Pensioni statali a 70 anni: mentre il governo si appresta a varare la sua nuova legge di bilancio, che prevede una stangata sulle pensioni di portata non proprio irrilevante, il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo svela un’ipotesi al Corriere: trattenere un numero di dipendenti (limitato) fino a 70 anni. L’adesione è su base volontaria.
Pensioni statali a 70 anni e pensioni minime: le ipotesi sul tavolo
Intanto, nonostante le richieste di Forza Italia, le pensioni minime resterebbero assestate a 630 euro, molto al di sotto delle richieste del partito di spingerle fino ai mille euro.
Ma Meloni ha specificato: “Le pensioni minime sono una delle nostre priorità, in generale le pensioni basse. Abbiamo fatto una rivalutazione al 120% per le pensioni minime, che sono cresciute in modo significativo”,
Ma ciò che più preoccupa è l’ipotesi sul tavolo degli statali al lavoro fino a 70 anni. Ma nel contempo, si pensa già alle future generazioni: “Contiamo di assumere 350mila giovani entro il 2025”, in modo da svecchiare l’organico, che al momento si assesta su un’età media di 49 anni.
Sull’opzione per una pensione ritardata, questa varrà per tutte le amministrazioni, ma solo su base volontaria. L’obiettivo è quello di puntare a un risparmio previdenziale.
Inoltre, Zangrillo ha anche spiegato che: “Proprio in virtù del fatto che stiamo assumendo un numero rilevantissimo di persone e tantissimi giovani, ragioniamo su un rinvio del pensionamento dei dipendenti del comparto sicurezza e difesa, che vanno in pensione a 60anni, mentre tutti gli altri a 65 anni con almeno 42 anni di contributi o a 67 anni. Nel costruire il piano di Bilancio di medio termine settennale, da inserire nella prossima legge di Bilancio, con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti stiamo ragionando di approfondire l’opportunità di trattenimento fino a 3 anni in più”.
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L’assegno unico: forse dei ritocchi
L’assegno unico non verrà tagliato. Contrariamente alle voci di corridoio che agitavano gli spettri dei tagli, si pensa però invece a piccoli ritocchi per le famiglie più benestanti.
Si torna quindi all’ipotesi iniziale, paventata e poi smentita, di qualche giorno fa, quando Repubblica aveva parlato del taglio all’assegno unico per le famiglie più benestanti.
In quel caso, l’ipotesi era stata assolutamente ritenuta infondata, ma ora la tesi di qualche giorno fa sembra ora esseere plausibile, e quindi non più una congettura “fantasiosa”, come definita dalla stessa Meloni.
Sì agli sgravi contributivi per le mamme
Nel 2025 saranno però confermati gli sgravi contributivi per le mamme che lavorano. Tali agevolazioni potrebbero essere estese anche alle lavoratrici autonome.