La videosorveglianza per condomini è diventata una pratica sempre più diffusa, con l’obiettivo di contrastare furti e altri reati nelle proprietà private. Tuttavia, questa pratica solleva questioni delicate legate alla privacy e alla normativa vigente, creando spesso dibattiti tra i condomini. Esaminiamo da vicino la normativa, i diritti di privacy e gli aspetti critici della videosorveglianza nei condomini.
Come funziona la videosorveglianza per condomini?
La videosorveglianza nei condomini implica l’installazione di telecamere in aree comuni o nelle pertinenze delle singole unità abitative al fine di garantire la sicurezza e prevenire atti criminali. Le telecamere registrano costantemente ciò che avviene nei loro campi visivi, fornendo registrazioni utili in caso di necessità di indagini o prove.
La videosorveglianza per condomini mira alla sicurezza dei beni comuni e individuali, ma la conservazione dei dati deve rispettare principi di minimizzazione e limitazione, cancellando di norma le registrazioni entro pochi giorni. Il Garante per la Privacy suggerisce un limite massimo di conservazione delle immagini entro i 7 giorni, vietando l’uso delle telecamere per monitorare il deposito dei rifiuti.
Chi può vedere le registrazioni delle telecamere in condominio?
Di solito, l’amministratore condominiale ha accesso alle registrazioni delle telecamere. Tuttavia, ogni condomino può richiedere di visionarle in determinate circostanze, come gravi situazioni di reato, previa denuncia alle autorità competenti e formulazione scritta della richiesta. La visione delle registrazioni dovrebbe avvenire sotto il controllo dell’amministratore o del responsabile designato per il trattamento dei dati.
Quando le telecamere violano la privacy?
Le telecamere violano la privacy quando registrano aree o comportamenti che non sono di interesse pubblico o che invadono la sfera privata degli individui. Ad esempio, se le telecamere registrano immagini di aree riservate come i balconi o le finestre delle case private, o se le registrazioni vengono utilizzate per scopi diversi da quelli per cui sono state installate, si potrebbe configurare una violazione della privacy.
Che permessi servono per mettere una telecamera?
Per installare telecamere nei condomini, è necessario ottenere l’approvazione dell’assemblea condominiale, secondo quanto stabilito dalla normativa vigente. Le telecamere possono essere installate solo nelle parti comuni o nelle pertinenze delle singole unità abitative, e devono rispettare i limiti di privacy e i diritti degli altri condomini.
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Autorizzazioni e limiti
La normativa, come detto, richiede l’approvazione dell’assemblea condominiale per l’installazione di telecamere sulle parti comuni, mentre i singoli condomini possono installare dispositivi per la protezione dei propri beni senza tale approvazione. Le registrazioni devono essere segnalate tramite appositi cartelli informativi, e le telecamere non possono invadere la privacy altrui o riprendere aree comuni in modo indiscriminato.
Cosa possono inquadrare le telecamere private?
Le telecamere private installate da singoli condomini possono inquadrare solo le aree strettamente necessarie per la protezione dei propri beni e della propria sicurezza. Ad esempio, possono essere rivolte verso l’ingresso della propria abitazione o il proprio posto auto, evitando di registrare aree comuni o gli spazi privati degli altri condomini.
Videosorveglianza del singolo e “stalking”
Le riprese effettuate dal singolo condomino per provare reati commessi nelle parti comuni sono considerate prove documentali, purché acquisite legalmente. Di conseguenza, i fotogrammi estratti da tali filmati e inclusi nelle annotazioni di servizio non possono essere considerati prove illegittime né soggetti alla sanzione di inutilizzabilità processuale.
Tali registrazioni non richiedono una diretta visione nel contraddittorio tra le parti, ma è garantito il diritto di ciascuna parte di prendere visione o ottenere copia delle stesse.
La normativa sulla privacy non può essere invocata per impedire a un condomino di utilizzare in tribunale tali videoregistrazioni necessarie a provare atti persecutori o reati quali lo stalking. La Suprema Corte ha chiarito che l’utilizzo di riprese delle parti comuni per accertare atti illeciti non costituisce una violazione della privacy dei condomini, escludendo gli estremi dei reati di violazione di domicilio e interferenza illecita nella vita privata altrui (ex artt. 615 e 615-bis c.p).
Per quanto riguarda il risarcimento danni derivanti da riprese illecite di un singolo condomino, è essenziale che l’angolo visuale delle riprese sia limitato esclusivamente agli spazi di sua esclusiva pertinenza, come l’accesso alla propria abitazione. Qualsiasi ripresa che includa aree comuni o le abitazioni degli altri condomini potrebbe dar luogo a una richiesta di risarcimento danni da parte della vittima. È tuttavia importante dire che non tutti i danni sono suscettibili di essere risarciti, poiché è richiesta una lesione significativa della sfera esistenziale del soggetto.
Ad esempio, una ripresa che mostra solo il veicolo della vittima senza un’apprezzabile vicinanza dell’inquadratura potrebbe costituire una lesione piuttosto lieve al diritto alla riservatezza.
Quanto costa un impianto di videosorveglianza condominiale?
Il costo di un impianto di videosorveglianza condominiale può variare notevolmente in base:
- Alle dimensioni dell’edificio;
- Al numero di telecamere necessarie;
- Alla qualità dei dispositivi;
- All’eventuale necessità di servizi di installazione e manutenzione.
Solitamente, si consiglia di ottenere preventivi da più fornitori e valutare attentamente le esigenze specifiche del condominio prima di procedere con l’installazione.