Servizio civile agricolo: il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha recentemente lanciato una proposta che suscita però numerose discussioni. L’iniziativa mira a coinvolgere mille giovani volontari, con l’obiettivo di promuovere l’agricoltura come mezzo per rilanciare il settore e contemporaneamente formare una nuova generazione di lavoratori agricoli, per contribuire alla salvaguardia del territorio. Si tratta del Servizio civile agricolo.
Servizio civile agricolo: “Promuove lo spirito patriottico”
Lollobrigida ha definito il progetto come una forma di patriottismo, uno strumento per “servire la patria nei campi”. Il programma prevede che i giovani si impegnino per un periodo nelle attività agricole, supportando il settore in un momento di crescente bisogno di manodopera.
La proposta è attualmente parte di un piano più ampio che include anche una revisione del decreto flussi per favorire l’ingresso regolare di immigrati, necessari per colmare il vuoto di forza lavoro in agricoltura e altri settori come edilizia e turismo. Il progetto va ad inserirsi in un contesto di politiche agricole che, da parte del governo, mirano a sostenere la sovranità alimentare dell’Italia e a contrastare le sfide poste dall’agricoltura intensiva e dalle normative europee sulle politiche green. Lollobrigida ha più volte criticato queste politiche, vedendole come potenzialmente dannose per l’agricoltura italiana, sostenendo, contrariamente alla maggioranza, che potrebbero ridurre la produzione e rendere il Paese dipendente dalle importazioni.
Critiche al Servizio civile agricolo
Il Servizio Civile Agricolo è stato accolto tra luci ed ombre. Se da una parte viene visto come un’opportunità per i giovani di acquisire competenze utili e contribuire a un settore fondamentale per l’economia italiana; dall’altra, ci sono dubbi sulla reale efficacia della proposta nel risolvere i problemi strutturali dell’agricoltura, come lo sfruttamento della manodopera e il calo dei lavoratori disponibili.
Inoltre, il riferimento al patriottismo non è stato accettato di buon grado. Nel definire il lavoro agricolo come una “forma di patriottismo” si è ritornati ad un retaggio culturale oramai superato e fuori luogo. Oltretutto, suona anche come un tentativo di sovraccaricare i giovani con oneri e responsabilità che dovrebbero essere assolti da strumenti economico-sociali diversi dal puro e semplice appello al nazionalismo.
Senza tenere conto del fatto che tale proposta sembra più volta a mascherare la carenza di manodopera agricola, da sfruttare come soluzione a breve termine per tamponare un problema di fondo che di fatto è divenuto strutturale. Negli anni, i salari bassi, le condizioni lavorative spesso quasi disumane e il fenomeno del caporalato hanno disincentivato la popolazione verso questa professione. Per questo sono in tanti a ritenere il servizio civile agricolo come una soluzione dalle fondamenta deboli.
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