Chi ha lavorato a contatto con polveri e fibre d’amianto ha diritto a dei benefici contributivi amianto riconosciuti dell’INPS, che consistono in benefici pensionistici, con prolungamento dell’anzianità contributiva per il 50%
Tale prolungamento quindi dà vita a un indennizzo, appunto giustificato dall’esposizione alle polveri d’amianto.
Che danni provoca l’amianto?
Le fibre dell’amianto sono in grado di provocare una infiammazione e poi il cancro, principalmente localizzato nelle via aeree e gastrointestinali.
I lavoratori esposti all’amianto devono essere essere sottoposti a sorveglianza sanitaria per verificare se effettivamente le fibre d’amianto hanno provocato delle malattie correlate. Le prime manifestazioni di tali malattie sono costituite dalle placche pleuriche, ispessimenti pleurici e dall’asbestosi.
Benefici contributivi amianto
Al lavoratore è dunque riconosciuto innanzitutto un diritto al prepensionamento: il periodo di lavoro e di contribuzione si moltiplica con il coefficiente 1,5, per maturare anticipatamente il diritto a pensione.
I lavoratori che svolgono attività che li espongono all’amianto hanno infatti diritto al prepensionamento per via del fatto che svolgono lavori usuranti, che mettono a rischio la loro salute.
Inoltre, quando il lavoratore è già in pensione, ha poi diritto alla rivalutazione della posizione contributiva e alla ricostituzione della pensione. I ratei della pensione sono pertanto maggiorati
La malattia professionale asbesto correlata: che cos’è?
Le fibre di amianto , come dicevamo prima, una volta inalate o ingerite , provocano infiammazione e neoplasie.
La malattia professionale asbesto-correlata è quella malattia contratta da coloro che sono stati esposti all’amianto. In sostanza, la patologia oncologica è dunque inequivocabilmente stata provocata dall’attività svolta.
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Il lavoratore non avrebbe potuto contrarla in altro posto se non quello di lavoro, e per questo motivo ha diritto a un risarcimento. Il Testo Unico del d.p.r. 1124/1965, afferma infatti che per trattarsi di malattia professionale deve essere stata contratta sul posto di lavoro.
Nel caso dell’amianto, deve pertanto essere causata dall’esposizione alle polveri e alle sostanze nocive. Tale esposizione, però, deve essere tale da poter concretamente rappresentare un rischio. Vi sono altresì circostanze in cui le percentuali minime sono talmente basse da non rappresentare effettivamente un rischio. In quel caso il lavoratore non ha diritto a benefici.
Come ottenere i benefici contributivi amianto?
Per ottenere le maggiorazioni amianto, è fondamentale, prima di tutto, sottoporsi alla sorveglianza sanitaria. I lavoratori esposti all’asbesto devono accertare se l’esposizione alle fibre ha provocato danni alla salute. Solo nel caso in cui venga esclusa la presenza di danni, sarà possibile procedere con la richiesta dei benefici previsti dall’art. 13, comma 8, della legge 257/1992. Diversamente, è necessario attivare preliminarmente la procedura INAIL. A tal fine, è indispensabile una visita medico-legale. Questo perché nel caso in cui il lavoratore abbia subìto dei danni alla salute, ha diritto a un risarcimento per danno biologico e non solo al prepensionamento.
Il servizio medico-legale offerto dall’ONA riveste un ruolo cruciale, in quanto consente di rilevare eventuali danni biologici e, se presenti, di avviare la richiesta INAIL e garantire la relativa tutela sanitaria. La diagnosi precoce è particolarmente rilevante, poiché permette di intervenire tempestivamente, migliorando l’efficacia delle cure. Inoltre, un lavoratore malato potrebbe acquisire il diritto alla pensione grazie al riconoscimento dei benefici contributivi ai sensi dell’art. 13, comma 7, della legge 257/1992.
Tale aspetto è particolarmente importante per i lavoratori più giovani. Anche qualora il diritto alla pensione non fosse maturato con l’art. 13, comma 7, della legge 257/1992, è comunque possibile richiedere la cosiddetta “pensione amianto”. Tale misura consente il prepensionamento ai sensi dell’art. 1, comma 250, della legge 232/2016, ed è riconosciuta anche a coloro che soffrono di placche pleuriche o ispessimenti pleurici.