La questione dei pagamenti in contanti sta diventando spinosa, in Italia e nel mondo. Se in alcune parti del mondo pagare con carta è pressoché un obbligo, (quanto meno “morale”, se non vuoi farti lanciare occhiatacce dai venditori) in Italia questa consuetudine stenda a diffondersi.
Il mondo si divide: se alcuni sono assolutamente propensi ad abbandonare il contante, altri invece si trovano in difficoltà nel fronteggiare la possibilità di dover dire addio alle banconote. E c’è già chi corre ai ripari, come la Slovacchia.
Pagamenti in contanti: la Slovacchia gioca d’anticipo
La Slovacchia gioca d’anticipo e corre ai ripari: per evitare che l‘era dei pagamenti digitali diventi presto una realtà legislativa, ha deciso di introdurre in Costituzione un nuovo emendamento: quello di pagare in contanti è un diritto, e nessun negoziante può rifiutarsi di incassare il pagamento.
Si tratta di una norma emanata la scorsa settimana, con l’approvazione di 111 parlamentari. Nel futuro di Bruxelles e dell’Unione Europea, infatti, viene agitato lo spettro di un possibile percorso verso un’era dei pagamenti totalmente digitalizzati. Così, il partito nazionalista Sme Rodina, (letteralmente “Siamo una famiglia”), ha presentato l’emendamento in questione. Sme Rodina è un partito allineato al gruppo Identità e Democrazia, cui in Italia aderisce anche la Lega.
“È molto importante che ci sia una disposizione nella Costituzione sulla base della quale possiamo difenderci in futuro da qualsiasi ordine dall’esterno, affermando che ci può essere solo euro digitale e nessun’altra opzione di pagamento”. Così ha detto in un dibattito parlamentare il deputato Miloš Svrček, tra gli autori della legge.
Ma quale è davvero il futuro dei contanti, e perché la Slovacchia è corsa ai ripari così velocemente? Semplice eccesso di zelo, o reale pericolo dell’obbligo del pagamento digitale?
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Pagamenti in contanti: Bruxelles smentisce
Bruxelles smentisce che nel prossimo futuro possa davvero esserci in gioco l’imposizione di pagamenti digitali. Se da un lato la sua proposta dell‘Euro digitale verrà lanciata il 28 giugno nella prossima Commissione Europea, dall’altro esclude che possa diventare mezzo unico col quale effettuare pagamenti. Anzi, semmai, potrebbe essere un metodo “supplementare al contante”, ma non volto alla sua sostituzione.
Ma per gli esponenti di Sme Rodina, invece, si tratta del contrario. Complotto? Così trasparirebbe dalle loro parole: “Potrebbe essere inizialmente venduto come alternativa, ma gradualmente diventerà evidente che può essere solo esclusivo”, ne è convinto il deputato liberale Marián Viskupič.
“Controllati tramite i pagamenti”
Per i deputati slovacchi, il pagamenti digitale sarebbe un mezzo per poter esercitare un controllo sulle vite dei cittadini europei. Testualmente: “Il monitoraggio dell’intera vita di una persona da parte della Bce”.
Le visioni dei parlamentari potrebbero risultare forse un po’ troppo esagerate, ma c’è da dire che le loro teorie trovano l’appoggio anche dei parlamentari di estrema destra, tant’è che l’emendamento è stato approvato.
I pagamenti digitali tutelano i negozianti
Il pagamento digitale era volto a tutelare negozianti preoccupati da rapine o dai germi presenti su banconote e monete. Però, tale tutela in un certo senso è avvenuta col sacrificio dei diritti altrui. Gli esperti sostengono infatti che le norme sui pagamenti digitali abbiano indebolito il diritto di pagamento in contanti, specie alla luce del fatto che in precedenza la BCE, invece, aveva limitato il rifiuto di pagamenti in contanti relativamente ai soli motivi legali.
Gradualmente, invece, Bruxelles ha allargato il novero delle possibilità di rifiuto del contante, concedendo sempre più margini ai negozianti, che, ad esempio, per legge possono rifiutare il contante quando non in possesso di resto.
Insomma, stiamo davvero andando verso una digitalizzazione reale ed integrale del denaro, o la posizione della Slovacchia appare un po’ troppo estrema?