L’Assegno di Inclusione (ADI) è oggi uno degli strumenti cardine di sostegno economico per le famiglie in condizione di fragilità. Tuttavia, nonostante il rispetto dei requisiti e la presentazione di un ISEE molto basso, in alcuni casi addirittura pari a zero, molti beneficiari ricevono importi inferiori alle aspettative, e spesso senza una spiegazione immediata.
Una delle domande più frequenti che emergono è: “Perché prendo così poco di Assegno di Inclusione?”
Cosa incide sull’importo dell’Assegno di Inclusione?
L’ammontare dell’Assegno di Inclusione non è fisso, ma viene calcolato sulla base della situazione economica e familiare del richiedente, considerando una serie di parametri tecnici e soglie di legge. Gli elementi principali che determinano l’importo mensile sono:
- la scala di equivalenza, che definisce un parametro numerico in base alla composizione del nucleo familiare (es. minori, disabili, anziani);
- il reddito familiare complessivo, come risultante dalle informazioni presenti nel sistema INPS e nelle banche dati fiscali;
- il patrimonio mobiliare e immobiliare, entro i limiti stabiliti dalla normativa;
- la presenza di un canone di locazione regolarmente dichiarato e registrato, che dà diritto a un’integrazione aggiuntiva.
Il calcolo dell’ADI si basa sulla somma di due quote distinte:
- Quota A, che rappresenta un’integrazione al reddito fino a una soglia teorica fissata in:
- 6.500 euro annui per la generalità dei nuclei;
- 8.190 euro annui per i nuclei con disabili gravi o componenti over 67;
- Quota B, un contributo per chi vive in affitto, fino a un massimo di:
- 3.640 euro annui (pari a circa 303 euro mensili);
- 1.950 euro annui per nuclei composti solo da over 67 o disabili gravi.
Perché l’Assegno di Inclusione è basso anche con ISEE a zero?
Una delle situazioni più comuni e più fraintese riguarda chi ha un ISEE pari a zero, ma riceve comunque un importo molto basso di ADI. Per comprendere questo apparente paradosso, è necessario distinguere tra il valore dell’ISEE, utile per l’accesso alla misura, e i dati effettivi di reddito e patrimonio, che incidono sul calcolo dell’importo.
Ad esempio, immaginiamo un nucleo familiare che presenta:
Scarica la nostra app e risparmia con i bonus attivi in Italia:
- un ISEE pari a 0 euro;
- un reddito annuo da prestazioni occasionali pari a 2.000 euro;
- un conto bancario con un saldo di 2.500 euro.
Nel calcolo ISEE, il reddito potrebbe essere azzerato da deduzioni come il canone di affitto. Tuttavia, per il calcolo dell’Assegno di Inclusione, l’INPS non considera queste deduzioni: il reddito effettivo (2.000 euro) viene invece conteggiato interamente, andando a ridurre o azzerare la quota A.
Allo stesso modo, i 2.500 euro di patrimonio mobiliare non compromettono l’accesso alla misura (essendo sotto la soglia di 6.000 euro), ma contribuiscono comunque al calcolo del beneficio, abbassandolo.
Quando la quota A si azzera e si riceve solo la quota B
Nel caso in cui il reddito familiare effettivo superi la soglia teorica della quota A (6.500 o 8.190 euro, moltiplicati per la scala di equivalenza), l’integrazione al reddito non viene erogata.
In tali situazioni, il beneficiario riceve solo la quota B, relativa al canone di locazione. Questa quota non dipende dal reddito, ma esclusivamente dalla presenza di un affitto regolarmente registrato e dalla sua entità, nei limiti previsti.
Altri motivi per cui l’ADI può essere più basso del previsto
Oltre ai redditi e patrimoni, ci sono ulteriori elementi che possono spiegare un importo ridotto:
- una scala di equivalenza bassa, dovuta alla composizione del nucleo (es. famiglia composta da un solo adulto, senza minori o disabili);
- la presenza di redditi recenti (lavori saltuari, borse di studio, indennità temporanee) che, pur non alterando significativamente l’ISEE, vengono inclusi nel calcolo dell’ADI;
- un errore nella compilazione dell’ISEE o nella domanda presentata all’INPS, con dati incompleti o incoerenti rispetto alla situazione reale;
- un patrimonio vicino ai limiti previsti, che, pur non superandoli, influisce negativamente sul beneficio mensile;
- la mancata registrazione del contratto di affitto, che impedisce l’accesso alla quota B.
Il valore dell’ISEE non basta a spiegare l’importo
Ricevere un Assegno di Inclusione basso, o addirittura nullo, pur avendo un ISEE pari a zero, è un evento possibile e frequente. Questo perché il calcolo del beneficio non si basa direttamente sul valore ISEE, ma sui redditi e patrimoni effettivamente presenti nel nucleo familiare.
Anche importi modesti o temporanei (come lavori occasionali o piccoli risparmi sul conto corrente) possono avere un peso rilevante nella determinazione dell’ADI, abbattendo la quota A e lasciando solo la quota B, oppure riducendo entrambe.
Prima di presentare domanda o in caso di dubbi sull’importo ricevuto, è sempre consigliabile:
- verificare tutti i redditi presenti nel nucleo, anche se non risultano nel dettaglio ISEE;
- controllare i valori di patrimonio mobiliare e immobiliare;
- simulare l’importo teorico su portali ufficiali o tramite un CAF.
Solo così si può ottenere una visione chiara e realistica del beneficio spettante.