Il taglio del cuneo fiscale è una beffa per lavoratori poveri. Quest’anno, grazie al Governo Meloni, chi ha un reddito lordo tra gli 8.500 e i 9mila euro perderà la bellezza di 1.200 euro netti. In pratica l’intero trattamento integrativo, cioè l’ex Bonus Renzi-Conte da 100 euro al mese. A nulla sono serviti i meccanismi di garanzia inseriti in Manovra, pensati proprio per evitare che questa situazione si verificasse. Vediamo qui sotto tutti i particolari.
Beffa per i lavoratori poveri, la denuncia della Cgil
A denunciare la situazione è stata la Cgil. Per effetto della trasformazione del taglio del cuneo, da contributivo a fiscale, quest’anno i redditi compresi tra gli 8.500 e i 9mila euro perderanno fino a 1.200 euro netti, cioè l’intero ex Bonus Renzi-Conte. “La maggior parte dei redditi sotto i 35 mila euro perde qualcosa”, spiega Christian Ferrari, segretario confederale della Cgil, “ma tra 8.500 e 9 mila euro viene a mancare l’intero trattamento integrativo da 1.200 euro. Un’ingiustizia intollerabile. Chiediamo al governo che si ponga immediatamente rimedio. Stiamo parlando di quasi due mesi di salario in meno per lavoratori e, soprattutto, lavoratrici poveri, che già vivono in una condizione di precarietà che il governo non solo non vede, ma contribuisce ad aggravare”.
Alla stessa conclusione è arrivato anche uno studio del Caf Acli, che parla con amarezza di “Robin Hood al contrario”, visto che a guadagnare fino a 1000 euro in più saranno solo i redditi sopra i 35 mila euro (l’anno scorso esclusi dal taglio del cuneo). Mentre i redditi più bassi verranno incredibilmente penalizzati.
L’impatto negativo sui redditi bassi
La denuncia della Cgil si basa su un report dettagliato, che analizza l’impatto del taglio del cuneo su tutti i redditi da 8 mila a 60 mila euro lordi. Fino all’anno scorso, il taglio avveniva agendo sui contributi previdenziali (era del 7% per le fasce più basse e del 6% per quelle più alte). Ma dal 2025 cambia tutto: al posto del taglio dei contributi è stato introdotto un bonus con percentuale, che diminuisce all’aumentare del reddito. Vale quindi il 7,1% fino a 8.500 euro, poi scende al 5,3% tra gli 8.501 euro e i 15 mila euro; e infine cala fino al 4,8% tra i 15.001 euro e i 20 mila euro. Il punto, però, è che questo meccanismo si ‘inceppa’ per un fascia specifica di reddito.Prendiamo ad esempio chi ha un reddito da 8.500 euro lordi: mentre nel 2024 il taglio contributivo agiva a monte, garantendogli un aumento di 549 euro dell’imponibile fiscale, quest’anno il nuovo bonus da 548 euro agirà invece a valle (poiché è esentasse). Ciò significa che nel 2025 lo stesso contribuente avrà un imponibile fiscale più basso (da 8.268 a 7.719 euro), e quindi la sua imposta lorda varrà meno della detrazione (1.775 euro contro i 1.880 euro garantiti). Di conseguenza, il contribuente diventerà tecnicamente ‘incapiente’, motivo per cui, per legge, non avrà più diritto al trattamento integrativo da 1.200 euro all’anno (ex Bonus Renzi-Conte da 100 euro al mese). Insomma una beffa bella e buona.
Il pasticcio del Governo Meloni
Nel complesso, saranno svantaggiati dal nuovo taglio del cuneo i redditi fino a 9 mila euro lordi. Chi ha fino a 8.700 euro di reddito annuo, perderà esattamente 1.200 euro netti. Poi la cifra scenderà progressivamente all’aumentare del reddito: fino a 1.188 euro per i redditi da 8.800 euro; 1.165 euro per i redditi da 8.900 euro; e infine 1.142 euro per tutti i redditi da 9 mila euro.
Scarica la nostra app e risparmia con i bonus attivi in Italia:
“Come avevamo denunciato fin dal varo della manovra di bilancio”, ha aggiunto sempre Christian Ferrari, segretario confederale Cgil, “la fiscalizzazione del cuneo contributivo, per il meccanismo che è stato scelto, non solo non metterà un euro in tasca in più, ma ridurrà il netto in busta paga alla stragrande maggioranza dei lavoratori”. Insomma, lo slogan “meno tasse per tutti, evidentemente, non vale per chi vive di reddito fisso. Per gli altri, invece: flat tax, condoni, concordati preventivi e ogni strumento possibile e immaginabile per consentirgli di continuare a evadere, indisturbati, le imposte”.
Difficile che adesso il Governo di Giorgia Meloni, dopo un pasticcio del genere, abbia l’umiltà di ritornare sui suoi passi introducendo correttivi adeguati. Nella migliore delle ipotesi, bisognerà aspettare la Manovra del prossimo anno. Ma nel peggiore dei casi tutto resterà identico a com’è ora.