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Energia e inflazione in netta salita, i dati Istat

A luglio la risalita dei prezzi dell'energia ha spinto in alto l'inflazione, che ora tocca quota 1,3%. Male anche il dato nell'Eurozona.

di Tommaso Pietrangelo
5 Agosto 2024
in Attualità
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Energia e inflazione in netta salita, tutti i dati diffusi dall’Istat. Con un domino rapidissimo e inevitabile, in Italia l’energia spinge in alto (di nuovo) l’inflazione, che a luglio ha raggiunto l’1,3%. Non cresce il potere di acquisto, ma salgono un po’ tutti i prezzi, da quelli dei Tabacchi (+4,1%) a quelli dei Servizi ricreativi e culturali (+4,4%). La colpa principale è legata all’accelerazione dei prezzi dei beni energetici regolamentati (si va da un +3,5% a un clamoroso +11,3%), meccanismo che scatena un effetto a valanga. Si salva solo il cosiddetto “carrello della spesa” – cioè i beni alimentari, per la cura della casa e della persona – che frena nella risalta dei prezzi. Ma l’impressione è che questo non basti. Vediamo qui sotto tutti i particolari.

Sommario

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  • Energia e inflazione, dati in salita
  • Quali prezzi incrementati a luglio
  • L’eccezione del “carrello della spesa”
  • Il confronto con l’Eurozona

Energia e inflazione, dati in salita

L’energia spinge in alto l’inflazione, e il circolo vizioso continua. Secondo le stime preliminari diffuse dall’Istat, a luglio 2024 il NIC (l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività) cresce dello 0,5%, su base mensile, e dell’1,3% su base annua. Un balzo enorme rispetto al mese precedente, quando l’indice si attestava sul +0,8%. Ma come si spiega questo andamento?

La prima causa dell’inflazione in aumento va ricercata nell’attenuarsi della flessione su base tendenziale dei prezzi dei Beni energetici (-4,1% da -8,6% di giugno). Insomma, aumentano i prezzi sia della componente energetica regolamentata che di quella non regolamentata. A questo si oppone invece una tendenza alla decrescita (o meglio, attenuazione della crescita) dei prezzi nel settore alimentare. Quindi rallenta il tasso di crescita dei prezzi del “carrello della spesa”, passando dal precedente +1,2% a un +0,8% a luglio. Ma in questo braccio di ferro tra energia e “carrello”, il risultato è comunque in negativo. Perché cresce l’inflazione e l’inflazione di fondo rimane stabile sul +1,9%. Altra piccola-grande sconfitta per il Governo.

Quali prezzi incrementati a luglio

L’aumento dell’indice nazionale dei prezzi al consumo (NIC), come detto, è legato soprattutto alla crescita del costo dell’energia. Al primo posto ci sono i Beni energetici regolamentati, che registrano un aumento del +5,5%. Seguono poi i Beni energetici non regolamentati, con un +3,3%, e i Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,8%). Crescono, leggermente, anche i prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+0,4%), così come quelli dei Beni alimentari lavorati (+0,3%). Anche se in quest’ultimo caso l’effetto negativo è parzialmente bilanciato da una diminuzione dei prezzi dei Beni alimentari non lavorati (-1,4%).

Ma non è tutto. A sostenere la crescita inflativa sono anche altri dati. A luglio i prezzi dei Tabacchi sono saliti da +3,4% a +4,1%. Quelli dei Servizi ricreativi e culturali fanno invece un balzo dal precedente +4,0% a un +4,4%. Unica nota positiva (ma non basta) è il leggero rallentamento dell’aumento dei prezzi dei Servizi vari (da +1,8% a +1,5%). Ma come si vede, la bilancia continua a pendere nel complesso dalla parte sbagliata.

L’eccezione del “carrello della spesa”

Gli unici dati positivi vengono dal cosiddetto “carrello della spesa”. Infatti i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano su base tendenziale, passando da +1,2% a +0,8%. E lo stesso fanno anche i prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +2,0% a +1,9%). Quanto all’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), anche questo diminuisce leggermente: – 0,8% su base mensile, a causa dei saldi estivi di cui invece il NIC non tiene conto. Ma lo stesso indice aumenta su base annua dell’1,7% (+0,9% sul mese di giugno).


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In pratica ci sono piccoli segnali postivi sui consumi quotidiani che riguardano le famiglie. La spesa alimentare costa meno, o meglio, non costa più uno sproposito come prima. Resta da vedere se questo dato rimarrà un’eccezione, oppure se nei mesi a venire anche gli altri indici torneranno (finalmente) a scendere.

Il confronto con l’Eurozona

È vero. Anche a livello di Eurozona l’inflazione è in continuo aumento. A luglio 2024 si è attestava sul 2,6%, mentre a giugno era a quota 2,5%. Ma già da questi numeri è evidente che in Europa lo scarto non è così ampio come da noi. Secondo Eurostat, i Servizi avranno il tasso annuo più alto nel mese di luglio (4,0%), seguiti dai Beni alimentari, Tabacco e Alcolici (che passano da 2,4% a 2,3%), e dall’Energia, che sale all’1,3% rispetto al mese passato, quando si attestava allo 0,2%. E infine ci sono i Beni industriali non energetici, saliti anche questi (ma poco) rispetto a giugno 2024: dallo 0,7% allo 0,8%.

Insomma, in un clima Europeo di inflazione imperante, da un lato può far piacere che l’Italia non sia l’unico Paese in difficoltà. Ammettiamolo. Ma è comunque evidente che siamo tra gli ultimi della classe. Che si tratti di risalita dei prezzi, di caduta libera delle pensioni o di altri flop del governo, è certo che la nostra figura riusciamo sempre a farla. Peccato, però, che non sia mai una figura positiva.

Tags: dati istatenergiainflazione
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