Sanità, pagelle “nere” dal Ministero
Come i bambini a scuola, anche le Regioni lungo lo stivale ricevono (a volte) le pagelle. Le ultime sono sulla sanità, le ha distribuite il Ministero della Salute, e risultano addirittura otto le Regioni italiane “insufficienti”. Le pagelle del Ministero riguardavano in particolare i Lea (Livelli essenziali di assistenza), cioè le prestazioni più importanti della sanità pubblica, i settori-chiave su cui, in teoria, il nostro sistema sanitario dovrebbe reggersi. E anche bene.
Ma la realtà è diversa. I risultati raccolti dal Governo parlano di un numero inedito di Regioni in bilico dal punto di vista sanitario. E contando pure che la tanto decantata autonomia differenziata, presto, dovrebbe entrare in azione, è ovvio che la situazione del Paese (anche a livello sanitario) rischia sul serio di sfuggire di mano.
I settori-chiave analizzati
Le analisi svolte dal Ministero si dividono in tre marco-settori:
- Prestazioni in fatto di prevenzione
- Le prestazioni negli ospedali
- E infine prestazioni della sanità territoriale
A ognuno di questi settori poteva essere assegnato un punteggio fino a un massimo di 100. Sotto il 60, il punteggio era considerato insufficiente. Un meccanismo chiarissimo, con dati però riferiti all’annata 2022. In tutto sono stati presi in esame ben 88 indicatori, e di questi 22 vengono definiti come indicatori “core”, cioè fondamentali per la buona salute del sistema sanitario in esame. 6 indicatori riguardavano la prevenzione (come il tasso di vaccinazione tra i bambini e la diffusione degli screening oncologici), 9 invece la sanità territoriale (come il tempo d’intervento di un’ambulanza in casi di emergenza, oppure quanti anziani non autosufficienti sono nelle Rsa). E infine altri 6 marcatori si riferivano agli ospedali: dai parti cesarei a quanti pazienti over 65 che si rompono il femore sono operati entro due giorni.
Come detto, il risultato finale è che 8 regioni sono da considerarsi complessivamente insufficienti. Un anno fa erano state 7, mentre nel rapporto relativo al 2019 emergevano solo 6 regioni rimandate. E in questa poco invidiabile classifica 2024, il fanalino di coda risulta la Valle d’Aosta. Ai primi posti, invece, Emilia-Romagna e Veneto.
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Le otto Regioni bocciate
Veniamo alle dolenti note. Tra le 8 Regioni insufficienti, la peggiore è come detto la Valle d’Aosta. Tutte e tre le macro-aree sono risultate sotto quota 60: la piccola regione ha ottenuto un 48 in prevenzione, 47 in sanità territoriale e 55 per quanto riguarda la sanità ospedaliera. Ed è il secondo anno di fila in cui la Valle d’Aosta non passa l’esame in tutti quanti i settori. Tra i rimandati seguono poi tre Regioni, che hanno totalizzato punteggi insufficienti in due ambiti su tre:
- Calabria, con due insufficienze su prevenzione e sanità territoriale, entrambe sotto il 40 (ma l’anno scorso le insufficienze erano 3)
- Sicilia, che ha mostrato un leggero calo nella sanità territoriale, cosa che porta le insufficienze da una (l’anno scorso, in ambito prevenzione) a due
- Sardegna, che ha punteggi sotto la soglia del 60 per la sanità territoriale e la prevenzione
Non se la passano molto meglio neppure le altre Regioni del centro-sud. L’Abruzzo ha “guadagnato” un 49 in ambito prevenzione sanitaria, mentre l’anno scorso figurava tra le regioni promosse. Male anche il vicino Molise, con un 50 in prevenzione (l’anno passato era sufficiente) ma un netto miglioramento nel punteggio sulla sanità ospedaliera (ora sopra i 60 punti). Non va bene neanche la Provincia autonoma di Bolzano, che ha fatto segnare un 54 in prevenzione (come l’anno scorso). E infine c’è la Campania, che al pari di quanto accaduto nel 2023 è risultata insufficiente nella sanità territoriale (55 punti).
La classifica completa sulla sanità
Per non perdersi d’animo, è bene notare che esistono anche Regioni virtuose. Sono 13, infatti, quelle che hanno preso la sufficienza in tutti e tre i settori-chiave dell’analisi ministeriale. Ovvero:
- Provincia autonoma di Trento
- Veneto
- Friuli-Venezia Giulia
- Liguria
- Emilia-Romagna
- Toscana
- Piemonte
- Lombardia
- Umbria
- Marche
- Lazio
- Puglia
- Basilicata
Tra le Regioni degne di encomio, l’Emilia-Romagna risulta di gran lunga la migliore. Supera il 90 in tutte le macro-aree analizzate, mentre il Veneto è secondo, e seguono Provincia autonoma di Trento (con 98 in area ospedaliera, ma solo 76 sulla sanità territoriale) e infine la Toscana.
Lo stato della sanità pubblica
Si capisce subito dove sta l’inghippo. La sanità italiana è in bilico soprattutto nelle Regioni del Centro-Sud (non una gran novità, vero) nonostante le eccezioni negative di Valle d’Aosta e Provincia autonoma di Bolzano. Ma è preoccupante anche un altro fattore: i punteggi sono mediamente in calo in tutte le Regioni, dal Nord al Sud della Penisola.
E ancora. Il Ministero della Salute parla di “lieve aumento dei comportamenti a rischio per la salute”, ma non è per nulla lieve il dato sugli screening oncologici, ad esempio. Quelli per il tumore del colon-retto sono da allarme rosso. Ancora una volta, soprattutto al Centro-Sud. E per finire: è rilevante anche il tempo di risposta medio delle ambulanze. Perché nessuna Regione al Sud si trova sotto i 20 minuti di risposta. In Calabria ci vogliono in media 28 minuti, prima che arrivi un mezzo di soccorso. Mentre in Emilia-Romagna soltanto 15.
Insomma il divario che già vediamo, anche su questi piccoli dati sanitari, è evidente e preoccupante. E difficilmente si chiuderà nel futuro. Tanto più che tra poco arriverà l’attesissima autonomia differenziata. Ogni Regione avrà quindi deleghe importanti, anche sulla sanità. E le 8 zone non virtuose di oggi, domani, potrebbero lievitare a chissà quante. Magari 10. Magari di più. Staremo (purtroppo) a vedere.