La grande novità del 2025 riguarda il rapporto Dimissioni volontarie e Naspi: ebbene sì, l’indennità di disoccupazione NASPI, ora, spetta anche a chi si dimette.
Come noto, uno dei presupposti base della Naspi è sempre stata l’assenza di dimissioni volontarie: il lavoratore non poteva cioè aver rassegnato le sue dimissioni, eccetto quelle per giusta causa. Ora, anche qualora la scelta dipenda direttamente dal lavoratore, la Naspi spetterà comunque.
Dimissioni volontarie e Naspi: cambio di rotta dal 2025
Cambio radicale per le condizioni di accesso alla Naspi, il sussidio di disoccupazione. Due emendamenti, introdotti nella Legge di Bilancio e nel Collegato Lavoro, ridefiniscono il quadro normativo tracciato dal Jobs Act del 2015.
Da un lato, si apre la possibilità di accesso alla Naspi anche per i lavoratori che si dimettono volontariamente; dall’altro, vengono inoltre introdotte restrizioni per evitare comportamenti opportunistici. Tuttavia, queste misure potrebbero avere effetti negativi per alcune categorie di lavoratori.
Per la verità, fino ad ora, era proprio per evitare comportamenti opportunistici che era esclusa la possibilità di ricorrere alla Naspi in caso di dimissioni volontarie, ma ora, col cambio di prospettiva, si pongono nuove problematiche
Innanzitutto, si teme che le nuove regole possano penalizzare chi perde il lavoro in modo involontario. Se da una parte si cerca di prevenire abusi, come dimissioni finalizzate strategicamente all’obiettivo di ottenere l’indennità, dall’altra si rischia di danneggiare i lavoratori più vulnerabili, come quelli con contratti brevi o discontinui. Su questo punto, sindacati e opposizioni sono già in allerta.
Scarica la nostra app e risparmia con i bonus attivi in Italia:
I “problemi” potrebbero riguardare non solo il budget e le risorse statali (che adesso dovrebbero essere investiti in maniera maggiore, dato che maggiore sarà la platea dei fruitori) ma anche le tempistiche di erogazione, ed i controlli da effettuare. Insomma, problemi logistici che potrebbero condurre a problematiche per la puntualità nelle erogazioni.
Naspi e dimissioni volontarie
Dal 1° gennaio 2025, dunque, anche i lavoratori che si dimetteranno volontariamente da un contratto a tempo indeterminato potranno accedere alla Naspi. La sola condizione è quella classica, di aver maturato almeno 13 settimane di contribuzione successive all’ultimo rapporto di lavoro cessato.
Si tratta di una modifica di una portata enorme, una vera svolta rispetto alla normativa attuale, che limita l’accesso alla Naspi ai casi di disoccupazione involontaria (licenziamento o scadenza di un contratto)
La misura rappresenta indubbiamente un aiuto verso chi si trova al momento disincentivato ad abbandonare situazioni di lavoro difficili, proprio perché teme di non poter contare su un sussidio una volta abbandonato il posto di lavoro (si pensi a chi, ad esempio, subisce sottili forme di mobbing, che ad oggi non rientrano tra le dimissioni per giusta causa)
Nuovi requisiti Naspi
I nuovi requisiti per ottenere Naspi sono pertanto:
- aver accumulato almeno 13 settimane di contribuzione nei 4 anni precedenti l’inizio della disoccupazione;
- nessuna necessità che la perdita del lavoro sia avvenuta in maniera involontaria
Inoltre, il lavoratore deve dichiarare la propria disponibilità immediata a lavorare attraverso un’istanza al Sistema SIISL (come abbiamo già annunciato, dal mese scorso infatti il sistema SIISL è fruibile anche dai percettori NASPI).
L’indennità viene erogata dall’ottavo giorno successivo alla cessazione del rapporto di lavoro e dura un numero di settimane pari alla metà delle settimane contributive degli ultimi 4 anni.
Cessazione del diritto alla Naspi
Un altro intervento riguarda l’obiettivo di evitare “assenze strategiche” da parte del lavoratore, volte ad ottenere infatti un licenziamento.
Il lavoratore che per 15 giorni non si presenti al lavoro senza giustificato motivo, perde anche il diritto al sussidio, dal momento che viene automaticamente presunto che la sua assenza sia strategicamente volta ad ottenre licenziamento e conseguentemente anche la Naspi.
In questo caso, l’assenza dal posto di lavoro per oltre 15 giorni, sarà ritenuta una causa di “licenziamento tacito” e non sarà possibile rivolgersi al giudice del lavoro.