L’Assegno di Inclusione è una misura introdotta per sostenere economicamente le famiglie in difficoltà, in particolare quelle con soggetti fragili, come disabili, anziani non autosufficienti e minori. Tuttavia, il suo importo dipende dal valore dell’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), il parametro che misura la condizione economica di un nucleo familiare tenendo conto di redditi, patrimoni e alcune prestazioni sociali.
Uno dei temi che genera maggiore confusione riguarda l’indennità di accompagnamento. Questa prestazione, erogata dall’INPS a chi ha una disabilità grave e necessita di assistenza continua, non è considerata un reddito ai fini fiscali, quindi non è tassata e non va dichiarata nella dichiarazione dei redditi.
Tuttavia, nonostante ciò, viene comunque inclusa nel calcolo dell’ISEE, influenzando l’importo dell’Assegno di Inclusione. Questo apparente paradosso solleva molte domande: perché un’indennità che non è considerata reddito per il fisco viene invece conteggiata nell’ISEE? Quali sono le conseguenze per chi percepisce l’Assegno di Inclusione?
L’indennità di accompagnamento è considerata un reddito?
L’indennità di accompagnamento è un contributo economico riconosciuto alle persone che hanno un’invalidità totale e necessitano di assistenza continua per compiere gli atti della vita quotidiana. Le sue caratteristiche principali sono:
- non è soggetta a tassazione IRPEF;
- non deve essere dichiarata nella dichiarazione dei redditi;
- non incide sul reddito fiscale del beneficiario;
- viene erogata indipendentemente dalla situazione economica della persona disabile o della sua famiglia.
Proprio perché si tratta di un aiuto destinato a coprire le necessità di chi ha una grave disabilità, la normativa fiscale non la considera un reddito. Questo significa che chi la percepisce non deve includerla nel proprio reddito annuo quando presenta la dichiarazione dei redditi.
Nonostante ciò, quando si passa al calcolo dell’ISEE, l’indennità di accompagnamento viene conteggiata come una risorsa economica della famiglia.
Scarica la nostra app e risparmia con i bonus attivi in Italia:
Perché l’indennità di accompagnamento è inclusa nell’ISEE?
L’ISEE non è semplicemente la somma dei redditi di un nucleo familiare, ma un indicatore più complesso che tiene conto di tutte le risorse economiche disponibili per una famiglia, incluse alcune prestazioni assistenziali.
Il calcolo dell’ISEE si basa su due componenti principali:
- Indicatore della Situazione Reddituale (ISR): tiene conto non solo dei redditi imponibili, ma anche di alcuni trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari non soggetti a IRPEF, tra cui l’indennità di accompagnamento;
- Indicatore della Situazione Patrimoniale (ISP): considera il patrimonio mobiliare e immobiliare del nucleo familiare.
Poiché l’indennità di accompagnamento è una prestazione economica continuativa che accresce le disponibilità finanziarie di una famiglia, viene inclusa nel calcolo dell’ISR e, di conseguenza, nell’ISEE complessivo.
Questa scelta ha l’obiettivo di fornire un quadro più realistico della condizione economica della famiglia, considerando anche i contributi ricevuti dallo Stato. Tuttavia, il fatto che venga considerata nell’ISEE porta a delle conseguenze importanti, soprattutto per chi percepisce l’Assegno di Inclusione.
Qual è l’impatto sull’Assegno di Inclusione?
L’Assegno di Inclusione è una prestazione economica destinata alle famiglie che si trovano in una condizione di disagio economico. L’importo dell’assegno dipende dal valore dell’ISEE: più alto è l’ISEE, più basso sarà l’importo dell’assegno.
Se l’indennità di accompagnamento viene inclusa nel calcolo dell’ISEE, il valore dell’indicatore aumenta, con le seguenti possibili conseguenze:
- riduzione dell’importo dell’Assegno di Inclusione spettante;
- esclusione dal beneficio se l’ISEE supera la soglia massima prevista dalla normativa.
Questo meccanismo può apparire penalizzante per le famiglie con persone disabili, che si vedono ridurre il sostegno economico a causa dell’inclusione dell’indennità di accompagnamento nell’ISEE. Tuttavia, la normativa prevede alcuni correttivi per evitare un impatto eccessivamente negativo.
Quali correttivi sono previsti per le famiglie con disabili?
Per compensare l’effetto dell’inclusione dell’indennità di accompagnamento nell’ISEE, il sistema prevede maggiorazioni della scala di equivalenza per i nuclei familiari con persone disabili. La scala di equivalenza è un coefficiente che aumenta in base alla composizione del nucleo familiare e alle sue condizioni particolari.
Le maggiorazioni previste sono le seguenti:
- +0,50 per ogni componente con disabilità grave o non autosufficienza;
- +0,40 per ogni componente con disabilità media;
- +0,20 per ogni componente con disabilità lieve.
Queste maggiorazioni servono a riequilibrare l’ISEE, riducendone l’impatto sulle famiglie con persone disabili e garantendo loro un accesso più equo all’Assegno di Inclusione. Tuttavia, non sempre questi correttivi risultano sufficienti, e molte famiglie si trovano comunque a dover fare i conti con una riduzione del sostegno economico.
L’inclusione dell’indennità di accompagnamento nell’ISEE è frutto di una differenza di criteri tra il sistema fiscale e quello di calcolo dell’ISEE.
- ai fini fiscali, l’indennità di accompagnamento non è considerata un reddito e non è tassata;
- ai fini ISEE, viene conteggiata come una risorsa economica, influenzando il valore dell’indicatore e, di conseguenza, l’accesso e l’importo dell’Assegno di Inclusione.
Questa regola può apparire ingiusta per le famiglie con persone disabili, che vedono ridursi il loro sostegno economico nonostante abbiano esigenze particolarmente gravose. I correttivi previsti dalla normativa, come le maggiorazioni della scala di equivalenza, mitigano ma non risolvono completamente il problema.