Manovra 2025, arriva la stretta sulle detrazioni
Nella nuova Legge di Bilancio arriva una netta revisione delle tax expenditures. In sostanza, il Governo ha deciso di introdurre paletti più stringenti sulle detrazioni che riguardano i redditi oltre i 75mila euro. Ma in base al numero dei figli si potranno avere più o meno vantaggi. Un single con reddito tra i 75mila e i 100mila euro, ad esempio, potrà detrarre l’anno prossimo un importo massimo di 7mila euro di spese, cifra che scende poi a 4mila se il reddito sale oltre i 100mila euro l’anno.
In realtà, tecnicamente, il tetto per le detrazioni delle fasce di reddito tra i 75mila e i 100mila euro è stato fissato a 14mila euro. Ma questa cifra “piena” sarà applicata solo a chi ha più di due figli a carico, oppure un figlio portatore di handicap. Per chi invece ha un solo figlio, per effetto del nuovo meccanismo del quoziente familiare, la cifra dovrà essere moltiplicata per un coefficiente dello 0,7, scendendo a 9.800 euro. Mentre toccherà quota 11.900 euro se si hanno due figli a carico. Vengono quindi penalizzati i contribuenti che non hanno figli, per scelta o per forza di cose. Pensando (erroneamente e superficialmente) che questo meccanismo possa servire a stimolare la natalità nel nostro Paese.
Cosa succede ai redditi più alti
Lo stesso meccanismo viene applicato anche ai redditi superiori a 100mila euro. In questo caso, la cifra massima detraibile diventa 8mila euro, e resta tale solo per chi ha più di due figli o un figlio potatore di handicap. Lo schema completo per i redditi più alti, quindi, prevede le seguenti detrazioni:
- Nessun figlio a carico: 4.000 euro (coefficiente 0,50)
- 1 figlio a carico: 5.600 euro (coefficiente di 0,70)
- 2 figli a carico: 6.800 euro (coefficiente di 0,85)
- Più di 2 figli a carico o un figlio portatore handicap: 8.000 euro (coefficiente 1)
Le spese sanitarie fuori dalle detrazioni
Sono invece escluse, dal tetto della revisione delle detrazioni, le spese sanitarie e quelle relative ai mutui per la casa. Nel testo della Manovra depositato alla Camera si legge infatti: “Sono escluse dal computo dell’ammontare complessivo degli oneri e delle spese le spese sanitarie detraibili”, ma anche gli oneri “sostenuti in dipendenza di prestiti o mutui contratti fino al 31 dicembre 2024”. In più, “il reddito complessivo è assunto al netto del reddito dell’unità immobiliare adibita ad abitazione principale”.
Le critiche dei sindacati
Intanto i sindacati si ribellano, sollevando già le prime critiche alla misura. Secondo la Cida, confederazione sindacale che rappresenta dirigenti, quadri e alte professionalità del pubblico e del privato, la stretta fiscale contenuta nella nuova Manovra andrà a penalizzare soprattutto il ceto medio. “Questi tagli”, si legge in una nota, “rischiano di impattare negativamente proprio su quelle poche famiglie e lavoratori che con i loro redditi contribuiscono alla sostenibilità del sistema, pagando le tasse, finanziando il welfare, sostenendo l’economia. Senza una visione a lungo termine che tenga conto delle diverse realtà economiche e professionali, finiremo per far passare un messaggio depressivo: vale a dire, che in questo Paese non conviene eccellere, non conviene impegnarsi, non conviene produrre”.
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E le criticità non finiscono qui. “I nuovi tagli ai massimali delle detrazioni”, continua infatti Stefano Cuzzilla, presidente Cida, “si aggiungerebbero a quelli che già oggi colpiscono le fasce reddituali superiori. È un refrain che si ripete ogni volta. Non si può attingere sempre dai soliti noti senza restituire loro né servizi né agevolazioni”. La conclusione dello sfogo è quindi un appello al Governo, “affinché la Legge di Bilancio trovi soluzioni che garantiscano una maggiore equità e sostenibilità”. Ma è improbabile, a questo punto, che Meloni e colleghi si lascino convincere. Questa è la Manovra che hanno presentato agli italiani. Agli italiani, ora, non resta che farci i conti.