UE sull’assegno di inclusione: indurrà la povertà. Per la Commissione sulle misure di convergenza, l’assegno unico potrebbe infatti rivelarsi deleterio.
“Nonostante alcune misure di accompagnamento positive, si prevede che criteri di ammissibilità più rigorosi ridurranno l’impatto di riduzione della povertà del nuovo regime di reddito minimo”.
UE sull’assegno di inclusione: analisi su occupazione preoccupante
La Commissione europea è stata lapidaria sull’assegno di inclusione, ma è già pronta la replica del Ministero del lavoro, secondo cui si tratta di un’ analisi parziale.
Mentre Bruxelles ritiene che “l’assegno di inclusione determinerà una maggiore incidenza della povertà assoluta e infantile di 0,8 punti percentuali e 0,5 punti percentuali rispetto al precedente schema”, il Governo italiano si prepara a dare le sue risposte.
Punto debole dell’ADI, sempre secondo Bruxelles, sarebbe il fatto che i criteri d’accesso sono oltremodo stringenti. Infatti, non limitandosi ad ammettere i fruitori semplicemente basandosi sul reddito, ma richiedendo anche un’ulteriore rosa di requisiti (presenza di minori nel nucleo, disabilità, età superiore ai 60 anni, etc), comporta una grave esclusione di categorie che sarebbero comunque meritevoli di tutela.
Gli unici punti positivi, secondo la Commissione e stando a quanto riporta il Sole 24 Ore, sono “la possibilità di cumulare entrambe le prestazioni con un reddito da lavoro fino a 3.000 euro annui, nonché la riduzione del requisito di residenza a 5 anni”.
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Il reddito minimo riduce poi il numero di famiglie italiane beneficiarie del 40%. Addirittura del 66% per le famiglie con nazionalità diversa.
La riposta del Governo
Per il governo, però, si tratta solo di una analisi parziale. “Lo studio è di natura statica e parziale, non tiene conto delle dinamiche di attivazione generate dalle nuove misure e dalla crescita dell’occupazione in Italia“, osservano le fonti del Ministero del lavoro.
Per i vertici, infatti, l’ADI ed SFL hanno la funzione essenziale di accompagnamento al lavoro. Una risposta in netto contrasto con quanto osservato invece dalla Commissione, che si dice scettica in quanto a dati occupazionali.