Pagamento in natura, che cos’è
La terminologia pagamento in natura fa riferimento a tutti i compensi, non sotto forma di denaro, che un lavoratore dipendente riceve per contratto. Si tratta quindi di diversi beni e servizi, erogati dall’azienda come forma complementare (non sostitutiva) rispetto alla classica retribuzione. In Italia il pagamento in natura è piuttosto diffuso, in particolare all’interno delle aziende di grandi dimensioni, che sono in grado di fornire servizi vantaggiosi.
Ma quali sono, in sostanza, le forme più comuni di pagamento in natura? Ecco due esempi tra i più diffusi:
- L’auto aziendale, che permette al dipendente di spostarsi da casa a lavoro senza che questo si rifletta sulle sue spese personali. In più, è un incentivo a recarsi fisicamente in azienda
- Il pasto aziendale, fornito tramite buoni pasto o mense aziendali. Si tratta di un benefit tangibile che aiuta il lavoratore a risparmiare.
Nelle aziende Big Tech, tuttavia, si stanno diffondendo da anni anche forme più “particolari” di retribuzione in natura. Vediamone alcune:
- L’accesso a palestre o centri benessere
- Master o corsi di lingue
- Contributi per la formazione continua
- Servizi di baby-sitting o asili nido aziendali
Si tratta, in sostanza, di pagamenti non immediatamente tangibili, che però costituiscono un enorme valore aggiunto per i dipendenti. I pagamenti in natura favoriscono l’equilibrio casa-lavoro, la crescita personale, così come il mantenimento di un’ottima salute mentale e fisica. In più, va sottolineato, le aziende che forniscono retribuzioni in natura ai dipendenti riescono (spesso) a creare ambienti di lavoro migliori, più coinvolgenti, dove sentirsi davvero a proprio agio.
Come si riceve il pagamento in natura in busta paga
Come si riceve e come viene valutato il pagamento in natura? Come influenza il netto percettibile dal dipendente? Per rispondere a queste domande, e quindi per capire come includere i pagamenti in natura nella busta paga, occorre innanzitutto determinare il valore esatto del benefit “non tangibile” che viene erogato al lavoratore. Nel caso dei buoni pasto, il più semplice, la quantificazione del valore è ovviamente facile da calcolare. Ma altro discorso sono i benefici come l’auto aziendale (da non confondere con il rimborso chilometrico). In questa casistica, infatti, è necessario tenere conto dei costi del carburante, della manutenzione, della svalutazione, dell’assicurazione auto, e di numerose altre variabili che entrano in gioco.
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Una volta determinato, di concerto col datore di lavoro, il valore dei pagamenti in natura, questo può essere inserito in busta paga, e farà parte del suo reddito imponibile. Quindi, anche se il lavoratore non riceve tecnicamente somme di denaro, il valore dei compensi in natura verrà considerato ugualmente nel calcolo delle tasse e dei contributi previdenziali.
La differenza tra pagamento in natura e fringe benefit
Anche se pagamento in natura e fringe benefit sono spesso considerati concetti equivalenti, esistono differenze sostanziali. I fringe benefit (o benefit aziendali) sono vantaggi, cioè incentivi forniti da un’azienda ai propri dipendenti in aggiunta alla retribuzione normale. Ad esempio:
- Assicurazione sanitaria
- Servizi di formazione e sviluppo
- Contributi pensionistici
- Agevolazioni per l’acquisto di beni o servizi
Il pagamento in natura, invece, è una forma di retribuzione che il lavoratore dipendente riceve in aggiunta o in sostituzione della retribuzione normale. Di simile, tra i due concetti, c’è però che entrambe le forme di compensazione hanno implicazioni fiscali, per cui devono essere riportare in maniera corretta all’interno della busta paga.