Categoria fragili ADI e carichi di cura: per “fragili” si intende coloro che sono affetti da disabilità (e talvolta anche i loro caregivers). Rientrano inoltre nella categoria fragili i nuclei con almeno 1 figlio al di sotto dei 3 anni, o tre/più figli minori.
Per queste “microcategorie” , sottogruppo delle categorie già tutelate dall’assegno di inclusione, vigono speciali disposizioni rispetto agli “ordinari” obblighi di attivazione sociale e lavorativa. Vediamo come vengono tutelati i “fragili” dalle disposizioni attuali.
Categoria fragili ADI e carichi di cura
Come infatti lo stesso Urp specifica, “i carichi di cura sono valutati con riferimento alla presenza di minori di tre anni o di tre o più figli minori di età o di componenti il nucleo familiare con disabilità o non autosufficienza”.
Coloro che hanno carichi di cura, sono infatti esonerati da tutta una serie di doveri che in realtà vigono in capo ai percettori ADI. Dalla firma del Patto di servizio personalizzato alla scelta delle agenzie per l’impiego, (quindi gli obblighi lavorativi in generale), passando talvolta (in base alla gravità delle situazioni) anche per la firma dei Patti per l’inclusione sociale, che escludono dall’obbligo disabili (e in alcuni casi anche i loro caregiver).
In sostanza, l’essere caregiver di disabili, minori di anni 3, o di 3 o più figli minorenni, concede a coloro che si trovino in tale situazione di non partecipare ai progetti di inclusività sociale e/o lavorativa.
Chi sono considerati “fragili” per l’assegno di inclusione?
Il termine “fragili” si riferisce a individui o nuclei familiari che si trovano in una condizione di particolare difficoltà, che può essere economica, sanitaria o sociale. Secondo le normative in vigore, rientrano in questa categoria:
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- Persone con disabilità: coloro che hanno una disabilità riconosciuta ai sensi della legge 104/1992, in particolare se grave, oppure beneficiari di pensioni di invalidità o altre forme di sostegno per l’invalidità civile.
- Anziani non autosufficienti: persone con un’età superiore ai 67 anni e con limitata capacità di provvedere a sé stessi oppure situazioni di dipendenza accertata da parte dei servizi sociali o sanitari.
- Famiglie con minori: nuclei familiari in cui vi siano minori a carico, soprattutto se in condizioni economiche precarie.
- Disoccupati di lunga durata: persone prive di lavoro da almeno 12 mesi e che rientrano in fasce di reddito molto basse.
- Donne vittime di violenza: donne in situazioni di vulnerabilità documentata a causa di maltrattamenti, abusi o violenze domestiche.
- Altri casi di disagio sociale: famiglie o persone in condizioni di povertà estrema, senza accesso a risorse economiche adeguate oppure nuclei che hanno ricevuto segnalazioni da parte dei servizi sociali per difficoltà conclamate.
Requisiti economici e patrimoniali
Per accedere all’assegno di inclusione, i fragili devono rispettare anche criteri economici specifici:
- ISEE non superiore a 9.360 euro.
- Patrimonio mobiliare e immobiliare entro i limiti stabiliti dalla normativa.
Perché questa distinzione è importante?
L’obiettivo di identificare i fragili è quello di garantire priorità a chi si trova in una condizione di maggiore vulnerabilità, facilitando l’accesso alle risorse e agli interventi di supporto personalizzati. La misura include anche percorsi di reinserimento sociale e lavorativo per chi può intraprendere attività lavorative.
Come si calcola il carico di cura per l’ADI?
Il carico di cura viene considerato in base a una serie di fattori:
- Composizione del nucleo familiare: numero e tipo di componenti (minori, disabili, anziani) e relazioni di parentela tra i membri.
- Indice di bisogno del nucleo: situazione economica complessiva (calcolata tramite l’ISEE) e capacità lavorativa dei membri.
- Fabbisogno assistenziale: necessità di assistenza giornaliera o continuativa per alcuni componenti.
Perché il carico di cura è rilevante per l’ADI?
Questo elemento è cruciale perché consente:
- L’adeguamento dell’importo dell’assegno per rispondere alle esigenze reali del nucleo familiare.
- L’accesso a percorsi personalizzati di supporto: il carico di cura è preso in considerazione per definire i servizi aggiuntivi, come l’assistenza domiciliare o il sostegno alla genitorialità.
- La flessibilità nelle politiche di inclusione lavorativa: ad esempio, chi ha un alto carico di cura può essere esonerato dagli obblighi di partecipazione attiva al lavoro previsti dall’ADI.
Quali agevolazioni sono previste per carichi di cura?
Le famiglie con un elevato carico di cura possono ottenere:
- Esenzioni o riduzioni nei percorsi di reinserimento lavorativo per chi si dedica alla cura familiare.
- Importi maggiori dell’assegno per coprire le spese legate all’assistenza.
- Accesso a servizi integrativi come supporto psicologico, consulenza e assistenza domiciliare.
PAIS e PSP: quali sono le differenze?
Il PAIS è un patto di inclusione sociale che va firmato a prescindere dalle condizioni di occupabilità delle persone presenti nel nucleo.
Il Patto di Servizio Personalizzato (PSP) è invece un patto che va firmato quando, dopo il colloquio con i servizi sociali (che ricordiamo, deve avvenire entro 120 giorni dalla sottoscrizione del PAD del nucleo) tra i membri del nucleo percettore vi siano persone occupabili.
Infatti, ci ricordano sempre le fonti ministeriali, che anche i membri che sono esonerati dall’obbligo di inclusione lavorativa devono comunque partecipare ai progetti di inclusione sociale: “I beneficiari dell’Adi, anche se esclusi dagli obblighi di attivazione lavorativa, sono comunque tenuti a aderire ad un percorso personalizzato di inclusione sociale attraverso la sottoscrizione del patto di inclusione”-
Fanno eccezione a tale obbligo:
- i componenti del nucleo familiare con disabilità (e i loro caregiver); o coloro che hanno età pari o superiore a 60 anni;
- coloro che sono inseriti nei percorsi di protezione relativi alla violenza di genere.
Per queste persone opera quindi l’esonero dalla partecipazione tanto all’inclusione lavorativa quanto a quella sociale. Fermo restando che sono comunque tenuti, ogni 90 giorni, a presentarsi presso i servizi sociali per fare il punto della situazione.
Ricordiamo comunque che per quanto concerne la firma del patto di inclusione sociale da parte dei caregiver, sono i servizi sociali a valutare di volta in volta le situazioni. Inclusione sociale significa anche partecipare ai progetti nei limiti della disponibilità del percettore del sussidio: in questi casi, di concerto con i servizi sociali, si potrebbe pensare alla partecipazione di tali caregiver a progetti determinati che non vadano a inficiare le loro capacità di prendersi cura dei familiari disabili presenti nel nucleo.