Con la legge di Bilancio 2026 alle porte, il tema delle pensioni torna al centro delle discussioni di Governo. L’obiettivo è ambizioso: contenere i costi senza obbligare milioni di italiani a lavorare più a lungo dal 2027. Le strategie che si stanno delineando cercano quindi un equilibrio tra flessibilità e sostenibilità della spesa, muovendosi tra possibili anticipi, uso del TFR e rilancio dei fondi pensione. Vediamo tutti i particolari.
Stop agli anticipi, dati e tendenze INPS
Secondo i dati più recenti dell’INPS, le pensioni anticipate stanno diventando sempre più rare. Nel primo semestre 2025, ne sono state riconosciute meno di 98.000, nettamente in calo rispetto alle oltre 118.000 dello stesso periodo del 2024. Si tratta di una diminuzione significativa che, secondo le proiezioni, sarà ancora più marcata nei mesi a venire, segno di regole più stringenti e di una particolare attenzione ai vincoli di bilancio.
La riduzione delle uscite anticipate fa senza dubbio bene ai conti pubblici, ma aumenta la pressione sociale e la richiesta di maggiore flessibilità in uscita. Non mancano quindi le proposte per trovare nuove vie di equilibrio.
Le ipotesi sul tavolo: età pensionabile congelata e nuove finestre
Tra le idee principali spicca il possibile congelamento dell’aumento dell’età pensionabile, previsto dalla normativa vigente per il biennio 2027-2028. L’attuale legge vorrebbe innalzare di tre mesi il limite di uscita, in base all’incremento dell’aspettativa di vita registrato dall’ISTAT. Il Governo, però, pensa di bloccare questa crescita e, per limitare i costi, sta valutando l’introduzione di “mini-finestre” di 1-2 mesi tra il diritto alla pensione e l’erogazione dell’assegno, così da spalmare meglio la spesa.
La spesa previdenziale in aumento
L’ultimo report dell’Osservatorio INPS mostra che la spesa per le pensioni ha raggiunto i 364 miliardi di euro a fine 2024, con un incremento del 2,5% rispetto all’anno precedente. In particolare, cresce il numero di pensioni di vecchiaia (+14,5%) e di invalidità (+11,8%), mentre le uscite anticipate scendono del 9% e potrebbero calare dell’11% nel 2025.
Le proiezioni a medio-lungo termine sono ancora più impegnative: la spesa potrebbe arrivare a coprire il 15,7% del PIL entro il 2030 e superare il 17% nel 2040, soprattutto per effetto dei cosiddetti “baby boomers”, che andranno in pensione nei prossimi anni. Al momento, l’età media di uscita dal lavoro si attesta a 64,8 anni nel 2024, sette in più rispetto al 1995, e le pensioni assistenziali continuano a salire più delle prestazioni previdenziali.
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Addio a Quota 103, conferme per Opzione Donna e nuove idee per il TFR
Stando alle prime indiscrezioni, Quota 103 sarebbe destinata a scomparire, dato il bassissimo utilizzo. Resta viva invece l’ipotesi di rinnovo — e se possibile miglioramento — delle condizioni per Opzione Donna.
Arriva poi una novità importante: l’idea di permettere anche ai lavoratori con contribuzione mista di accedere alla pensione anticipata a 64 anni, usando il TFR maturato e depositato presso l’INPS per raggiungere la soglia minima prevista. In sostanza, il TFR potrebbe integrare quanto manca per accedere prima all’assegno pensionistico: un’opzione pensata soprattutto per chi ha versato pochi contributi o non dispone di un fondo pensione complementare. Se da un lato i sindacati temono un indebolimento delle garanzie future, dall’altro il Sottosegretario Durigon sottolinea il valore di questa proposta per chi ha avuto carriere discontinue e minori opportunità di risparmio.
Conferma del bonus Maroni-Giorgetti
È probabile anche una proroga del bonus Maroni-Giorgetti, che consente a chi resta al lavoro pur potendo andare in pensione anticipata di ricevere in busta paga l’equivalente dei contributi a proprio carico (9,19% dello stipendio). Lo scopo? Lasciare massima libertà al lavoratore: pensionamento ordinario con incentivo, oppure uscita anticipata, seppure con un assegno più basso.
Fondi pensione: più incentivi per i giovani
Nell’agenda delle riforme non mancano poi misure per promuovere la previdenza complementare, soprattutto tra i giovani under 35, ancora poco coinvolti (solo il 29,9% è iscritto a un fondo pensione). Si pensa di innalzare la soglia di deducibilità dei contributi volontari (ora appena sopra i 5.000 euro), rendendo il risparmio previdenziale più conveniente.
Il pacchetto pensioni 2026 si annuncia quindi ricco di cambiamenti: il Governo punta a salvaguardare i conti, mantenere la flessibilità in uscita ed evitare aumenti automatici dell’età pensionabile, valutando nuove misure anche su TFR e fondi pensione. Tutto resta ancora da definire, però. E le prossime settimane saranno decisive per capire come verrà plasmato il nostro futuro previdenziale