Avere sottomano le bollette della luce e del gas, se serve, rappresenta una garanzia essenziale per tutti i cittadini italiani. Perché in caso di errori, contestazioni o richieste di pagamento doppie, è sempre possibile impugnare i documenti di riferimento. È dunque utile sapere quanto a lungo vanno conservate le bollette di luce, gas (e acqua) e come funziona la prescrizione in questi casi. Ecco tutti i dettagli qui sotto.
Bollette luce e gas, quando scatta la prescrizione
Come anticipato, avere a disposizione la documentazione relativa a bollette della luce e del gas può rivelarsi, talvolta, un vero e proprio ‘salvavita’. Sia per contestare eventuali errori, sia per confrontare i costi degli anni passati, nel caso in cui si decida di passare a un nuovo gestore. È utile quindi sapere che dal 1° marzo 2018 sono cambiate le regole sulla prescrizione delle bollette di luce e gas. Ed è quindi possibile richiedere che venga applicata una prescrizione breve (di due anni) nel caso di:
- Gravi ritardi nella fatturazione dell’energia elettrica o del gas da parte dei venditori
- Invio di conguagli molto datati, per la mancanza di dati reali sui consumi per un lungo periodo.
Quali sono gli obblighi del venditore
Quanto al venditore, qualora esistessero i presupposti per una prescrizione delle bollette, sarà tenuto a informare il cliente di questa possibilità nel momento in cui invierà la fattura. O al limite, dovrà farlo almeno dieci giorni prima della prima scadenza per il pagamento.
Per quanto concerne i conguagli, invece, se il venditore ha ricevuto in tempo i dati corretti sui consumi, ma ha impiegato troppo a emettere la fattura per periodi più vecchi di due anni, il cliente potrà declinare i pagamenti e sospenderli (purché si impegni a presentare un reclamo formale). È quindi fondamentale ricordarsi di conservare le bollette di luce e gas per almeno due anni. Nel caso in cui qualcosa dovesse andare storto.
Bollette dell’acqua, per quanti anni vanno conservate
Per quanto riguarda le bollette dell’acqua, anche queste andrebbero conservate per almeno 2 anni. Dopo tale periodo, poi, queste bollette andranno in prescrizione, come confermato anche dalla Legge di Bilancio 2020. Le regole precise sono state successivamente definite anche da due provvedimenti dell’Arera, cioè la delibera numero 547/2019 e la numero 610/2021. Va sottolineato, però, che tali regole non valgono per tutti quanti in maniera automatica. Ma soltanto per:
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- I clienti domestici
- Le microimprese (con meno di 10 dipendenti)
- I professionisti, come architetti e avvocati.
Per chi rientra in una di queste categorie, e riceve una fattura da pagare successiva al 1° gennaio 2020 – che include consumi di oltre due anni prima – è dunque possibile far valere il proprio diritto alla prescrizione. Si può cioè far sapere al gestore che non si vogliono pagare i vecchi importi, dato che per legge non si è obbligati a farlo.
Va tuttavia ricordato che è necessario (di solito) compilare un modulo, messo a disposizione dal proprio gestore sul sito ufficiale (o presso gli sportelli fisici), e inviare tale modulo tramite posta, fax o e-mail ai recapiti indicati.
Le prescrizioni per la parte fissa e per quella variabile
Come detto, nel caso in cui dovesse arrivare una bolletta vecchia con importi relativi a consumi di oltre due anni fa, si potrebbe non pagare. E questo vale sia per la parte fissa della bolletta, quindi i costi di gestione o servizio, che per la parte variabile, ovvero quella che cambia in base a quanto si consuma.
Inoltre, nel caso in cui si abbia la domiciliazione bancaria (cioè il pagamento automatico), il prelievo di denaro dovrà avvenire solo per le cifre non prescritte. Per quelle prescritte, al contrario, il gestore non potrà fare nulla, se non c’è il consenso del cliente.
Come contestare una bolletta già prescritta
Nel caso in cui venga richiesto il pagamento di una bolletta già prescritta, per legge, è possibile quindi contestare tale richiesta. Ma è necessario controllare esattamente il tempo previsto per la prescrizione, e inviare poi una lettera scritta al fornitore per comunicare che non si pagherà la bolletta perché i termini sono scaduti. L’ideale, inoltre, sarebbe inviarla tramite raccomandata con ricevuta di ritorno, fax oppure pec. Così da avere anche la prova dell’avvenuta spedizione.
In aggiunta, nella comunicazione di contestazione andranno inserite alcune informazioni importanti. Ovvero:
- Nome e cognome
- Dati dell’utenza
- Copia del proprio documento di identità
- Codice Pod per la luce e codice Pdr per il gas
- Motivo della richiesta (ovvero prescrizione)
- Copia della fattura o del sollecito ricevuto
- Ricevuta, oppure prova del pagamento nel caso in cui quest’ultimo fosse già stato effettuato.