Il mondo delle università telematiche italiane sta per affrontare una fase di riforma significativa. Il Ministero dell’Università è al lavoro su un decreto ministeriale che definirà i nuovi parametri di accreditamento per queste istituzioni, con l’obiettivo di garantire una maggiore qualità dell’offerta formativa e un migliore rapporto tra docenti e studenti. Le modifiche proposte, che mirano a stabilire un compromesso tra rigore accademico e flessibilità delle università online, sono attese per il 2025/26.
Quali sono i nuovi requisiti per le università telematiche?
Una delle modifiche principali riguarda il rapporto tra docenti e studenti. Il decreto ministeriale attualmente in discussione prevede che questo rapporto, inizialmente fissato a 1:3, venga portato a 1:2. Questo significa che per ogni due studenti iscritti dovrà esserci un docente strutturato. Si tratta di un passo indietro rispetto alla proposta iniziale di un rapporto 1:1 – una misura considerata troppo restrittiva, soprattutto per un settore in rapida crescita come quello delle università telematiche.
Le università telematiche avranno un anno di tempo per adeguarsi a questi nuovi requisiti, che entreranno in vigore a partire dall’anno accademico 2024/25. Il ministero darà anche maggiore flessibilità per i corsi già accreditati, che avranno tempo fino al 2025/26 per conformarsi ai nuovi parametri.
Formazione in presenza limitata al 20% e ritorno degli esami in presenza
Un altro tema al centro della riforma riguarda le attività formative in presenza. Il compromesso proposto prevede che queste non possano superare il 20% del totale del percorso formativo. Questo è un aspetto importante per le università telematiche, che hanno costruito il loro successo sulla flessibilità della didattica online.
A ciò si aggiunge il ripristino di una regola fondamentale: gli esami dovranno essere svolti di persona, salvo casi eccezionali. L’obiettivo è garantire maggiore trasparenza e controllo sugli esiti degli esami, mantenendo comunque una certa apertura verso situazioni particolari che giustificano la modalità online.
La crescita delle università telematiche in Italia
Negli ultimi dieci anni, le università telematiche hanno conosciuto una crescita esponenziale. I numeri parlano chiaro: si è passati da 45.000 studenti nel 2012/13 a oltre 251.000 iscritti nel 2022/23. Anche il numero dei laureati è aumentato in modo significativo, passando da 5.900 a 50.000 nello stesso arco di tempo. Questo trend ha dimostrato l’importanza di questo settore per la formazione superiore in Italia, ma ha anche sollevato dubbi sulla qualità e il controllo dell’offerta formativa, motivo per cui il Ministero dell’Università ha deciso di intervenire.
Scarica la nostra app e risparmia con i bonus attivi in Italia:
La posizione della Ministra Bernini: qualità al centro della riforma
Durante il question time e attraverso il suo profilo social, la Ministra dell’Università Anna Maria Bernini ha ribadito l’impegno del governo a mantenere standard elevati per la didattica, sia nelle università tradizionali che in quelle telematiche. “Il nostro obiettivo è quello di assicurare che tutti gli studenti abbiano le stesse opportunità, indipendentemente dalla modalità di erogazione dei corsi,” ha sottolineato la ministra, evidenziando che la qualità dell’offerta formativa non è negoziabile.
Un compromesso segnerà il futuro delle università telematiche
Le modifiche in arrivo rappresentano un compromesso necessario per bilanciare la crescita del settore con la necessità di mantenere standard di eccellenza, rendendo le controparti online alla pari con le migliori università italiane. Le università telematiche hanno dimostrato di essere una soluzione efficace per chi cerca flessibilità e accesso all’istruzione, ma è essenziale che queste istituzioni mantengano alti livelli di qualità, soprattutto in un momento in cui l’istruzione online è sempre più diffusa e la domanda risulta in continua crescita.
Il decreto ministeriale sarà presto definito e sancirà l’inizio di una nuova era per le università telematiche italiane, con l’auspicio che il compromesso raggiunto possa offrire una soluzione equilibrata tra innovazione e rigore accademico.