Alle soglie del 2025 la sanità italiana si trova a un bivio. Schiacciata da sfide strutturali, risorse insufficienti e una carenza cronica di personale sanitario, rischia di compromettere seriamente la sua capacità di rispondere alle esigenze della popolazione. Nel frattempo, il divario nella qualità delle cure tra Nord e Sud continua ad aumentare, e cresce il ricorso alla sanità privata per risolvere il problema endemico delle liste d’attesa. Vediamo qui sotto tutti i dettagli.
La crisi del sistema sanitario italiano
Il sistema sanitario è in crisi e il fermento è palpabile. A dimostrarlo è il recente sciopero dei lavoratori del settore, che ha comportato la sospensione temporanea di circa 1,2 milioni di prestazioni sanitarie. Si protesta contro la Manovra economica, che ha destinato risorse insufficienti al rinnovo dei contratti, all’assunzione di nuovo personale e al miglioramento delle condizioni lavorative. E si protesta affinché un sistema universalistico come il nostro, teoricamente accessibile a tutti, torni a garantire l’equità e l’efficienza di un tempo.Da anni, come dimostrano i numeri, il nostro sistema sanitario nazionale soffre di un sottofinanziamento cronico rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea. Secondo il 19° Rapporto CREA, la spesa sanitaria italiana è inferiore del 32% rispetto alla media europea, con una necessità stimata di almeno 15 miliardi di euro di nuovi investimenti per colmare il divario. Ma l’attuale tasso di crescita del Pil Italiano non è sufficiente, al momento, a garantire la sostenibilità di interventi di questa portata nel lungo periodo. E ad essere preoccupante è anche la riduzione della spesa per la prevenzione di malattie, spesa che tra il 2022 e il 2023 è scesa addirittura del 19% (e comporta il rischio di un ulteriore aumento dei costi sanitari nel tempo).
Tra i problemi più urgenti, poi, spicca la carenza di personale sanitario negli ospedali pubblici. Negli ultimi anni oltre 11.000 medici hanno abbandonato il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), attratti da opportunità migliori all’estero e scoraggiati da turni massacranti, salari inadeguati e dalla mancanza di vere prospettive di carriera. La situazione risulta particolarmente critica nel caso di alcune specialità, come la medicina d’emergenza, che non è più in grado di attirare un numero di professionisti sufficiente a soddisfare la domanda di cure. E a ciò, come se non bastasse, si aggiunge la crisi inarrestabile del personale infermieristico.
Il divario Nord-Sud e la privatizzazione
Intanto, mentre il Governo insiste (assurdamente) sull’applicazione dell’autonomia differenziata, la storica frattura tra Nord e Sud del Paese non fa che allargarsi anche in ambito sanitario. Al Nord i cittadini riescono spesso ad accedere a servizi di qualità superiore, con periodi di attesa minori rispetto al Sud Italia, dove invece le strutture e le risorse restano estremamente limitate. È una disparita drammatica, questa, che aggrava ovviamente il fenomeno della migrazione sanitaria interna: ogni anno, migliaia di italiani si spostano verso le regioni settentrionali per ricevere cure che non sono disponibili, o non sono sufficientemente adeguate, nelle loro regioni di residenza.
Altro elemento preoccupante è anche il crescente ricorso alla sanità privata. Nel 2022, in Italia la spesa sanitaria privata ha raggiunto il tetto record di 40 miliardi di euro. Sempre più spesso, chi riesce a permetterselo evita di affidare le sue cure agli ospedali pubblici, preferendo invece rivolgersi a una struttura privata per ottenere servizi più rapidi ed efficienti. E sull’altro piatto della bilancia, intanto, stanno i circa 4,5 milioni di italiani che hanno dovuto rinunciare (sempre nel 2022) a cure essenziali per motivi economici. Un dato drammatico che testimonia ancor di più l’erosione del principio di accesso universale alle cure.
Scarica la nostra app e risparmia con i bonus attivi in Italia:
Uno sguardo al futuro della sanità
Come fare, allora, per risollevare le sorti di un sistema sanitario alla deriva? Quello che chiedono esperti e istituzioni, innanzitutto, è un piano di rilancio concreto che passi da un patto politico e sociale per la sanità. È necessario intervenire al più presto per aumentare (dove possibile) i finanziamenti pubblici, migliorare le condizioni di lavoro del personale sanitario e rafforzare la medicina territoriale, che è stata al centro di riforme recenti ma ancora essenzialmente carente. Infine, l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione del sistema sanitario potrebbero offrire nuove soluzioni per aumentare l’efficienza dei servizi e ridurre finalmente le interminabili liste d’attesa. Tutto sta, ovviamente, nella volontà dell’attuale Governo di realizzare cambiamenti per il bene reale dei cittadini. Non semplici ‘spot’ elettorali, ma interventi strutturali che portino a benefici concreti. Ma al momento questa è pura utopia.