Contributo FAP in busta paga, cos’è? Il contributo FAP, presente in busta paga per tutti i dipendenti, è una voce fondamentale per il calcolo e la comprensione della futura pensione. Ecco di seguito che cos’è il contributo FAP, a cosa serve, quali aliquote vengono applicate (nei vari casi) e se è obbligatorio o meno per legge.
Contributo FAP in busta paga, cos’è
Il contributo FAP in busta paga è la più importante fonte di finanziamento per la pensione del lavoratore. Si presenta in busta paga sotto forma di trattenuta dallo stipendio mensile ed è stato integrato nell’anno 2011 in seguito all’introduzione del calcolo contributivo. Va ricordato, a questo proposito, che prima dell’introduzione avvenuta nel 2011, la pensione dei lavoratori era calcolata ricorrendo al metodo retributivo, vale a dire che la fonte del finanziamento della pensione erano gli ultimi introiti (stipendi) percepiti. Con il FAP in busta paga, invece, oggi il calcolo si basa esclusivamente sui contributi Inps versati dal lavoratore. FAP è l’acronimo di Fondo Adeguamento Pensioni.
Le aliquote del FAP
Il contributo FAP in busta paga presenta una sostanziale differenza in termini di percentuale applicata, a seconda delle dimensioni dell’azienda in cui è impiegato ciascun lavoratore dipendente. Infatti, per i lavoratori dipendenti che lavorano all’interno di aziende con oltre 15 dipendenti, per legge verrà applicata l’aliquota del 9,49% rispetto alla somma lorda dello stipendio mensile. Per quanto riguarda i lavoratori di aziende con meno di 15 impiegati, l’aliquota applicata sarà pari al 9,19%.
La differenza tra le aliquote (seppur leggera) è dovuta al fatto che i dipendenti delle piccole imprese non godono della copertura dell’eventuale cassa integrazione. Per cui si applica un leggero sconto in busta paga.
Tuttavia, le aliquote del contributo FAP non variano soltanto in base al numero di dipendenti impiegati in azienda. Cambiano anche in relazione al tipo di contratto di lavoro in esame. Dunque, chi ha un contratto di apprendistato avrà un’aliquota molto più bassa, al 5,84%, mentre nelle cooperative è possibile versare i contributi in convenzione, ovvero l’aliquota è applicata su un numero di ore inferiore rispetto a quelle effettivamente lavorate.
Chi deve pagare il contributo FAP
Il contributo FAP deve essere pagato da tutti i lavoratori del settore pubblico. Invece i lavoratori impiegati nel settore privato:
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- lavoratori dipendenti,
- artigiani e commercianti,
- giornalisti iscritti all’INPGI,
- mezzadri,
- coltivatori diretti,
- coloni,
- imprenditori agricoli professionali,
- artisti dello spettacolo,
- collaboratori autonomi iscritti alla gestione separata
sono tenuti a pagare il contributo IVS (invalidità, vecchiaia, superstiti). L’IVS prevede anch’esso un’aliquota, compresa però tra il tra il 24% e il 34%, a seconda di alcuni fattori decisivi come il reddito aziendale, il tipo di lavoro, il reddito del lavoratore, l’età del lavoratore.
Il contributo FAP e l’IVS non sono così diversi, in realtà, dato che anche il FAP comprende le voci riguardanti indennità, invalidità e superstiti. Il FAP ha però una serie di altre voci aggiuntive, riferite in generale ai contributi versati per il proprio piano pensionistico.
Come si calcola
È bene ricordare che il contributo FAP, richiesto ai lavoratori del settore pubblico, viene calcolato sull’importo lordo della busta paga. Il versamento di tale contributo, inoltre, è obbligatorio e ha lo scopo fondamentale di adeguare al costo della vita l’importo dell’assegno pensionistico che si otterrà una volta andati in pensione. In ogni caso, è consigliato comunque un calcolo autonomo, rispetto a quello dell’Inps, dei contributi versati prima di andare in pensione. Così da rendersi conto esattamente della cifra ottenibile nel proprio assegno pensionistico.
Da ultimo, va sottolineato un caso particolare che riguarda il contributo FAP: se in busta paga è presente anche la voce “contributo FAP aggiuntivo”, stiamo parlando di un ammortizzatore sociale la cui percentuale (0,30%), viene poi destinata al fondo per un’eventuale cassa integrazione del lavoratore.