Che differenza c’è tra ISEE e quoziente familiare? Il secondo presto sostituirà il primo, e sono ora in tanti a domandarsi quali siano le differenze.
Vediamolo insieme.
ISEE e quoziente familiare: quali differenze?
La decisione viene dal Governo Meloni: sostituire l’ISEE con il quoziente familiare. L’ISEE, come è noto, è un indicatore di situazione economica che permette l’accesso a una serie di bonus, vantaggi e sussidi, ma che però deve essere molto basso perché se ne possa realmente fruire. Senza contare che nell’ISEE si tiene conto anche del patrimonio immobiliare, cosa che inevitabilmente ne fa aumentare il valore.
Viene da sè che solamente i nuclei famigliari a basso reddito possono, tramite ISEE, avvantaggiarsene.
Il quoziente familiare, invece, terrebbe conto in primis unicamente del reddito, senza la situazione patrimoniale immobiliare, quindi da un lato sarebbe teoricamente possibile allargare la platea di persone. Ma dall’altro lato, terrebbe conto anche del numero di componenti: quindi ciò significa che le famiglie più numerose sarebbero avvantaggiate, quelle meno numerose penalizzate.
Quoziente familiare: l’effetto paradosso
Nata anche come misura per incentivare la natalità, il quoziente familiare potrebbe portare a quello che incarna perfettamente l’effetto paradosso: famiglie più numerose, ma con un reddito più alto, avvantaggiate. Coppie senza figli o persone sole, con un reddito più basso, tagliate fuori da eventuali sussidi e benefici. Come? Vediamo degli esempi.
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Esempio 1: famiglia composta da due genitori e 3 figli. Genitori entrambi lavoratori, casa di proprietà. Avendo 3 figli, e non essendo la casa di proprietà considerata come parametro, avrebbero comunque diritto ad accedere ai sussidi.
Esempio 2: famiglia composta da una coppia senza figli, entrambi lavoratori anche qui, con lo stesso reddito della famiglia dell’esempio 1, ma senza figli. Niente casa di proprietà: quindi dovrebbero pagare un affitto. Ma niente sussidi, perché non hanno figli.
Come può questo accadere? E’ semplice: nel quoziente familiare, si sommano i redditi di tutti i familiari e si dividono per il numero di componenti. Più basso è il coefficiente ottenuto, più ovviamente il quoziente si abbassa e dà diritto a sussidi.
All’importo ottenuto, poi, si applicano le aliquote Irpef sul reddito medio della famiglia e si moltiplicano per il numero di componenti della famiglia. Il coefficiente per cui moltiplicare è di:
- 1 per single, per le vedove/i con almeno un figlio a carico
- 1 per ogni figlio successivo al secondo (quindi dal terzo figlio in poi)
- 0,5 per il primo e il secondo figlio
- 0.5 per i genitori single con almeno un figlio a carico;
- 2 per le coppie sposate o che convivono;
- 4 in presenza di figli disabili a carico.
Viene dunque da se come, una famiglia con un reddito annuo di 11miila euro composta da 5 persone, avrebbe un quoziente base di 2200, (sulla cui base aggiungere poi coefficienti e aliquote) . Mentre una famiglia composta da 2 persone, con lo stesso reddito annuo, otterrebbe un quoziente base di 5500.
Ciò vuol dire, logicamente, che i primi avrebbero acceso ai sussidi, i secondi, per il sol fatto di non avere dei figli, rimarrebbero esclusi. Con l’aggravante che nel caso riportato in esempio, i primi hanno casa di proprietà ed i secondi invece no, quindi hanno anche da affrontare una spesa come l’affitto.
Insomma, se per molti potrebbe rappresentare un’ancora di salvataggio, per altre persone, invece, il quoziente familiare rappresenta una temibile stangata.
Ma quando entra in vigore il quoziente familiare? Ancora non si hanno notizie certe in merito. Attendiamo ulteriori risvolti.