Pensioni anticipate e AUU saranno l’ordine del giorno del vertice di maggioranza del prossimo 30 agosto. In elenco pensioni, assegno unico, cuneo fiscale. Meloni si prepara a mettere un freno alla crisi, ma è già guerra aperta su numerosi punti.
Dalla stretta sulle pensioni all’operazione ‘ceto medio’, per garantire benefici fiscali ad altri 8 milioni di contribuenti. La Manovra 2024 si prepara a importanti modifiche nel nostro sistema fiscale e pensionistico.
Pensioni anticipate: Meloni frena su invalidi e non vedenti
Mettere un freno alle uscite anticipate di invalidi e non vedenti, per evitare che il sistema pensionistico entri in crisi. Questa sarebbe l’idea di Meloni che prevederebbe la riforma della Legge Amato. Invalidi e non vedenti che hanno iniziato a lavorare dal 1° gennaio 1996 non avrebbero più diritto ad accedere alla pensione anticipata.
Una possibilità che già indigna già le associazioni e i sindacati, e che molto probabilmente sarà la prima a essere tagliata fuori dalle possibilità di entrare in vigore, vista la delicatezza della problematica.
Stop anche a Opzione donna e Ape sociale.
Prolungamento delle finestre d’uscita
Prolungate anche le finestre d’uscita di 6-7 mesi per i lavoratori che optano per l’anticipo: ora si salirebbe a 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 mesi per le donne) a prescindere dall’età anagrafica.
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AUU ed i tagli
Fa discutere poi la proposta di Meloni di fare dei tagli all’AUU: eliminare l’assegno da 57 euro (quello per chi non presenta ISEE o ha un ISEE superiore ai 45mila euro), per investire i soldi risparmiati in altri settori.
Bordignon però si dice già scettico, dal momento che per il presidente trevigiano L’AUU ha funzionato bene fino ad ora, e non è una misura da ritoccare.
Anzi, per contro, Bordignon sarebbe a favore dell’aumento dell’AUU per i maggiorenni fino ai 21 anni, che ad oggi invece ricevono l’AUU dimezzato rispetto ai figli minori.
Sì al mantenimento del taglio al cuneo fiscale
Rimane ferma invece la volontà di confermare il taglio del cuneo fiscale per 14 milioni di lavoratori e il mantenimento della riduzione della tassazione prevista dalla delega fiscale.
L’idea sarebbe quella di ridurre l’aliquota intermedia dal 35 al 33% e di rialzare da 50 a 60mila euro del limite del reddito per il secondo scaglione.
Per contro, però, si starebbe anche riflettendo su un ribasso degli assegni pensionistici più elevati, secondo i meccanismi di rivalutazione.