Genitori non conviventi ADI fanno ISEE insieme: questa l’ultima grande beffa dell’Assegno di inclusione. Sì, perché se non è intervenuta una sentenza di divorzio o separazione, volta a comprovare la fine del vincolo matrimoniale, il padre o la madre non conviventi fanno ancora ISEE insieme.
Lo stesso discorso vale per i genitori non sposati: deve essere dimostrato l’accordo sul mantenimento tra le parti, o la sentenza del giudice sull’affido del minore ed il mantenimento.
I genitori non conviventi ADI fanno ISEE insieme
Anche se i genitori hanno due residenze separate, questa “semplice” circostanza non è più sufficiente. Il genitore non convivente con il nucleo fa comunque ISEE con in nucleo di appartenenza. Un bel problema, che spesso taglia fuori famiglie bisognose di ADI ma che in realtà restano sbarrate al di fuori delle soglie di accesso.
Secondo la normativa sull’assegno di inclusione, infatti, anche quando sia cessata la relazione tra due genitori e uno dei due va via di casa, l’ISEE del genitore che ha abbandonato il tetto familiare continua comunque a essere calcolato nell’ISEE familiare.
Questo si verifica a meno che non vi sia:
- una sentenza di divorzio o separazione, se la coppia era sposata, con anche l’indicazione dell’eventuale obbligo di mantenimento;
- una sentenza da parte di un giudice, o un accordo tra le parti, se la coppia non era sposata. Ricordiamo infatti che dal 2012 i figli avuti fuori dal matrimonio sono stati equiparati in tutto e per tutto a quelli avuti all’interno del matrimonio. Pertanto, entrambi i genitori continuano a essere tenuti al mantenimento della prole. Se a ciò non si arriva con un accordo tra le parti, il genitore cui viene fatto carico al 100% il mantenimento del figlio, può rivolgersi a un giudice per chiedere all’altro di contribuire, come è giusto che sia.
In sostanza, sia che si tratti di genitori sposati che non, è necessaria però una documentazione effettiva, che dimostri in un certo qual modo l’effettiva interruzione del legame affettivo tra i due genitori.
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ADI e ISEE familiare: quando la salvaguardia di alcuni principi diventa un’arma a doppio taglio
Certamente, la normativa in oggetto è forse un modo per mettere fine alla figura (oramai quasi mitologica) dei “furbetti del Reddito”, che tante, troppe volte, in passato hanno spostato altrove la loro residenza in modo da abbassare l’ISEE. Alcune famiglie simulavano cioè separazioni di fatto, senza che fossero effettive.
E’ per questo che il Governo ha deciso di correre ai ripari, puntando il dito: se non c’è una sentenza che dimostri che sei separato, ai miei occhi e a quelli della legge, semplicemente non lo sei. Un ragionamento impeccabile sul filo logico, meno sul piano reale.
Il rischio concreto è, infatti, quello di non considerare le sfumature. L’umanità è varia, e tra il bianco ed il nero vi sono variazioni, costituite da situazioni personali e vissuti, che non possono semplicemente essere catalogati per compartimenti stagno. Analizziamo i motivi che potrebbero rappresentare un ostacolo:
- un genitore non sposato può essersi separato di fatto, e può aver fatto causa all’altro perché non mantiene il figlio (come è peraltro accaduto a diversi nostri lettori): in questo caso, spesso, attendere la sentenza del giudice è un iter lungo che dura anche anni. Possibile aspettare anni per espellere dall’ISEE il genitore inadempiente? Ovviamente, è una assurdità;
- due genitori sposati possono non essere ancora giunti alla sentenza di divorzio o separazione. Anche qui, quanto appare ragionevole dover attendere la sentenza di divorzio?
Non sempre è quindi facile riuscire davvero ad applicare tali principi. Specialmente in quei contenziosi nei quali le parti non riescono a mettersi d’accordo, allungando i tempi a dismisura.
“Il mio ex mi dà solo 200 euro al mese, e intanto fa ISEE insieme a me”
Ci scrive una lettrice che dopo la separazione, avvenuta senza sentenza ma con semplice accordo verbale tra le parti, l’ex passa ai figlio un assegno di mantenimento.
Il punto è però che non essendo intervenuta una sentenza definitiva, l’uomo continua a fare ISEE insieme a lei e al piccolo. “L’onorario dell’avvocato per ottenere la sentenza è di 980 euro. Ma si possono chiedere soldi a chi non ne ha?”.
Come volevasi dimostrare, questo è stato il risultato di disposizioni di legge che non hanno tenuto conto della molteplicità di casi che possono verificarsi. Sarà forse il caso di andare verso una riforma?