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Salario minimo, la beffa del Governo (che farà prendere meno di 9 euro l’ora)

Riparte l'iter per l'approvazione della legge sull'equa retribuzione. Scelta dal Governo al posto di un dignitoso salario minimo. Ecco i dettagli.

di Tommaso Pietrangelo
17 Maggio 2025
in Lavoro
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Niente salario minimo, ma un’equa retribuzione. È questa la proposta del Governo Meloni, una sorta di versione ‘di destra’ della minima retribuzione (garantita praticamente in tutta Europa) che mira a evitare di raggiungere quei 9 euro l’ora essenziali per tutti i lavoratori italiani. L’esecutivo è quindi pronto a riprendere l’iter di approvazione di questa legge, che una volta passata non farà altro che rendere ancora più nebuloso il panorama delle retribuzioni nel nostro Paese. Ecco di seguito tutti i dettagli.

Sommario

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  • Salario minimo, la contro-proposta del Governo
  • In cosa consiste la legge sull’equa retribuzione
  • La beffa del salario minimo ‘mancato’

Salario minimo, la contro-proposta del Governo

Con un’accelerata degna dei migliori centometristi, il Governo sta sveltendo l’approvazione della legge sull’equa retribuzione. La ministra del Lavoro Marina Calderone, a questo proposito, ha assicurato che la legge delega in arrivo – alternativa alla proposta popolare sul salario minimo presentata dal campo largo – sarà pronta a tornare in Aula entro la fine di maggio. “C’è la piena convinzione di governo e maggioranza di andare avanti spediti”, ha spiegato con orgoglio la ministra.

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A un anno dall’approvazione alla Camera, dunque, la legge sull’equa retribuzione è attesa al vaglio di Palazzo Madama. L’iter ufficiale era iniziato a fine 2023, quando arrivò il via libera di Montecitorio, in concomitanza con la discussione sulla proposta di legge popolare sul salario minimo presentata da Pd, M5s e Avs. In quell’occasione, l’emendamento proposto dalle opposizioni, che prevedeva l’introduzione di 9 euro lordi all’ora come soglia minima di retribuzione in Italia, era stato bocciato senza battere ciglio. Al suo posto, invece, un maxi-emendamento del Governo, che ha poi trasformato la proposta di legge in una legge delega.

In cosa consiste la legge sull’equa retribuzione

La maggioranza è quindi pronta portare a compimento un provvedimento relativo a “deleghe al governo in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva”, come affermano fonti della destra interpellate da Ansa. Per il Governo e i suoi sostenitori, la legge delega è considerata “un punto di caduta ottimale”, cioè una sorta di compromesso ragionevole tra il salario minimo e l’attuale situazione retributiva in Italia. Ma la realtà è molto diversa.

In sostanza l’esecutivo ha soppresso gli articoli da 2 a 8, riscrivendo da zero l’articolo 1, in cui è stato cancellato ogni riferimento al salario minimo legale a 9 euro. Con l’introduzione invece di linee guida da mettere in atto con uno o più decreti legislativi. Il senso dell’operazione è l’individuazione dei contratti nazionali adottati più frequentemente per ogni tipologia categoria, attraverso i quali fissare poi il trattamento economico minimo, per ciascuna tipologia di lavoratori. Mentre per coloro che non rientrano in nessuna contrattazione collettiva verrà prevista l’applicazione del minimo retributivo della categoria più affine.

Oltre a ciò, nella legge delega è prevista l’introduzione di incentivi per il rinnovo dei Cnnl, entro i tempi stabiliti, così come una revisione dei criteri di controllo sulla retribuzione e della contrattazione collettiva. E infine, una promozione della trasparenza e dell’informazione pubblica in materia. Tutti obiettivi, questi, che il Governo intende raggiungere attraverso un efficientamento della comunicazione tra imprese ed enti pubblici su stipendi e applicazione di contratti nazionali. Ma un conto è promettere. Un altro è garantire stipendi dignitosi per tutte le categorie di lavoratori.


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La beffa del salario minimo ‘mancato’

Ritorniamo quindi al punto di partenza. Pur di non fornire un tetto minimo agli stipendi – si parlava di 9 euro lordi l’ora, non di cifre astronomiche – il nostro Governo ha optato per una scelta di compromesso. Che dovrebbe salvare la faccia alla maggioranza, dato che adesso si potrà facilmente affermare di aver fatto qualcosa per migliorare la situazione dei lavoratori in Italia. Ma il punto è che su proposta estesa del Parlamento, un salario minimo era a portata di mano. E sarebbe anche l’ora che invece di proclami vuoti si utilizzassero (davvero) tutti gli strumenti di governo per garantire la dignità lavorativa delle persone.

Restiamo dunque in bilico. Attendendo la fine dell’iter della legge delega. E lasciando un minimo beneficio del dubbio a chi ha scelto per noi questa strada. Se poi i contratti, come crediamo, non miglioreranno sensibilmente, allora il gioco di chi ci governa sarà chiaro (si spera) a tutti.

Tags: equa retribuzionegovernosalario minimo
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