Assegno Unico, le rassicurazioni di Meloni
Dopo le indiscrezioni di Repubblica su un possibile addio all’Assegno Unico, ecco le prime risposte dall’esecutivo. Risposte di folklore, più che di sostanza, dato che la premier Giorgia Meloni e il ministro Giorgetti si prestano a un siparietto video in cui negano tutto, per chiudere poi con un attacco ormai di rito all’Europa della “nemica” Von der Leyen.
“Io e il ministro Giorgetti”, spiega Meloni con evidente stizza, “volevamo dire che, poiché leggiamo ogni giorno ricostruzioni di quello che ci sarebbe scritto in una legge di bilancio che dobbiamo ancora cominciare a scrivere, bisogna diffidare di certe ricostruzioni”. E ancora: “L’ultima notizia sarebbe che saremmo in procinto di abolire l’assegno unico, quell’assegno unico che noi abbiamo aumentato e sul quale stiamo dando battaglia in Europa proprio perché non si creino problemi, visto che la commissione Europea ci dice che dovremmo darlo anche a tutti i lavoratori immigrati che esistono in Italia, il che vuol dire di fatto uccidere l’assegno unico”.
I rappresentanti dell’esecutivo passano quindi la “palla” all’Europa. Se esistono problemi con l’Assegno Unico, si dice adesso, è solamente per colpa della Commissione che si ostina a crearli. Ma la realtà è come sempre più complessa di un semplice spot elettorale. E le preoccupazioni dell’Europa sono fondate.
Il “no” ai migranti e il deferimento Ue
Lo scorso luglio, la Commissione Europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia, proprio in riferimento all’applicazione dell’Assegno Unico nel nostro Paese. Il punto è chiaro: i lavoratori stranieri “che contribuiscono allo stesso modo al sistema di sicurezza sociale e pagano le stesse tasse dei lavoratori locali, hanno diritto alle stesse prestazioni di sicurezza sociale”. Infatti al momento l’assegno di Meloni esclude gli stranieri (lo slogan-chiave, dopotutto, resta “prima gli italiani”). Ed è un triste primato, a livello europeo. Perché questo genere di distinguo non si vede da altre parti.
Gli stranieri che lavorano e pagano le tasse da noi, avrebbero lo stesso diritto a ricevere agevolazioni dei colleghi lavoratori italiani. Perciò la scelta del Governo è incompatibile con il diritto Ue, “in quanto costituisce una discriminazione nei confronti dei lavoratori mobili dell’Unione”, dato che “uno dei principi fondamentali dell’Ue è quello della parità di trattamento delle persone, senza distinzioni basate sulla nazionalità”.
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Ma da questa polemica sugli immigrati si può ricavare anche altro. Ad esempio, il fatto che Meloni e Giorgetti sono stati ben attenti a spostare l’attenzione su un tema divisivo, pur di non entrare nel merito del destino dell’Assegno Unico. Insomma verrà revisionata, oppure no, questa misura? Davvero c’è una garanzia contro la sua cancellazione? Come vedremo adesso, quello che affermano altri rappresentanti dell’esecutivo è molto più illuminante rispetto a quello che ha lasciato trapelare la Premier.
Cosa dicono i fatti
L’Assegno Unico verrà abolito. Anzi no. Anzi, verrà rivisto e poi potenziato. In questa ultima polemica sulla misura introdotta da Draghi nel 2022, le parole giocano un ruolo importante. Se ascoltano le smentite di Giorgia Meloni, con i termini che usa, sembra evidente un punto: secondo il Governo l’Assegno non verrà assolutamente toccato. Eppure, altri esponenti della maggioranza di esprimono in maniera diversa.
Il presidente della commissione Finanze della Camera, Andrea Osnato, anche lui esponente di Fratelli d’Italia, dopo aver smentito le news sull’addio all’assegno ha in sostanza fatto marcia indietro. Ha ammesso che l’esecutivo sta “ragionando” su alcune modifiche alla legge, perché al momento l’Assegno Unico ha “una premialità ridotta su natalità e per le famiglie numerose”, e in più ci sarebbe un problema “sulla cumulabilità con Isee e quindi anche su questo bisogna ragionare”. Infine, Osnato ha aggiunto: “Mi sembra che si possa ipotizzare una valutazione sulla revisione della norma”.
Le parole, appunto. Come fa notare Repubblica, dire che l’assegno verrà revisionato non significa forse ammettere che la misura, così com’è oggi, non esisterà più? Ora l’assegno viene dato a tutti i genitori in base al reddito dichiarato nell’Isee, ma l’idea è di ridurre sia gli importi attuali che la platea dei destinatari. E siccome al momento la dicitura ufficiale, sul sito dell’Inps, è “Assegno Unico e Universale”, cadrebbe senza dubbio l’universalità della misura. Una misura che può essere richiesta oggi da tutti, senza eccezioni, “anche in assenza di Isee o con Isee superiore alla soglia di 45.574,96 euro”.
L’intervento del Governo Meloni sul Reddito di Cittadinanza offre un precedente chiaro, in questo senso. Siccome il vecchio reddito è stato modificato e ora viene percepito da un decimo dei nuclei familiari che prima contavano su quella misura, si è deciso di cambiare giustamente il nome. Oggi si chiama “assegno di inclusione”, perché è una cosa totalmente diversa. Lo stesso dovrebbe valere allora per l’Assegno Unico. Se la platea verrà ridotta, insieme ad altre modifiche eventuali, sarebbe opportuno cambiare nome. E allora l’Assegno Unico non esisterà tecnicamente più. Con un’immagine forte ma calzante, Repubblica chiude la questione così: “Se a un cavallo tagli due gambe su quattro, lo potrai anche continuare a chiamare cavallo ma sarà difficile portarlo a piazza di Siena”. In effetti.