Lo stop ai tre bonus per giovani, donne e Sud è un disastro per il mondo del lavoro. A certificarlo è l’INPS, che ha calcolato un calo del 28% dei contratti lavorativi stipulati nel 2024 (al netto delle cessazioni). Questo perché sono sparite, da un anno all’altro, 803 mila assunzioni agevolate. E la colpa è tutta da addossare all’attuale Governo, che evitando di consultare l’Ue (dato che i fondi per i bonus provengono da lì) ha bloccato contro il suo stesso interesse un processo vitale per i lavoratori italiani. Ennesimo pasticcio, dunque. Ennesima dimostrazione di scarsa attenzione alle necessità della popolazione. Vediamo i dettagli qui sotto.
Lavoro, lo stop ai bonus fa crollare le assunzioni
Era atteso, ma fa male lo stesso quanto certificato adesso dall’INPS. Cioè che i tre bonus bloccati dal Governo – giovani, donne e Sud – per evidente incompetenza ai piani alti, hanno causato una contrazione netta nel mercato delle assunzioni in Italia. Si parla infatti del 28% di contratti in meno, nel 2024, rispetto a un anno prima. E la causa principale, come detto, è la cessazione delle misure di agevolazione per determinate categorie.Sono così scomparse circa 803 mila assunzioni agevolate (nel 2023 erano state 1 milione e 800 mila). Un crollo del 44% complessivo solo per quanto riguarda i tre bonus in esame, e nello specifico: -64% per i giovani, -21% per le donne, e -43% al Sud. Insomma un disastro.
L’errore del Governo sui bonus
Tutto parte, purtroppo, da un enorme errore di calcolo. Il Governo Meloni ha infatti deciso di fermare la decontribuzione Sud al 30 giugno 2024, contando sull’attivazione di tre nuovi bonus – Zes, giovani under 35 e donne – introdotti nel decreto Coesione del maggio 2024. Ma il punto è che l’esecutivo avrebbe dovuto prima consultare l’Europa, per ottenere il via libera a fondi che provengono in sostanza dall’Ue. Invece non l’ha fatto, lasciando le aziende italiane davanti a un dilemma: assumere a settembre, sperando nell’effetto retroattivo dei bonus (una volta entrati in vigore) oppure tenersi fuori da questo enorme pasticcio?
Per farla breve, il dilemma non è mai stato sciolto. Perché a gennaio 2025 è arrivato solo un via libera parziale dall’Ue, quello necessario per evitare che i bonus si configurino come aiuto di Stato. Mentre il via libera definitivo, cioè quello per coprire gli sgravi con fondi europei, non c’è ancora. E in tutto questo, il mercato del lavoro in Italia è rimasto con il cerino in mano. Motivo per cui molte aziende hanno optato per l’attesa, più che per il rischio. Facendo così crollare le assunzioni a un catastrofico -28%.
Le giustificazioni dell’esecutivo
Al momento la maggioranza mette la testa sotto la sabbia. Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, rispondendo all’interrogazione del deputato M5S Davide Aiello, ha rassicurato sul bonus giovani: “L’esonero non costituisce aiuto di Stato e pertanto la sua applicazione non necessita della preventiva autorizzazione della Commissione Ue”. Affermazione tutt’altro che veritiera, questa, dato che lo stesso articolo 22 del decreto Coesione subordina lo sgravio al via libera europeo.
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Tutto ciò significa che le assunzioni potenzialmente garantite dai tre bonus in questione, al momento, sono bloccate. Il lavoro manca, le persone faticano come al solito ad arrivare a fine mese. E come sottolinea anche Ivana Veronese, segretaria confederale Uil, “il governo pensava di fare tutto da solo e per decreto senza nessuna consultazione con la Commissione Europea e con le parti sociali: questi sono i risultati…Nel frattempo il lavoro stabile e di qualità è in calo”.
Si fatica a non provare rabbia, quindi, di fronte a una tale dimostrazione di tracotanza e – è altrettanto evidente – incompetenza. Siamo governati da un gruppo di individui che pensa di poter bypassare le regole comuni europee. Forse in nome dell’italianità, chi lo sa. Ma il risultato finale è che gli italiani, quelli veri, perdono il lavoro più di prima. O non vengono proprio assunti. E su questo c’è poco altro da aggiungere.