Pensioni 2026: il grande bluff, addio riforma e via libera a Quota 43

Redazione

10 Ottobre 2025

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La legge di Bilancio 2026 nasce sotto il segno della prudenza: con appena 15 miliardi a disposizione e il vincolo europeo del deficit al 3%, il Governo Meloni ha scelto il rigore fiscale come parola d’ordine. La priorità resta salvaguardare la credibilità internazionale e fermare la procedura d’infrazione UE, sacrificando però la riforma delle pensioni e molte aspettative dei cittadini. Vediamo i dettagli.

Pensioni 2026, il grande bluff della Manovra

Nel dibattito in corso sulla Manovra, la questione delle pensioni è stata spesso agitata come bandiera dalle forze politiche di maggioranza. La Lega, in particolare, aveva fatto pressioni per superare la legge Fornero e introdurre la cosiddetta “Quota 41 per tutti“, una svolta radicale verso una maggiore flessibilità. Eppure, il Governo non ha mai strizzato l’occhio a questa soluzione. Fin dall’insediamento, Meloni si è mostrata cauta su qualsiasi revisione degli anni di contributi o aumento degli assegni minimi.

Solo la necessità di intervenire per fermare l’aumento automatico dell’età pensionabile ha imposto uno sguardo pratico alla questione. Dal 2027, infatti, scatterà un aumento di 3 mesi per i requisiti di uscita dal lavoro, una situazione difficilmente sostenibile per molti. Tuttavia, anche qui la risposta del Governo è stata parziale e non rappresenta una vera riforma: l’aumento sarà bloccato solo per chi ha già compiuto i 64 anni, lasciando gran parte degli italiani – circa il 90% di chi accede alla pensione anticipata – a mani vuote.

Quota 43, nuovi requisiti e una pensione sempre più lontana

E non è tutto. Perché non solo la tanto auspicata Quota 41 per tutti non verrà introdotta, ma si andrà addirittura verso un inasprimento dei criteri. Dal 2027, per andare in pensione anticipata prima dei 64 anni saranno necessari ben 43 anni e un mese di contributi per gli uomini e 42 anni e un mese per le donne. Chi supera i 64 anni di età manterrà invece la soglia attuale di 42 anni e 10 mesi (uno in meno per le donne).

Questo cambio di rotta crea confusione e sconforto per un’ampia fascia di lavoratori, che speravano in una pensione più accessibile. E il messaggio è chiaro: chi vuole lasciare il lavoro dovrà attendere più a lungo, accontentandosi di poche opzioni di uscita anticipata.

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Le alternative rimanenti: Ape Sociale, Quota 103 e Opzione Donna

Nel quadro degli interventi confermati, la ministra Marina Elvira Calderone ha chiesto la prosecuzione di alcune misure di flessibilità: Quota 103, l’Ape Sociale e Opzione Donna dovrebbero restare operative anche nel 2026. Saranno quindi l’unica alternativa concreta alle regole imposte dalla Legge Fornero.


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Cittadini delusi e nuove incognite per il sistema previdenziale

La mancanza di una vera riforma rischia di lasciare sul campo una generazione di lavoratori disillusi, che vede allungarsi ancora i tempi di uscita dal mondo del lavoro. Molti ‘pensionandi’ si aspettavano una svolta, dopo anni di annunci e dibattiti sulla necessità di cambiare il sistema Fornero. Il risultato, invece, è una conferma delle rigidità e un ulteriore inasprimento delle regole, che costringerà molti a lavorare più a lungo o a rinunciare a opzioni di uscita anticipata.

In sintesi, la legge di Bilancio 2026 segna una resa sulle pensioni: niente riforme, requisiti più alti e opportunità di uscita dal lavoro sempre meno accessibili. Le risorse sono destinate altrove, e sulla previdenza si punta al minimo indispensabile. Il quadro generale è quindi di stagnazione e aspettative deluse: per chi sogna la pensione, l’attesa si allunga ancora una volta, tra nuove regole più rigide e una flessibilità che resta privilegio per pochi.