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Otto per mille, Chiesa più povera?

Per la prima volta le donazioni alla Chiesa scendono sotto il miliardo di euro. Crescono invece le preferenze per lo Stato. Ecco come verranno spesi i soldi.

di Tommaso Pietrangelo
17 Luglio 2024
in Attualità
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Otto per mille, Chiesa sempre più povera e con poche risorse? Scendono ancora le donazioni destinate alla Chiesa, e per la prima volta si attestano sotto il miliardo di euro. È un record in negativo che dimostra innanzitutto la perdita di “appeal” (e pure fiducia) nei confronti della Conferenza Episcopale Italiana. Ma la Chiesa Cattolica resta saldamente in cima alle preferenze dei contribuenti che scelgono di barrare la casella dell’Otto per mille. Lo Stato italiano, invece, è la seconda scelta, anche se in netta crescita nelle preferenze: nel 2024 incasserà 340,32 milioni di euro, cioè il 25,62% del totale delle assegnazioni. Vediamo di seguito tutti i dettagli e come verranno spesi i soldi donati dai contribuenti.

Sommario

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  • Otto per mille, in calo le donazioni alla Chiesa
  • Il flop Cattolico e le altre confessioni religiose
  • Cosa incassa lo Stato italiano
  • Dove andranno a finire le quote statali
  • Stato e Chiesa, chi vince e chi no

Otto per mille, in calo le donazioni alla Chiesa

Succede anche alla Chiesa Cattolica, di perdere consensi. E infatti il Tesoro ha reso nota la ripartizione dell’Otto per mille nel 2024, con notizie non buonissime per i vescovi. Per la prima volta scendono sotto il miliardo di euro le donazioni riservate alla Chiesa, anche se questa rimane decisamente in testa alle preferenze. Su un totale di 1 miliardo e 320 mila euro (circa) derivanti dall’Otto per mille Irpef – distribuiti nel 2024 ma relativi al 2020 – poco più di 990 milioni sono finiti nelle tasche della massima istituzione Cattolica.

Altri numeri, per capire meglio. Nel 2020 i contribuenti totali dell’Otto per mille sono stati 16,77 milioni. Di questi, 11,8 milioni hanno barrato la casella in favore della Chiesa di Roma. Insomma, la Chiesa si è presa il 68,59% dei fondi totali destinati all’Otto per mille. Che sembra un’enormità, ma è una percentuale in netto calo rispetto al passato. Nella classifica dei destinatari delle donazioni, lo Stato italiano figura in seconda posizione, ma a una distanza siderale dai Cattolici (ha incassato poco più di 300 milioni). Poi, a ruota, altre confessioni religiose meno gettonate.

Il flop Cattolico e le altre confessioni religiose

Mettendo da parte per un attimo lo Stato (ce ne occupiamo più sotto), è bene analizzare per filo e per segno dove sono andati a finire i soldi donati dai contribuenti italiani. La Chiesa Cattolica, dicevamo. Un conguaglio di 409,46 milioni di euro è finito nelle casse della Conferenza Episcopale Italiana (Cei), a cui si aggiungono automaticamente 581,5 milioni di euro per le scelte non espresse. Totale esatto: 990,9 milioni di euro. Però nel 2019 la raccolta dell’Otto per mille aveva fruttato alla Chiesa 1 miliardo e 39 milioni, e l’anno prima addirittura 1 miliardo e 91 milioni.

Quindi il trend cala, lento ma inesorabile. Sarà che l’italiano medio è più povero, e gli stipendi non salgo con l’inflazione. Oppure sarà che il numero di credenti in Italia si erode piano piano, oppure che chi crede, in fondo, è sempre meno disposto a regalare il suo Otto per mille alla Chiesa. Sorvolando su queste valutazioni, vanno registrate però le donazioni in favore di altre confessioni religiose. Alla Chiesa Evangelica Valdese finiscono 40,36 milioni di euro, il 3,04% del totale, donati da 480,8 mila persone. Segue l’Unione Buddhista Italiana, che si prende l’1,05% delle risorse totali, cioè poco più di 14 milioni di euro. 6,5 milioni di euro vanno invece nelle tasche dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakka. E infine, tra i riceventi illustri, figura anche l’Unione delle Comunità Ebraiche italiane con 4,3 milioni di euro (quindi lo 0,33% del totale).

