ADI e SFL: perché potrebbero essere un vero disastro? I motivi sono vari e molteplici. Analizziamoli insieme.
ADI e SFL: come cambierà la situazione?
Da gennaio l’assegno di inclusione entrerà a gamba tesa nelle vite degli ex percettori di RdC. Gli attuali percettori di SFL hanno già potuto avere un assaggio di quella che sarà la situazione, visto che il Supporto per la formazione è in vigore già da settembre scorso.
I problemi relativi all’Assegno di inclusione e al Supporto per la formazione sono però vari e molteplici, e preoccupano tutti.
Innanzitutto, se il problema principale era quello di trovare una occupazione agli “occupabili” che ora percepiranno SFL, tale problema poteva già essere risolto con il Reddito di cittadinanza, senza abolirlo.
Anche in quel caso si era a lungo parlato, infatti, dei corsi di formazione, dei progetti cui avrebbero dovuto prendere parte i percettori RdC. Progetti e corsi che non hanno (quasi) mai avuto luogo, tutto per una serie di difficoltà degli enti preposti a comunicare tra loro (e perché no, anche ad avere fondi a sufficienza). Motivo per cui, data l’incapacità degli enti regionali pubblici di far fronte a tale circostanza, il Governo ha “deciso”, per SFL, di mettere al controllo le Agenzie private per il lavoro.
Ma non sarebbe bastato, invece, potenziare gli enti pubblici e mantenere RdC anziché istituire un nuovo sussidio, con una nuova piattaforma (che funziona a singhiozzo) e che collabora con agenzie private? La domanda ha una risposta retorica.
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Marina Elvira Calderone ha comunque promesso che SIISL funzionerà meglio, bisogna solo correggere il tiro, e riconosce che non si tratta ancora di un meccanismo “perfetto”. Dobbiamo sperare che presto inizierà a funzionare a dovere? Chissà.
Ma c’è un altro problema: quand’anche SIISL fosse finalmente in grado di mettere in comunicazione domanda e offerta in maniera funzionale, le aziende sono disposte davvero ad assumere il target dei percettori di SFL? Vediamo perché questo potrebbe non accadere.
SFL e assunzioni
Tra offerte di lavoro senza la specificazione della retribuzione, ed offerte in cui non ben si comprendono i compiti cui dovrebbe essere preposto il percettore SFL, SIISL fatica a spiccare il volo. Le offerte non sono congrue, spesso (forse) si tratta di lavori sottopagati (e per questo manca la specifica della retribuzione). Altre volte sono poco chiare, mancano delle particolarità sul tipo di mansione o sulla figura ricercata: e come fa uno che cerca lavoro ad accettare una offerta per un impiego di cui non conosce la retribuzione né la mansione che dovrebbe ricoprire?
Non solo: alcuni utenti avevano recentemente lamentato il fatto che non esiste un meccanismo automatico che riconosce i corsi di formazione cui si prende parte. Materialmente, i dati dei partecipanti ai corsi vengono inseriti manualmente, il che porta lungaggini di ogni genere, e nel frattempo il malcapitato resta senza il sussidio pur avendo frequentato i corsi.
In tutto ciò, un altro problema è rappresentato dal fatto che molti percettori SFL non hanno qualifiche specifiche né un grado di scolarizzazione: questo fa sì che le aziende finiscano inevitabilmente per escludere una parte di quei percettori che un lavoro vorrebbero trovarlo, ma non possono perché le aziende li tagliano fuori.
Come può il sistema SIISL rappresentare pertanto la soluzione a questo problema concreto e reale?
Assegno di inclusione: RdC 2.0
E veniamo all’assegno di inclusione, che altro non è che in sostanza, la versione modificata del Reddito di cittadinanza.
ADI è riservato ai nuclei non occupabili, in cui siano presenti dunque: over 60, disabili o minorenni. Si tratta di una fetta di popolazione assai ampia, dato che come requisito d’accesso basta dunque anche solo avere minori a carico per potervi accedere.
In buona sostanza, sono stati esclusi solamente quei nuclei familiari senza figli. Che rappresentano la percentuale più esigua degli ex percettori RdC.
Ma dunque, a che pro istituire ben due sussidi, dei quali uno è la semplice fotocopia del Reddito di cittadinanza, (l’ADI) e l’altro una “penalizzazione” per le fasce di persone tra i 18-59 senza figli a carico?
Davvero questi due sussidi rappresenteranno la salvezza per le casse dello Stato e per il tasso di occupazione?