Sanità e liste d’attesa, scatta l’allarme
Aumentano i tagli alla spesa sanitaria, con conseguenze a valanga anche sulle liste d’attesa. Ai definanziamenti degli ultimi anni, infatti, ne seguiranno altri nel breve periodo, con una spesa sanitaria prevista al 6,1% del Pil nel 2026. Quindi altri ritardi nelle liste, maggiori disparità tra i territori e disagi crescenti in tutto il Paese. Ma basta guardare al presente per capire quanto drastica sia, già ora, la situazione sanità.
Per quanto concerne visite specialistiche ed esami diagnostici, ad oggi le liste d’attesa obbligano ad aspettare 482 giorni per una mammografia bilaterale, 118 giorni per un elettrocardiogramma (in urgenza) e addirittura 735 giorni per sottoporsi a una ecodoppler cardiaca. Tempi biblici, puntualmente denunciati dal dossier di Federconsumatori, che porta il titolo più che esplicativo “La salute non può attendere. Monitoraggio nazionale delle liste di attesa”.
“I tagli alla sanità e la carenza di personale”, si legge nel dossier, “continuano a produrre ritardi e disservizi nel governo della domanda di prestazioni”. Pesano soprattutto i “tagli al Fondo Sanitario, le differenze di riparto fra regioni, i tanti commissariamenti, lacrime e sangue per i cittadini, la spesa privata crescente per le cure arrivata, nel 2021, a ben 41 miliardi di euro e che varia in relazione ai territori ed alle condizioni sociali delle famiglie. Ciò a dimostrazione che laddove il pubblico arretra, non tutte le famiglie sono nelle condizioni di sostenere i costi per le cure private. Ciò accade soprattutto nel Mezzogiorno”.
Il trend (negativo) dei tagli alla spesa sanitaria
Il vero “vulnus” sta dunque a monte. Cioè nel “progressivo definanziamento del SSN. La sanità pubblica vive nel Paese una condizione di stress continuo e di perpetua emergenza, da cui appare impossibile uscire senza un concreto cambio di rotta che, tuttavia, non sembra imminente”. Anzi, il Governo pare intenzionato a “bypassare” il problema-sanità con misure pressoché irrilevanti, che nulla fanno per evitare sul serio il tracollo del sistema. Ad oggi il 7% della popolazione italiana (cioè 4 milioni di persone) ha rinunciato in toto alle prestazioni sanitarie, per problemi di natura economica oppure per difficoltà di accesso ai servizi, riconducibili soprattutto alle liste di attesa.
Questo significa uno spostamento in massa dalla sanità pubblica a quella privata. Più costosa, è vero, ma a conti fatti più affidabile. Così la spesa privata degli italiani per la salute arriva a circa 41 miliardi di euro annui (nel 2021, dati Istat). Con previsioni in crescita anche negli anni a venire.
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Le ultime proposte del governo
Il Governo, intanto, prova ad arginare il tracollo della sanità ricorrendo a un decreto-legge e a un DDL per sbloccare le liste d’attesa delle visite mediche e garantire migliori prestazioni sanitarie. Pubblicato in GU n. 132 il 7 giugno 2024, il Decreto della Salute introduce novità comunque rilevanti in merito a:
- Possibilità di visite mediche anche al sabato e alla domenica
- Controlli attivabili anche su richiesta dei cittadini
- Sistema di disdetta delle prenotazioni e ottimizzazioni dell’agenda
In particolare, il decreto prevede l’istituzione, presso l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari (AGENAS), di una Piattaforma nazionale delle liste di attesa, interoperabile con le piattaforme delle liste di ogni regione e provincia autonoma, in accordo con l’obiettivo PNRR del “Potenziamento del Portale della Trasparenza”.
Monitorando quindi i dati, per quanto riguarda il controllo delle agende di prenotazione, sarà possibile attivare un meccanismo di audit per le aree dove verranno riscontrate inefficienze o anomalie. In più, viene istituito presso il Ministero della Salute un organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria, che ha il compito di verificare il funzionamento del sistema di gestione delle liste d’attesa, così come dei relativi piani operativi per il recupero.
Quanto alla possibilità di disdetta degli appuntamenti, i nuovi interventi del governo prevedono l’attivazione da parte del CUP di un sistema di disdetta delle prenotazioni, per ricordare la data di erogazione della prestazione e l’attivazione di sistemi di ottimizzazione delle agende di prenotazione, secondo linee guida omogenee di livello nazionale. Inoltre:
- Si stabilisce che vi siano agende dedicate per le prestazioni nei percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali (PDTA)
- È introdotto il divieto, per tutte le aziende sanitarie e ospedaliere, di sospendere o chiudere le attività di prenotazione relative ai livelli essenziali di assistenza
- Vengono raddoppiate le sanzioni per la sospensione o per la chiusura delle attività di prenotazione
E se questo non dovesse bastare – se cioè i tempi delle liste d’attesa dovessero allungarsi comunque – le direzioni generali aziendali dovranno garantire l’erogazione delle prestazioni attraverso attività libero-professionali intramurarie o del sistema privato accreditato, basandosi sulle tariffe nazionali vigenti.
Gli scenari futuri sulla sanità italiana
In ogni caso, resta da vedere se i provvedimenti-tampone del Governo avranno una qualche efficacia. L’emergenza Covid ha infatti generato un circolo vizioso che pare difficile da risolvere, almeno sul breve periodo. Servirebbero (e serviranno) interventi più profondi anche di natura economica, con investimenti massicci dirottati sulla sanità nel prossimo futuro. Sempre che la priorità del Governo attuale sia la salute dei cittadini. E il mantenimento di un sistema sanitario nazionale che è sempre stato il fiore all’occhiello del nostro Paese.