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Referendum, cosa cambierebbe per i cittadini stranieri con AUU e ADI

Il referendum sulla cittadinanza, che ha già superato le 500mila firme, potrebbe allargare la platea di percettori ADI e AUU. Ecco come.

di Tommaso Pietrangelo
26 Settembre 2024
in Attualità
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Referendum, ecco cosa cambierebbe per i cittadini stranieri con AUU e ADI. In netto anticipo sui tempi previsti, sono state raggiunte nelle scorse ore le 500mila firme necessarie per convocare il referendum sulla cittadinanza. L’obiettivo è dimezzare da 10 a 5 gli anni necessari ai cittadini stranieri (legalmente residenti nel nostro Paese) per ottenere la cittadinanza italiana. Se la riforma andasse in porto, potrebbe portare anche a un allargamento significato della platea di percettori stranieri di ADI e AUU. Un passo avanti verso l’inclusione e un piccolo smacco per il Governo, che invece avrebbe voluto limitare il numero di percettori ADI, escludendo dalla misura tutti i lavoratori stranieri. Vediamo i dettagli qui sotto.

Sommario

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  • Referendum cittadinanza, superate le 500 mila firme
  • Cosa cambierebbe per gli stranieri con AUU e ADI
  • Le prossime tappe del referendum

Referendum cittadinanza, superate le 500 mila firme

Il termine per raggiungere il quorum era fissato per il 30 settembre 2024. Ma già negli scorsi giorni, un po’ a sorpresa, sono state eguagliate e superate le 500mila firme necessarie. E le adesioni sono state talmente numerose che per i troppi accessi la piattaforma digitale del ministero della Giustizia è andata in tilt. Fondamentale, per mobilitare e sensibilizzare la società civile, è stato il contributo di diversi personaggi del mondo dello spettacolo e della cultura, tra cui Roberto Saviano, Alessandro Barbero, Zerocalcare, Ghali, Dargen D’Amico e Giuliano Sangiorgi. Ma cosa prevede, esattamente, il referendum sulla cittadinanza proposto in questi giorni?

La proposta chiede in sostanza di modificare la legge sulla cittadinanza datata 1992, con lo scopo di ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza necessari per diventare cittadini italiani. Verrebbero così abrogate due piccole parti della norma, cioè quelle che si riferiscono al tempo minimo di residenza sul territorio del nostro Paese. Al momento, chi è nato e/o cresciuto in Italia da genitori stranieri può diventare cittadino al compimento dei 18 anni di età, a condizione che abbia risieduto legalmente (e senza interruzioni) sul territorio per almeno 10 anni.

Il referendum porterebbe quindi questa soglia a 5 anni, così come era previsto prima del 1992, e in linea con la maggior parte degli altri Paesi Ue. In termini concreti, questo cambio della norma consentirebbe a oltre di 2,5 milioni di stranieri di diventare cittadini italiani in tempi molto più ridotti. Ma resterebbero invariati tutti gli altri requisiti richiesti per la cittadinanza, come la conoscenza della lingua italiana, il possesso di adeguate fonti economiche, l’idoneità professionale, l’incensuratezza penale, l’ottemperanza agli obblighi tributari e l’assenza di cause ostative collegate alla sicurezza della Repubblica.

Cosa cambierebbe per gli stranieri con AUU e ADI

La riforma proposta dal referendum potrebbe avere anche un effetto indiretto (benefico) su due misure-chiave recepite oggi dagli stranieri. Da un lato l’Assegno di Inclusione (ADI) e dall’altro l’Assegno Unico Universale (AUU). Tra i requisiti per ottenere l’accesso ad ADI e AUU, infatti, c’è anche quello di essere cittadino italiano. Quindi dimezzando gli anni necessari per diventare cittadini, la platea possibile di percettori di queste misure crescerebbe sensibilmente.

Per quanto riguarda l’Assegno di Inclusione, al momento i cittadini stranieri possono accedere alla misura solo in presenza di alcune condizioni essenziali. Devono essere:


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  • Cittadini europei (o avere un familiare con cittadinanza europea), e titolari del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente
  • Residenti in Italia da almeno cinque anni, di cui gli ultimi due anni in maniera continuativa

L’Assegno Unico Universale, invece, è un sostegno economico per tutte le famiglie che hanno figli a carico a partire dal settimo mese di gravidanza, fino al compimento dei 21 anni di età. Tra queste famiglie sono incluse anche quelle straniere, come stabilito dal decreto legislativo n. 230/2021 (articolo 3, comma 1, lettera a). Il Governo Meloni in realtà, avrebbe ipotizzato l’esclusione dei lavoratori stranieri dal percepimento di AUU, ma la Commissione Europea si è messa di traverso, deferendo il nostro Paese alla Corte di Giustizia. Secondo l’Europa, infatti, i lavoratori stranieri “che contribuiscono allo stesso modo al sistema di sicurezza sociale e pagano le stesse tasse dei lavoratori locali, hanno diritto alle stesse prestazioni di sicurezza sociale”.

Tornando al referendum per semplificare la procedura di acquisizione della cittadinanza, se avesse esito positivo permetterebbe ai cittadini stranieri di accedere ad aiuti come ADI e AUU in maniera molto più rapida. Perché il percorso di verifica dei requisiti, ad oggi, è molto più semplice per chi possiede la cittadinanza italiana.

Le prossime tappe del referendum

Ora che le 500mila firme sono state raggiunte, prima di arrivare all’effettivo referendum saranno necessarie altre tappe intermedie. In primis, a febbraio 2025 è previsto il vaglio della Corte Costituzionale. Superato questo scoglio, si arriverebbe a un possibile voto in primavera. Il referendum sulla cittadinanza allineerebbe così l’Italia alla maggior parte delle altre normative europee. In Germania, ad esempio, all’inizio del 2024 è stata approvata una legge che stabilisce il termine di 5 anni di residenza per l’ottenimento della cittadinanza. Sarebbe anche per noi un primo passo per un Paese più inclusivo e più giusto. Sempre che il Governo attuale non trovi un modo per mettersi di traverso.

Tags: adiauureferendum
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