Storie ADI. Gianni (nome di fantsia, ndr) ha 42 anni e non ha direttamente diritto all’Assegno di Inclusione. A riceverlo è sua madre, 74 anni, pensionata sociale con problemi di deambulazione. Ma nonostante non percepisca l’ADI in prima persona, Gianni è stato chiamato dal Centro per l’Impiego a partecipare ai corsi obbligatori legati alla misura. Come infatti recita la normativa, se uno dei membri del nucleo familiare rifiuta il Patto di attivazione o le attività proposte, l’intero nucleo perde il beneficio.
“La domanda l’ha fatta mia madre,” racconta Gianni. “Io l’ho solo aiutata con l’ISEE e la domanda online. Poi però sono arrivati gli appuntamenti per me. Ma non sapevo cosa mi aspettava”
Storie ADI: da magazziniere a social media manager
Il punto è che gli appuntamenti per Gianni sono stati un’amara sorpresa. Il primo incontro al Centro per l’Impiego si è rivelato quasi del tutto inutile. “Mi hanno chiesto cosa sapessi fare. Ho detto che ho lavorato per anni come magazziniere e autista per piccole consegne. Mi hanno proposto un corso per diventare social media manager.”
Una proposta che, a detta di Gianni, “non solo è lontana anni luce dalle mie competenze, ma anche dalle mie possibilità concrete.”
Teoricamente, i centri per l’impiego dovrebbero fare proposte adatte alle competenze dei percettori. Ma questo, a quanto pare, solo in linea teorica.
ADI e proposte di lavoro: sono coerenti davvero?
L’Assegno di Inclusione, in vigore da gennaio 2024, prevede che tutti i componenti abili al lavoro di un nucleo familiare percettore siano coinvolti in percorsi formativi e di orientamento. Ma questo meccanismo genera situazioni complesse: chi non percepisce direttamente il sussidio si trova comunque obbligato a seguire iter formativi, anche se scollegati dalle sue reali esperienze o possibilità.
“Mi hanno detto che se rifiutavo il corso, avrebbero sospeso l’assegno a mia madre. Come faccio? Non posso permettermi di farle perdere quei soldi. Vive con la sua pensione e l’ADI. Io al momento io sono disoccupato.”
Scarica la nostra app e risparmia con i bonus attivi in Italia:
Gianni aveva provato anche con SFL, ma ha rinunciato quando i corsi erano così lontani da casa da potergli permettere a malapena di pagarsi la benzina.
Offerta vs realtà
La questione non è solo burocratica, ma umana. Gianni si ritrova incastrato in un sistema che sulla carta punta all’inclusione lavorativa, ma nella pratica spesso non tiene conto delle reali competenze.
“Non sono contro i corsi, anzi. Se me ne proponessero uno per aggiornare le mie competenze nel settore in cui ho già esperienza, lo farei subito. Ma farmi diventare social media manager a 42 anni, senza computer, senza una connessione stabile, senza nemmeno sapere cosa sia un algoritmo… ? A me sembra un paradosso.”
Hai delle storie da raccontare? Scrivici a storie@bonusepagamenti.it