Manovra 2025, i piani del Governo
Settembre è il mese della verità. Il Governo Meloni è atteso al varco per la definizione della Manovra di Bilancio 2025. Dovrà tra l’altro presentare un Piano strutturale di bilancio all’Ue, che si preannuncia più rigido (le regole di Bruxelles sono cambiate) e con coperture di conseguenza molto più difficili. Quindi urgono scelte scomode, motivo per cui l’esecutivo starebbe valutando una stretta su detrazioni, bonus al momento in vigore e altre garanzie.
E il Governo dovrà fare in fretta, perché appena dopo la metà di settembre è previsto l’invio del Piano Strutturale a Bruxelles. Contestualmente il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, dovrà presentare il progetto anche in Consiglio dei ministri, e infine il Parlamento avrà bisogno di almeno 10 giorni per esaminare il testo, dare il via alle audizioni e fornire un parere definitivo. Insomma, i tempi sono stretti e le decisioni da prendere complesse. In questi giorni, da qui a fine settembre, si giocherà gran parte della credibilità di un esecutivo già minato da scandali poco dignitosi e da una reputazione traballante in Europa.
La revisione di incentivi e agevolazioni
Il primo punto allo studio è la revisione di agevolazioni e incentivi. Le nuove rigidità Ue impediscono il ricorso alle “una tantum”, ma anche alla riprogrammazione della spesa per il cofinanziamento dei fondi europei. Bisognerà quindi trovare la formula magica per rifinanziare almeno i 18 miliardi di interventi e bonus previsti per il 2024 e attualmente in scadenza. Da qui, l’idea di rivedere agevolazioni, incentivi, e probabilmente dire stop ai “bonus a pioggia”.
I fronti di intervento più probabili riguardano le detrazioni e deduzioni fiscali, le garanzie pubbliche e i crediti di imposta. In ambito fiscale, ad esempio, potrebbero essere ridotti i tetti di reddito al di sopra dei quali deduzioni e detrazioni scendono e poi si annullano. Ma si prevede anche una revisione dei bonus (costosissimi) attualmente destinati alle ristrutturazioni edilizie. Al vaglio anche le garanzie pubbliche alle imprese, che hanno assorbito fin troppe risorse e rischiano di finire in soffitta. Ed è quasi sicuro il rifinanziamento del fondo di garanzia per la prima casa. Ma per tutte le altre garanzie standard potrebbero esserci sorprese (non in senso positivo).
Stando invece a quanto ribadito dalla Premier (e anche da Giorgetti) la Manovra 2025 dovrebbe confermare assolutamente, ancora per un anno, il taglio del cuneo fiscale e degli sgravi Irpef per i redditi più bassi. È un cavallo di battaglia dell’esecutivo, questo. Quindi le promesse vanno mantenute a tutti i costi. Resta da vedere da dove pioveranno i soldi che servono.
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Le incognite Sanità e flat tax
Oltre alla stretta su bonus e agevolazioni, ci sono altri due punti critici da sciogliere. Primo: la sanità. Come riportato recentemente da Repubblica, Giorgia Meloni avrebbe chiesto al ministro Giorgetti di disegnare una curva della spesa sanitaria al rialzo. In qualche modo, la Premier vuole poter rivendicare che è il suo Governo quello “che ha messo più soldi nella sanità nella storia repubblicana”. Ecco perché a Giorgetti spetta l’ingrato compito di disegnare una curva che salirà gradualmente, seguendo l’orizzonte temporale del Piano strutturale. Ma per ottenere i risultati sperati, il tasso di crescita della spesa sanitaria dovrà essere superiore a quello del Pil nominale. Una bella grana.
C’è infine il capitolo flat tax. Per la Manovra in arrivo, si pensa di estendere la flat tax portando la soglia per le partite Iva da 85 a 100mila euro. O almeno, queste sono le richieste dell’alleato bizzoso Matteo Salvini. Che pretende anche che la tassa piatta, al 15%, venga applicata agli straordinari. Tra rigidità europee e pressioni interne, sta insomma al capo del Governo trovare un compromesso che accontenti tutti e non scontenti (quasi) nessuno. Molto più facile a dirsi che a farsi.