominiale, quando vittima e carnefice sono dello stesso condominio, oppure quando una persona stalkerizza più inquilini, o ancora quando più persone del palazzo applicano condotte persecutorie nei confronti di una sola persona o famiglia;
- familiare, quando stalker e vittima sono dello stesso nucleo famigliare, esteso a fidanzati e conviventi;
- occupazionale. Da non confondere con il mobbing (che è una fase precedente), lo stalking occupazionale avviene quando gli atti persecutori arrivano da datore di lavoro, colleghi o superiori.
Cosa succede se parte la denuncia per stalking
Ci sono due strategie per denunciare una persona per stalking.
- Presentare la denuncia in Procura. Per questa soluzione c’è una scadenza: si può procedere alla denuncia entro 6 mesi da quando è avvenuto l’ultimo evento intimidatorio. Se lo stalker smette con il suo comportamento, la vittima può ritirare la denuncia senza andare a processo. Lo stalker deve però dichiararlo davanti al giudice in una fase preliminare.
- Presentare un ammonimento al Questore. Una volta fatto, non si può tornare indietro, perché le autorità continueranno a indagare anche senza il supporto della vittima. In caso di minacce di morte, la procedura va avanti d’ufficio, anche senza l’autorizzazione della vittima, perché la minaccia è riconosciuta come troppo rilevante.
La procedura segue l’art. 612-bis della legge 38/2009 per quanto riguarda le pene. Infatti, la reclusione base varia dai 6 mesi ai 5 anni, ma ci sono delle aggravanti. Quali sono?
- Se il presunto aggressore viene riconosciuto in un coniuge, un convivente o un fidanzato
- Se si utilizzano gli strumenti di Internet per portare avanti lo stalking
- Se il reato è particolarmente odioso perché ha per vittime persone fragili, come minori, donne in gravidanza o persone diversabili.
Come si fa a dimostrare lo stalking
La vittima ha diversi strumenti per dimostrare quanto subìto e per rendicontarlo in fase di denuncia per stalking. Possono essere utili:
- le certificazioni mediche che attestano i danni delle aggressioni e/o i documenti che attestano i danni a cose (anche denunce precedenti per danni);
- le registrazioni di videocamere di sorveglianza o qualsiasi materiale audio, video, screenshot che provi la persecuzione reiterata;
- gli eventuali tabulati telefonici;
- le chat su servizi di messaggistica.
Tutto il materiale della presunta vittima è acquisito come prova, come hanno evidenziato diverse sentenze in Cassazione.