Il Governo spende poco (e male) per le famiglie. Sembra un controsenso, ma è proprio l’esecutivo Meloni, che tanto insisteva sul contrasto all’inverno demografico, ad avere affossato gli aiuti strutturali alle famiglie. L’Italia spende appena l’1,55% del Pil – meno di Svezia, Francia e Germania – per arginare il calo della natalità. E se investe, lo fa attraverso bonus estemporanei (leggasi ‘contentini’) invece di puntare sui servizi, dagli asili nido ai congedi. L’unica nota positiva è il rafforzamento dell’assegno unico, che però il Governo si è ‘dimenticato’ di togliere dal computo dell’ISEE. Vediamo qui sotto tutti i dettagli.
Famiglie dimenticate dal Governo, cosa succede
L’esecutivo Meloni prometteva di invertire la tendenza: più figli, più famiglie numerose e più incentivi alla natalità. Ma a conti fatti, come evidenzia un recente studio firmato dall’Osservatorio sui conti pubblici della Cattolica di Milano, la promessa non è stata mantenuta. Il Governo si è limitato a rafforzare (leggermente) l’assegno unico, il bonus asili nido e il congedo parentale, però ha continuato a non investire abbastanza sulle famiglie: parliamo dell’1,55% del Pil, cioè 0,8 punti sotto la media Ue e quasi 2 punti in meno della Germania.E in più, i pochi soldi destinati alle famiglie sono stati spesi anche male. Oltre il 90% dei fondi è andato a finire nei cosiddetti “trasferimenti monetari”, che sarebbero poi i bonus. Mentre l’attuale situazione imporrebbe di puntare sopratutto sui servizi strutturali e sul sostegno al lavoro delle donne. Altrimenti di questo passo, secondo le previsioni dell’Osservatorio, da qui al 2027 la spesa per sussidi alla natalità rimarrà a malapena stabile, e anzi in relazione al Pil scenderà probabilmente fino allo 0,96%. Non il massimo.
Prosegue intanto il calo della natalità, con record negativi che si susseguono dal 2009. Ormai siamo a una media di 1,2 figli per donna (dato aggiornato al 2023), ben al di sotto della “soglia di rimpiazzo” tra nati e morti, cioè 2,1. E anche se una soluzione potrebbe arrivare, facilmente, dall’immigrazione, questo Governo è troppo impegnato a demonizzare i migranti per fare qualcosa a riguardo. Quindi si torna esattamente al punto di partenza.
Il pasticcio dell’assegno unico e il taglio degli asili nido
Come se non bastasse, le (poche) soluzioni adottate dal Governo sono state spesso pasticciate. Negli ultimi 30 anni la spesa per le famiglie è passata in Italia da 10 a 22 miliardi di euro, a cui si sono aggiunti altri 5 miliardi (al netto dell’inflazione) nel 2022, grazie all’introduzione dell’assegno unico. Poi altri 400 milioni nel 2023 e 1,2 miliardi in più nel 2024. Peccato però che l’esecutivo si sia ‘dimenticato’ di togliere l’assegno dal computo dell’ISEE, escludendo così moltissime famiglie da altri benefici indispensabili. Nel frattempo, è stato disatteso anche l’obiettivo iniziale del Pnrr che prevedeva l’apertura di nuovi asili nido. Si è passati così, senza battere ciglio, da 264 mila posti a 150 mila, non esattamente un incentivo alle famiglie che scelgono di avere figli.
C’è insomma uno scarto netto, tra quello che il Governo dichiara e quello che invece viene messo in pratica. E non bastano i bonus mirati a risolvere una crisi della natalità che è evidentemente strutturale. Servirebbe, invece, un programma di investimenti serio sui servizi. Interventi che riescano a rassicurare sul lungo periodo chi vorrebbe contribuire alla natalità, ma ha paura di non farcela. Perché a seconda degli interessi del Governo, il bonus che è confermato oggi potrebbe saltare benissimo domani. E gli investimenti di domani potrebbero rivelarsi una bufala. Mentre le famiglie italiane hanno bisogno di continuità.
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