La sfida dell’economia d’impatto
In un celebre discorso pronunciato all’Università del Kansas, nel 1968, Robert Kennedy poneva le basi del concetto odierno di economia d’impatto, sottolineando la necessità di andare oltre i meri parametri economici per misurare il benessere di una società. “Il Pil”, diceva, “non considera la salute dei nostri ragazzi, la qualità della loro educazione e l’allegria dei loro giochi. Non include la bellezza delle nostre poesie e la solidità dei nostri matrimoni. Non misura la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro Paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta”.
A oltre cinquant’anni da quel discorso, oggi l’economia d’impatto è passata da utopia a paradigma, diventando una realtà sempre più concreta, abbracciata da chi tenta di fare impresa per incidere positivamente anche sul tessuto della società e dell’ambiente. Un cambio di passo cruciale è avvenuto dopo la crisi finanziaria del 2008, quando sono emersi tutti i limiti di un’economia votata al profitto ad ogni costo, e al semplice guadagno economico. Poi, con l’avvento degli anni della pandemia, la crisi inflativa e un impoverimento evidente della società, è diventato più impellente che mai un ripensamento generale del modello economico in cui siamo immersi.
Il fine dell’economia d’impatto, quindi, è quello di aggiungere alle variabili del rischio e del rendimento anche la misurabilità dei risultati prodotti su ciò che ci circonda. Tenendo anche conto del fatto che nel biennio di iperinflazione 2021-2023, la povertà in Italia ha toccato livelli record. Secondo una ricerca Istat pubblicata a metà ottobre, infatti, nel nostro Paese nel 2023 si potevano contare 5,7 milioni di persone (e 2,2 milioni di famiglie) in povertà assoluta. Un numero cresciuto rispetto al 2022 di 20 mila famiglie e 30 mila persone in tutto. E l’area geografica più debole, ancora oggi, resta il Mezzogiorno, con il 10,2% della popolazione che vive in povertà assoluta (contro il 7,9% del Nord e il 6% del Centro).
Il ruolo cruciale del Terzo settore
Alla luce di questa situazione, un ruolo importantissimo per consentire una crescita accompagnata da sviluppo e progresso può (e deve) essere svolto dal Terzo settore. Lo sottolinea uno studio svolto dal Research Department di Intesa Sanpaolo, secondo cui il Terzo settore rappresenta già una parte importantissima del nostro tessuto economico sociale. A fine 2022, nel nostro Paese si contavano ben 360.061 istituzioni non profit, che impiegavano in tutto 919.431 dipendenti. E nell’ultimo anno si è raggiunto un livello record per questo settore, a testimonianza di una crescita costante che non si è interrotta neanche con l’avvento del Covid.
Per quanto riguarda l’anno in corso, gli analisti di Intesa Sanpaolo si attendono un ulteriore incremento dei livelli di attività, come conseguenza inevitabile di un elevato fabbisogno di servizi di sostegno, soprattutto da parte della popolazione più fragile. In particolare, l’analisi di Intesa Sanpaolo evidenzia la centralità del Terzo settore per quanto riguarda l’assistenza alle persone vulnerabili, la lotta alla povertà, il sostegno socio-sanitario e la promozione e inclusione educativa.
Scarica la nostra app e risparmia con i bonus attivi in Italia:
L’importanza di ADI e SFL
Risultano dunque centrali, in una logica economica di aiuto allo sviluppo del tessuto sociale, misure assistenziali come l’Assegno di Inclusione e il Supporto per la Formazione e il Lavoro. Non solo, infatti, ADI e SFL offrono ai cittadini più vulnerabili un aiuto economico cruciale, ma promuovono anche un sistema più ampio che integra al suo interno percorsi di crescita, formazione e sostegno.
Insomma, ritornando al concetto di economia d’impatto, ADI e SFL sono misure che guardano oltre le semplici logiche assistenziali, al di là dei freddi numeri e delle necessità dettate dal Pil. E considerano invece il quadro generale, puntando verso un innalzamento della qualità della vita e una maggiore inclusione sociale dei cittadini in difficoltà.