Pensioni 2025: quali novità in programma? In attesa che il 20 settembre 2024 arrivi il termine per l’invio a Bruxelles del piano di riduzione del debito italiano, il governo pensa a come piazzare il campo pensioni, opzione donna e Ape sociale in modo da non andare a gravare sul bilancio più del dovuto.
Il 30 agosto, è previsto un vertice tra i leader del centrodestra. Intanto, vediamo le prime indiscrezioni trapelate in materia di pensioni.
Pensioni 2025: verso la morsa sulle pensioni anticipate
Si va quasi certamente verso una versione “light” delle pensioni anticipate. Già lo scorso anno, complice anche una natalità che ha raggiunto il punto più basso da decenni, Giorgetti aveva affermato: “con questa denatalità impossibile pensare ad aumentare la spesa pensionistica”.
La conseguenza immediata, dunque, è quella di procedere a una drastica riduzione dell’anticipo delle pensioni, e per farlo è necessario incentivare le uscite tramite dei bonus. Tuttavia, tali bonus saranno fruibili solo da poche categorie, tra cui, trapela, quella delle forze armate.
E se sa un lato c’è chi ripropone Quota 41, come il sottosegretario leghista Durigon, il MEF frena gli entusiasmi, visti i costi esosi che la misura avrebbe. Dello stesso parere anche Forza Italia, che si oppone all’introduzione di nuove quote e propone invece un adeguamento delle pensioni minime.
L’obiettivo è quello, in sostanza, di creare obiettivi in continuità con quelli già presenti, secondo quanto voluto dal bonus Maroni, che incentiva la presenza sul lavoro, come si è già fatto per i medici.
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La decisione più saggia appare al momento la revisione del meccanismo di indicizzazione delle pensioni all’inflazione, cercando almeno di tutelare le pensioni più basse: gli assegni più bassi (fino a 4 volte il minimo) andrebbero ancora a essere garantiti nella loro rivalutazione integrale.
Pensioni e TFR
Sempre di Durigon l’idea di destinare il 25% del TFR ai fondi pensione, in cambio di una copertura previdenziale aggiuntiva ai giovani.
Tale proposta è stata accolta con entusiasmo anche dal sottosegretario all’Economia Federico Freni, anche se sul tavolo vi è una percentuale ribassata, non già del 25% ma tra il 5% ed il 10%. , che soggiace a un meccanismo semi-obbligatorio, così da evitare problemi di costituzionalità (che in caso di obbligatorietà totale andrebbero a sorgere). Il governo potrebbe discutere a settembre di tale tema, in un meeting con i sindacati.