Pagamenti pensioni ottobre 2024: ecco quando verrà pagata la pensione di ottobre. Mentre il Governo pensa a come trovare la quadra e fare i conti con i Bilanci, il tema delle pensioni si prospetta tra i più caldi del 2025.
Sul tavolo delle proposte, vi è il possibile blocco della perequazione automatica per le pensioni superiori a quattro volte il trattamento minimo, un intervento che andrebbe a colpire le pensioni che superano la soglia minima di circa 1.600 euro netti. In attesa di novità, vediamo il calendario delle pensioni di ottobre 2024.
Pagamenti pensioni ottobre 2024: il calendario
Il calendario dei pagamenti delle pensioni di ottobre 2024 parte il 1° ottobre. Per coloro che ricevono la pensione su conto corrente bancario, le pensioni vengono erogate il 1° ottobre indipendentemente dal cognome.
Discorso diverso vale per le pensioni in Posta, che invece vengono erogate secondo il solito ordine alfabetico, stilato come segue:
- Lunedì 1 ottobre: cognomi A – B
- Martedì 2 ottobre: cognomi C – D
- Mercoledì 3 ottobre: cognomi E – K
- Giovedì 4 ottobre: cognomi L – O
- Venerdì 5 ottobre: cognomi P – R
- Sabato 6 ottobre (solo mattina): cognomi S – Z.
Novità pensioni: le prossime mosse del governo
La perequazione delle pensioni è dietro l’angolo, ma l’opposizione grida all’inaccettabilità. Recuperare il buco di un miliardo riducendo le pensioni, (e non parliamo di quelle “d’oro” ma di quelle di appena 1650 euro al mese) è inaccettabile secondo Cgil. Dopo i tagli alle pensioni di agosto, ora un’altra stangata potrebbe essere in arrivo sui pensionati.
Secondo l’analisi del Dipartimento Previdenza della Cgil e dello Spi, gli effetti sarebbero infatti pesanti: nel triennio 2023-2025, una pensione che nel 2022 era di 1.732 euro netti subirebbe una riduzione complessiva di 968 euro; una pensione netta di 2.029 euro vedrebbe una perdita di 3.571 euro, mentre per una pensione di 2.337 euro la riduzione sarebbe di 4.487 euro.
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Chi percepisce una pensione netta di 2.646 euro vedrebbe una perdita totale di 4.534 euro. Per queste ragioni, La Cgil e lo Spi definiscono questi tagli come “un’inaccettabile sottrazione di reddito frutto di anni di contribuzione”.
La nuova riduzione, come se non bastasse, si aggiungerebbe ai circa 10 miliardi già tagliati negli anni precedenti. “Si tratta di perdite enormi che si accumulano nel tempo e non sono più recuperabili”, spiegano Lara Ghigione della Cgil e Lorenzo Mazzoli dello Spi, esprimendo forte preoccupazione. “Le proposte emerse nelle ultime settimane destano grande preoccupazione. I nuovi tagli previsti per il 2025 comporteranno una perdita economica per migliaia di pensionati, ed è inaccettabile”.