Tremare quando il citofono suona, buttare lo smartphone in un cassetto appena squilla e osservare da dietro le tende della finestra che non vi siano occhi malevoli a controllare il posto che dovrebbe essere un porto sicuro. La mancanza di libertà, l’oppressione nella scelta, il terrore nel poter uscire di casa, queste sono solo alcune delle sensazioni che si provano mentre si è vittime di violenza di genere.
Oggi raccontiamo la storia di Elisa Aiello, una ragazza vittima di violenza e stalking da parte dell’ex fidanzato, che ha pubblicato oltre 135 video su TikTok contenenti minacce di morte esplicite nei suoi confronti.
Non sono valse 4 denunce e segnalazioni ai Carabinieri con codice rosso per riuscire a smuovere la situazione, ad oggi ancora critica. Ma andiamo per gradi e cerchiamo di ricostruirne la storia. Abbiamo una voce che parla ai cittadini e oggi decidiamo di utilizzarla per urlare assieme a Elisa la sua storia, al fine di trovare giustizia tra altre mille che stanno riempiendo i social delle parole di una giovane donna che ha bisogno del sostegno da parte di tutti.
Elisa Aiello, storia di denunce e silenzio
Elisa ha iniziato a subire maltrattamenti nel febbraio 2023: abusi psicologici, percosse, maltrattamenti erano all’ordine del giorno nella convivenza con il suo ormai ex fidanzato. Nel maggio 2023 trova il coraggio di recarsi presso i carabinieri di Latina e denunciare i fatti. Fatti che sono anche le basi di molti racconti di cronaca nera e femminicidio che ascoltiamo tanto spesso in Tv. Parliamo di coraggio perché chi riceve abusi psicologici ha il terrore di denunciare, a causa delle ripercussioni che potrebbe subire dal persecutore.
La denuncia si perde tra le scartoffie delle scrivanie dell’agente di turno. Ma Elisa non desiste e dopo varie insistenze viene ascoltata a ottobre, cinque mesi dopo la prima segnalazione. Le viene assegnato il codice rosso.
Nell’attesa, Elisa decide di cambiare domicilio, cercando di ricominciare il più lontano possibile dal suo abusante. Contatta un avvocato, si rivolge a uno sportello psicologico e a un centro antiviolenza. Attende che la giustizia faccia il suo corso.
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Nuova denuncia e terrore rinnovato
Il silenzio si interrompe nel febbraio 2024, a quasi un anno dall’inizio dei maltrattamenti, quando i carabinieri di Latina interrogano l’ex fidanzato. L’uomo, incattivito dall’accaduto, aumenta la dose di violenza dei suoi atti persecutori, iniziando a pedinare la ragazza e la madre e imponendo in maniera ossessiva la sua presenza. Egli, inoltre, detiene un’arma da fuoco.
Elisa e la madre smettono di avere una vita, confinate in casa a osservare i 135 video di TikTok dove l’uomo le minaccia di morte atroce. Elisa denuncia ancora, ma il procedimento gira tra le scrivanie, ancora, tra Latina e Roma. Non vale a niente la richiesta di aiuto al CAV (Centro Anti Violenza) o il nuovo codice rosso segnalato dai CC.
L’ex fidanzato esprime, tramite i social, la volontà di compiere femminicidio. Tanto in Italia, dice, ce la si cava facile nonostante le mani sporche di sangue.
Elisa, a luglio 2024, decide di postare sui social una richiesta di aiuto e alcuni dei video pubblicati dal suo ex fidanzato. Se la sua voce era troppo flebile agli occhi delle istituzioni, che migliaia di urla possano supportarne il messaggio. Scongiurare l’ennesima notizia di cronaca nera.
I fatti ricostruiti in questo articolo sono stati divulgati da Carlotta Vagnoli, scrittrice e attivista, sul proprio profilo instagram. Come lei, molti nomi noti dell’attivismo hanno espresso la loro solidarietà a Elisa.
Violenza di genere, le fiaccolate non bastano
Il 25 novembre è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. I social si riempiono puntualmente, come anche in occasione dell’8 marzo, di contenuti che inneggiano alla parità di genere. Eppure, con altrettanto fervore, accadono continuamente episodi di violenza privata e minacce.
La privazione della libertà, l’oggettificazione della persona. L’individuo che viene spogliato della sua identità di essere umano, per deciderne della vita, della morte, delle sue aspirazioni e dell’annientamento dell’arbitrarietà.
Una società che accetta, come luogo comune, l’asservimento di una fetta di esseri umani per poi piangerne la dipartita davanti ai telegiornali ha qualcosa che non va. La spettacolarizzazione delle lapidi e di killer che diventano star della televisione, come accade nei fumetti, è un fenomeno agghiacciante.
Molte voci femminili, ad oggi, spingono alla sensibilizzazione nei confronti di questi fenomeni: Cathy La Torre, avvocata, ha scritto un libro meraviglioso dal titolo “Non è normale“, in cui spiega l’entità delle violenze, come riconoscerle e aiutare o farsi aiutare nel poterle combattere. Ancora, la fumettista Josephine Yole Signorelli, che ritrae episodi quotidiani di violenza che tutte almeno una volta abbiamo subito, utilizza le sue illustrazioni per porre un riflettore su fatti che sono quasi normalizzati. Giorgia Soleri, attivista e content creator, tende la mano verso chi non ha voce, perché il messaggio possa arrivare amplificato alle istituzioni.
Non siamo stanchi di contare le coltellate sulle schiene delicate, i colpi di martello per bloccare i pensieri, l’acido per sciogliere i sorrisi e le buste di plastica per soffocare la voce delle vittime?
Questo è un episodio specifico, ma va ricordato che la violenza non conosce genere. A noi non resta che ascoltare il prossimo, non voltare lo sguardo, tendere la mano.