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Storie ADI: “Io, malata terminale, ma pago gli infermieri a mie spese”

A causa del limite di prelievo su carta ADI, Giulia (nome di fantasia, ndr) è costretta a pagare di tasca sua gli infermieri che la assistono a casa

di Francesca Ereddia
7 Maggio 2025
in Assegno di Inclusione
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Storie ADI. Giulia (nome di fantasia, ndr) è una donna disabile, non autosufficiente, affetta da una malattia rara e purtroppo terminale. Ogni giorno è costretta a sottoporsi a terapie, essenziali per la sua sopravvivenza.

Nonostante l’aggravarsi della sua condizione e il riconoscimento formale dei “carichi di cura” da parte dello Stato, le risorse economiche previste per lei restano nella pratica inutilizzabili, a causa dei limiti di prelievo cui è soggetta la carta ADI.

Sommario

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  • Storie ADI: carichi di cura e limiti di prelievo
  • Stanchezza e indignazione
  • “Chiedo solo dignità”.

Storie ADI: carichi di cura e limiti di prelievo

L’INPS, infatti, pur avendole riconosciuto l’indennità relativa ai carichi di cura, destinata a sostenere chi si fa carico dell’assistenza di persone fragili, ha limitato il prelievo a 100 euro al mese. 100 euro che non coprono nemmeno un quarto delle spese di Giulia.

“Devo pagare di tasca mia una persona che mi assiste durante le infusioni. Lo Stato non fornisce alcun tipo di supporto infermieristico domiciliare. Allora perché riconosce l’indennità, se poi non mi permette di usarla quando ne ho bisogno?”

Stanchezza e indignazione

Giulia è stanca e indignata per essere stata abbandonata da un sistema che, mentre da un lato formalmente riconosce un diritto, dall’altro lo rende praticamente inaccessibile.

E non si tratta certamente di un caso isolato. Decine, centinaia di persone  si trovano nella stessa condizione e vivono lo stesso assurdo paradosso: fondi destinati all’assistenza che restano bloccati, inutilizzabili, a discapito delle necessità sanitarie urgenti, che devono essere gli stessi cittadini (da soli) a coprire.


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“Chiedo solo dignità”.

Giulia dice: “chiedo dignità, non carità, lo Stato deve rispettare gli impegni presi, dando senso alle misure che sembrano esistere solo sulla carta”

La storia di Giulia è la storia di un’Italia che spesso dimentica i più fragili, a causa di processi burocratici che spesso schiacciano il cittadino.

E allora, non sarebbe opportuno rivedere  i limiti (assurdi) imposti per i prelievi?  L’assistenza domiciliare non è qualcosa di necessario e primario, che dovrebbe essere garantito da un sussidio pensato apposta per aiutare le classi fragili?

Raccontaci anche tu la tua storia, scrivi a storie@bonusepagamenti.it

 

Tags: storie adi
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