IVA sui carburanti, una componente significativa del prezzo finale della benzina e di altri carburanti in Italia. Essa si applica sia al costo del carburante stesso che sulle accise, ovvero le imposte fisse per litro di prodotto venduto. Queste imposte, sebbene onerose per i consumatori, sono cruciali per il bilancio dello Stato e per il finanziamento di emergenze e altre spese pubbliche. Il contesto internazionale e le politiche economiche interne, purtroppo, continueranno a influenzare l’evoluzione di queste imposte nei prossimi anni, che sono fondamentali per l’economia del Bel Paese nonostante svuotino le tasche degli italiani.
Analizziamo la struttura di questa tassazione, il suo impatto sul consumatore e le recenti decisioni governative in merito.
Cosa sono le accise sui carburanti?
Le accise sono imposte indirette sui consumi, applicate su specifici beni come i carburanti. Introdotte negli anni ’30, le accise sono diventate una fonte stabile di entrate per lo Stato, finanziando varie esigenze, comprese le emergenze nazionali. Dal 1995, l’Unione Europea ha uniformato queste imposte, integrandole in un’unica tariffa indifferenziata che ogni paese membro può modulare secondo le proprie necessità.
Struttura delle accise e iva sui carburanti in Italia
In Italia, le accise sui carburanti comprendono diverse componenti:
- Accisa sulla benzina: 0,7539 euro per litro rappresenta un costo fisso sulla benzina in vendita.
- Accisa sul petrolio: 0,5146 euro per litro e imposta direttamente sul petrolio grezzo e sulle frazioni usate per produrre il carburante.
- IVA (Imposta sul Valore Aggiunto): attualmente al 18%, applicata sia sul prezzo netto del carburante che sulle accise.
Questa struttura fa sì che le accise rappresentino una parte considerevole del costo finale della benzina. Infatti, senza accise e IVA, un litro di benzina costerebbe circa il 58% in meno rispetto al prezzo attuale.
L’impatto dell’iva sui carburanti per il costo della benzina
Secondo il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, le accise possono rappresentare fino al 40% del costo finale della benzina e del diesel e circa il 18% per il GPL. Con l’aggiunta dell’IVA, il peso fiscale totale sul carburante può superare il 50% del prezzo finale al consumo. Questo significa che una gran parte del costo che il consumatore finale paga alla pompa è determinata dalle imposte.
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Immaginando un litro di benzina senza l’IVA, considerando solo le accise e il costo base del carburante, il prezzo risulterebbe significativamente inferiore. Attualmente, l’IVA applicata in Italia è al 18%, che rappresenta una parte notevole del prezzo finale alla pompa. Ad esempio, se il prezzo alla pompa è 1,60 euro per litro, senza l’IVA il costo scenderebbe a circa 1,36 euro per litro, evidenziando quanto l’IVA influenzi il costo che i consumatori pagano per il carburante.
Entrate statali dalle accise e confronto con l’Europa
Lo Stato italiano trae un’importante fonte di entrate dalle accise sui carburanti. A seconda del tipo di carburante e delle relative aliquote, le accise possono contribuire tra il 18,57% e il 39,48% delle entrate complessive, cui si aggiunge l’IVA sui carburanti applicata sul prodotto finale. Questi fondi sono essenziali per finanziare varie voci di spesa pubblica, comprese emergenze sanitarie, calamità naturali e interventi militari.
In Europa, la tassazione sui carburanti varia notevolmente da paese a paese. La tassazione italiana è tra le più alte, superata solo da alcuni paesi del nord Europa. Ad esempio, la Germania ha recentemente ridotto le accise per mitigare gli effetti economici del conflitto tra Russia e Ucraina, dimostrando come le politiche fiscali possano adattarsi alle circostanze economiche e geopolitiche.
Decisioni recenti del governo Meloni
Il governo guidato da Giorgia Meloni ha deciso di mantenere inalterate le accise sui carburanti, nonostante le richieste di riduzione da parte delle associazioni dei consumatori. Decisione confermata anche da Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, che ha motivato la scelta sottolineando che la questione era stata sollevata quando il costo del carburante aveva ampiamente superato i 2,3 euro per litro. Anche se gli aumenti al distributore non sono dello stesso avviso, come abbiamo già visto nell’articolo afferente dello scorso giugno.
La necessità di stabilità delle entrate fiscali ha fatto da ago finale della bilancia in un contesto di prezzi internazionali del petrolio relativamente bassi rispetto agli anni precedenti.