Storie RdC. Martina ( ndr nome di fantasia) ha 38 anni ed è invalida all’80% con accompagno, e, dice: “Per questo motivo non ho mai trovato lavoro nelle aziende”. Ora, però, si trova davanti alle incertezze che ADI le pone davanti, e non vuole sottostare all’umiliazione di presentarsi ogni 90 giorni ai servizi sociali.
“Disabile e con condizioni familiari difficili, nessuno mi ha mai assunta”
La lettera di Martina inizia con i più difficili dei presupposti: “Sono una donna di 38 anni campana. Ho l’80% di invalidità ex 100% con accompagno grazie a Monti e per questo motivo non solo non ho mai trovato lavoro in quanto le aziende, alla vista del mio cv specificante la patologia, si ritiravano, ma vivevo già in una condizione familiare difficile. Mia madre infatti è affetta da leucemia e colpita da un infarto proprio due anni fa mentre stavamo traslocando dal mio paese d’origine verso un’ignota provincia a 60km a causa della necessità del nuovo proprietario di casa, titolare di SpA, di ampliare i suoi già 10mila mq e la mia necessità di trovare un canone d’affitto consono e purtroppo tuttora introvabile”.
Poi, spiega, fino ad ora ha percepito il Reddito: “Vivevo finora con RdC che mi aveva restituito un po’ di dignità. Prima vivevo di lavori occasionali, faticosi, mai avuto diritti di messa a posto, mai un contributo, paghe che davo subito in mano al padrone di casa in quanto giuste giuste, ogni tanto la Caritas mi dava un pacco alimentare, qualcuno che conoscevo mi regalava qualcosa, le bollette spesso dovevo portarle al parroco… insomma sopravvivevo, altro che divano! Magari!”
Storie RdC: “Non mi fido di ADI…”
La 38enne esprime poi le sue perplessità sul nuovo sussidio: “Questa di dicembre è la stata l’ultima ricarica… e sto male, davvero male poiché questo Adi non mi da proprio nessuna sicurezza, solo confusione e vergogna in quanto, nel caso venisse accettato, ogni 3 mesi dovrei presentarmi al cospetto del comune nuovo il quale non ha saputo gestirmi bene neppure un cambio di residenza, figuriamoci analizzare la mia situazione…”
Poi, parla anche di una situazione di disagio psicologico che purtroppo è costretta a vivere: “dovrò sorbirmi anche la schizzinosità e la superiorità degli impiegati comunali. È una situazione psicologica che aggrava quella che già vivevo e vivo”
L’appello a Giorgia Meloni
“Purtroppo la Premier non ha idea dello stato psicologico delle persone comuni, quelle che stentano anche una bottiglia d’acqua e trovo offensivo che tante persone nel mio stesso stato, si ritrovino additate come fannullone, divaniste e quant’altro. Ci fosse rimasta l’umanità, probabilmente si andrebbe avanti lo stesso, ma anche quella non c’è più nelle persone. Oggi vogliono vederti chiedere l’elemosina, forse peggio, per poi deriderti e forse forse elargirti una fetta di pane ammuffito”.
E ancora: “Non si spiegherebbe altrimenti con quanta foga, rabbia e invidia la gente abbia votato contro una misura peraltro finanziata dall’UE in favore di qualche spicciolo ai poveri, come non si spiega una politica sedicente sociale che stia distruggendo oltremisura la dignità degli ultimi”
Le preoccupazioni di Martina
“Sono triste e preoccupata sia per me che per quella povera donna di mia madre a cui a causa del mio stato di salute, non ho mai potuto dar nulla se non le mie ansie per un mondo che non funziona come dovrebbe… e sono preoccupata per il 2026 in quanto anche qui scadrà il contratto, la proprietaria vuol vendere ed io non so assolutamente che fine farò. Ho il terrore di finire in strada“