Percorsi di inclusione sociale e lavorativa: per chi sono obbligatori? I percorsi di inclusione sociale sono per una larga fetta dei percettori ADI un passaggio “obbligato” per continuare a percepire il sussidio. Ma non è così per tutti. Vediamo cosa ha chiarito INPS.
Percorsi di inclusione sociale e lavorativa: la valutazione multidimensionale
I beneficiari ADI vengono convocati dai servizi sociali e devo presentarsi per la valutazione multidimensionale dei “bisogni del nucleo”.
Il beneficiario deve presentarsi ai servizi sociali, in alternativa, decadrà dalla misura. Se non vi è convocazione, è premura del beneficiario presentarsi entro 120 giorni dalla sottoscrizione del PAD, “scaduti i quali l’erogazione del beneficio è sospesa” e sarà riattivata solo dopo l’avvenuto incontro.
Si specifica come l’incontro è necessario per tutti i beneficiari, a prescindere da un loro stato di inabilità al lavoro, per inquadrarlo in categorie specifiche, che nella fattispecie sono 4:
- Obbligo di attivazione lavorativa e sociale
- Facoltà di attivazione lavorativa e sociale (adesione volontaria)
- Fuori scala di equivalenza o lungodegenti SFL
- Obbligo di attivazione sociale e facoltà di attivazione lavorativa
Obbligo di attivazione lavorativa e sociale
Hanno obbligo di attivazione lavorativa e sociale tutti i componenti del nucleo maggiorenni che esercitano la responsabilità genitoriale, non occupati e non impegnati in percorsi di studio, che non abbiano carichi di cura.
In sostanza, si tratta di quelle persone maggiorenni e inoccupate, che NON hanno carichi di cura poiché:
Scarica la nostra app e risparmia con i bonus attivi in Italia:
- non accudiscono disabili
- non accudiscono bambini sotto i 3 anni
- non hanno 3 o più figli minorenni
Esempio: nucleo familiare con 2 genitori e un figlio di 7 anni. Entrambi i genitori sono obbligati a intraprendere percorsi di attivazione lavorativa e sociale.
Patti da sottoscrivere: Patto di Inclusione, Patto di attivazione digitale, Patto di servizio personalizzato
Facoltà di attivazione lavorativa
Hanno invece semplice facoltà di attivazione, e vi aderiscono dunque su base volontaria:
- i componenti affetti da disabilità
- coloro che abbiano più di 60 anni o inseriti in percorsi relativi alla violenza di genere
Patti da sottoscrivere: Patto di inclusione presso i servizi sociali
Patti facoltativi: PAD e Patto di servizio personalizzato
Fuori scala di equivalenza o lungodegenti
In questo caso, si parla di coloro tra i 18 ed i 59 anni, che non hanno carichi di cura e che non sono affetti da disabilità, ma che al contempo non fruiscono dell’ADI perché non calcolati nelle scale. Questi possono, come specifica INPS, chiedere il Supporto per la formazione.
Ad esempio: il figlio maggiorenne di un nucleo familiare che percepisce ADI. Quest’ultimo può richiedere il Supporto per la formazione.
In alternativa, chi non ha intenzione di richiedere SFL, avrà un obbligo di attivazione sociale ma non già lavorativa, come spiegheremo al punto successivo.
Patti da sottoscrivere: nessuno, ma possono chiedere il Supporto per la formazione
Obbligo di attivazione sociale e facoltà di attivazione lavorativa
Fanno parte della categoria in questione:
- I componenti maggiorenni, senza responsabilità genitoriali e senza carichi di cura ma con bisogni speciali;
- componenti affetti da patologie oncologiche;
- titolari di pensione diretta;
- in generale qualsiasi categoria che sia stata identificata come non attivabile al lavoro dai servizi sociali.
Per questi, è obbligatoria la sola attivazione sociale e non già anche quella lavorativa.
Patti da sottoscrivere: Patto di inclusione presso i Servizi Sociali
Patti facoltativi: Patto di servizio personalizzato