Nuovi poveri in Italia: arriva la fotografia dell’Istat. Secondo gli ultimi dati disponibili (2023), nel nostro Paese ci sono 2,2 milioni di disoccupati, 6,6 milioni di lavoratori poveri e 5 milioni di italiani in povertà assoluta. Stando a queste statistiche sono ben 14 su 59,1 milioni i poveri nel nostro Paese, anche se sembrano passare inosservati. Qual è la situazione e chi sono i nuovi poveri in Italia?
Cosa sono i nuovi poveri in Italia
Il termine nuovi poveri in Italia definisce persone che non erano in queste condizioni solo fino a 10 anni fa e che, invece, oggi si ritrovano ad affrontare una condizione di disagio sociale con l’aggravante di non poterne parlare. Infatti, l’ente di statistica italiano ha certificato la rottura dell’ascensore sociale nel 2022.
Se prima del 1990 chi entrava nel mondo del lavoro poteva ambire a guadagnare più dei propri genitori, oggi questo non è più possibile, anzi. Ci si ritrova a fare i conti con stipendi fermi e più bassi rispetto ai propri genitori, senza contare lo spettro dell’inflazione.
Quali sono le cause che comportano la presenza dei nuovi poveri in Italia? Le statistiche riscontrate hanno messo in evidenza che:
- il 59% di cittadini italiani è povero. Il dato sale al Sud, dove la media arriva al 66%, ma ora le distanze tra Nord e Sud si accorciano, complice anche l’aumento dell’inflazione del 2022, con una disparità di soli due punti percentuali tra Nord e Sud;
- il 48% dei poveri sta peggio di come si trovava nella famiglia di provenienza (anche se povera), soprattutto se il titolo di studio è basso;
- l’ascensore sociale è rotto dal 2005, per cui anche chi vuole migliorare la propria condizione si ritrova con l’assenza di ruoli apicali nelle aziende e un’aspettativa di vita migliore dopo 5 generazioni (la media europea è di 2 generazioni).
Oltre a questi fenomeni, c’è da tenere conto del gap generazionale, che impedisce di fatto a chi cerca un’opportunità di procedere nella carriera e a cercare dei bonus o dei sussidi che possano venire incontro alle esigenze più stringenti.
Quando si è considerati nuovi poveri in Italia
Ci sono due metodi statistici che consentono di capire quando si rientra tra i nuovi poveri in Italia. Il primo è il metodo Istat, che si basa sul reddito. L’ufficio di statistica identifica un paniere di prodotti indispensabili e ne stima un prezzo medio.
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Poi l’ente valuta quante sono le persone del nucleo familiare da prendere in considerazione ed effettua un calcolo basato sul reddito. Così chi ha una soglia di reddito più bassa di quella stimata si trova in condizione di povertà.
Il secondo metodo statistico è dell’Eurostat fa un ulteriore salto di qualità perché tiene conto della deprivazione materiale. Infatti, si devono valutare anche i casi in cui una famiglia riesce a sopravvivere, ma ha bisogno di bonus e incentivi per riuscirci.
L’esclusione sociale consente di evidenziare il disagio, così chi fa ricerca è più accurato nel realizzare le statistiche e i sistemi di welfare per aiutare chi ne ha davvero bisogno.
Chi sono i nuovi poveri in Italia al giorno d’oggi
Le recenti statistiche nazionali e internazionali prendono in considerazione 3 tipi di povertà in Italia:
- i disoccupati. Parliamo di cittadini che non trovano lavoro per titolo di studio basso o per provenienza da famiglie povere. Il decreto ministeriale del 13 dicembre 2023 e la successiva circolare n.105 del 16 dicembre dell’Inps hanno definito:
- occupabili, cioè cittadini dai 18 ai 59 anni senza minorenni o persone diversamente abili, o ancora appartenenti a famiglie non prese in carico dai servizi sociali;
- inoccupabili che hanno diritto all’assegno di inclusione, con all’interno del nucleo familiare:
- un minorenne;
- una persona di almeno 60 anni;
- un parente con disabilità;
- in condizioni di svantaggio socio-economico;
- un ISEE massimo di 9.360 euro, che scende a 7.560 euro con una persona over 67, oppure con una disabilità grave;
- i professionisti nuovi poveri. Sono cittadini italiani che hanno studiato, ma non riescono a trovare un lavoro con uno stipendio adeguato ai loro titoli e alle loro competenze in CV. Infatti pagano lo scotto delle diverse crisi economiche che si sono succedute nel tempo, quali:
- la crisi del 2008, evidenziata già da Eurostat l’anno precedente, grazie a un metodo non basato sul reddito per il riconoscimento dei nuovi poveri in Italia;
- la crisi legata al Covid, che ha colpito alcune professioni specifiche (come la ristorazione e il turismo, solo per fare due esempi concreti);
- l’aumento dell’inflazione legato alla crisi delle materie prime energetiche del 2022, che ha aumentato le criticità già in essere;
- i cittadini in povertà assoluta. Sono persone che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena, nonostante eventuali aiuti e incentivi.
Nuovi poveri in Italia, la situazione dei laureati e del gap generazionale
Nell’ambito del mercato del lavoro non sfugge la condizione dei giovani in età lavorativa, dai 15 ai 34 anni. L’Agenzia della Gioventù ha pubblicato il rapporto “Giovani 2024: Bilancio di una Generazione” con il Consiglio Nazionale dei Giovani, evidenziando alcuni dati:
- gli under 35 scendono del 21% negli ultimi 20 anni;
- la fuga dei cervelli – cioè i giovani laureati che scelgono di lasciare l’Italia – aumenta del 281% dal 2011 al 2021;
- il 41% dei giovani in esame vive una condizione di precarietà e incertezza nel mondo del lavoro;
- il potere d’acquisto dei giovani è più basso dell’1,7% nel privato e del 7,5% nel pubblico dal 2018 al 2023 (ultimi dati disponibili) per via dell’inflazione;
- i giovani guadagnano in media 15.616 euro, rispetto ai 22.839 euro di media nel privato.
In questo contesto secondo l’Agenzia è importante creare una politica che migliori le prospettive di lavoro dei giovani, anche attraverso una maggiore comunicabilità tra mondo del lavoro e ambito accademico. Serve un mercato più stabile e inclusivo, un valore in più – anche economico – alle competenze acquisite e un dialogo tra generazioni che per ora non sembra esserci.
Eppure in Italia il lavoro c’è, come dimostra un articolo de IlSole24Ore, che evidenzia 10 ruoli disponibili in tutta Italia che non si riescono a trovare:
- carpentieri;
- escavatoristi;
- autisti di mezzi pubblici;
- carpentieri;
- responsabili di cantiere;
- macchinisti;
- meccanici;
- tecnici ferroviari;
- esperti di Intelligenza Artificiale;
- impiantisti elettrici.
I nuovi poveri in Italia non trovano lavoro anche per via delle competenze altamente specialistiche necessarie per questi ruoli. Così, per assurdo, chi è qualificato non ha le competenze richieste dal mercato, ma altre, e rischia di restare indietro.
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