Cosa incassa lo Stato italiano

Tra i vari beneficiari di stampo religioso, si insinua lo Stato italiano. Che infatti risulta al secondo posto nelle donazioni dell’Otto per mille. Con 4,02 milioni di preferenze da parte dei contribuenti. In particolare, si contano 193,6 milioni di euro derivanti dalle scelte espresse, mentre altri 200,69 milioni di euro vengono da quelle non espresse. Il totale fa 340,32 milioni di euro, pari al 25,62% delle assegnazioni complessive. Certo, è comunque quasi un terzo di quanto destinato alla Chiesa Cattolica. Ma il dato rilevante è la crescita, non il numero assoluto.


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Difatti le donazioni in favore dello Stato sono cresciute, in concomitanza proprio con il calo registrato dalla Chiesa di Roma. Chiariamo, non è detto che questo trend significhi maggiore fiducia nello Stato, da parte dei cittadini, o minore verso le istituzioni religiose. Ma è comunque un fatto notevole da registrare. Così come è evidente che la maggioranza dei contribuenti continua a non voler esprimere esplicitamente la destinazione del proprio Otto per mille. Su 41 milioni di contribuenti, il 58,68% non ha indicato un beneficiario.

Dove andranno a finire le quote statali

Quindi lo stato si porta a casa una bella fetta di Otto per mille. 340 milioni di euro che andranno spesi e ripartiti, per legge, tra le cinque tipologie di intervento previste dal decreto del presidente della Repubblica 76/1998:

  • Contrasto alla fame nel mondo
  • Assistenza ai rifugiati
  • Interventi per le calamità naturali
  • Conservazione dei beni culturali
  • Ristrutturazione di immobili scolastici

A questi ambiti di spesa, nel 2024 si aggiunge una novità voluta dal Governo Meloni. Con approvazione (in via preliminare) da parte del cdm del 24 maggio scorso, i fondi donati con l’Otto per mille andranno anche al “recupero dalle tossicodipendenze e dalle altre dipendenze patologiche”. Ma c’è anche un obbligo stringente per il Presidente del Consiglio in carica: dovrà infatti deliberare, entro il 30 novembre di ogni anno, la destinazione delle “risorse relative alle scelte non espresse” tra le sei tipologie di cui sopra. Quindi si spera che tutto sia tracciato e rendicontato a dovere. E almeno si saprà dove vanno a finire (in parte) i soldi dei contribuenti.

Stato e Chiesa, chi vince e chi no

Le conclusioni potrebbero essere diverse. Ad esempio, che in uno stato laico ma di tradizione super-cattolica, è normale che al primo posto dell’Otto per mille si attesti la Chiesa. Ma è meno atteso il calo di questi ultimi anni, questo sì. E allora si potrebbe leggere un trend preoccupante per vescovi e Cei tutta, a meno che il motivo non sia da ricercare nelle condizioni economiche del Paese, o anche in una crescente pigrizia collettiva. In fondo, barrare la casella dell’Otto per mille è molto più faticoso rispetto all’alternativa, cioè non barrarla.

È un discorso simile a quello che si può fare per il voto. In Italia vince l’astensionismo, che aumenta a ogni tornata elettorale. Perché allora non dovrebbe vincere una diffusa mancanza di interesse verso le donazioni dell’Otto per mille? Come se scegliere a chi dare i soldi non fosse così rilevante, dopotutto. Tanto sono soldi “persi”, donati, non ne abbiamo responsabilità. Quanto a quello che riceve lo Stato, nel caso uno decida di donare a questo e non alla Chiesa, almeno rincuora che le destinazioni d’uso dei soldi siano ben definite. E anche che il Presidente del Consiglio sia vincolato a una certa trasparenza (sulla carta).

Ma il punto vero è un altro. Tra Chiesa e Stato, sull’Otto per mille non vince la prima e non perde il secondo. Anche se il secondo cresce e la prima cala nelle donazioni. Chi perde è invece il popolo italiano, che lascia sempre fare agli altri. Girandosi dall’altra parte. Rifiutandosi di scegliere.

Tags: 2024chiesaotto per mille
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